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Soffiato: come ti trasformo una Ducati Monster S4. Con tanto di turbocompressore!

L'ha costruita l'australiana Black Cycles, ma non s'è limitata a mettere il turbo al Testastretta. Guardate che roba! E dire che il tutto era partito da una crepa sul serbatoio...

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Sarà capitato anche a voi: possedete una Ducati Monster S4, vi accorgete che ha una crepa sul serbatoio, andate in giro a cercare una soluzione (riparare il danno o cambiare tutto il pezzo?) e vi ritrovate con il gioiello che vedete qui sotto, esaltato dalle foto del Gold Coast Studio.

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Sì, era una Ducati Monster S4.

Non abbiamo idea di quale tormentato percorso mentale abbia portato il suo proprietario, l'australiano Simon Lin, a passare dall'idea di riparare una crepa al ritrovarsi a cavallo di un gioiello simile. Ha comprato la moto, nuova, nel 2001. Nel 2020 è comparsa la crepa, quindi ha portato la moto da un meccanico di Sidney che non ha fatto nulla per due anni (sarà stata colpa del coronavirus?). Simon s'è lamentato di questa cosa con Noel Muller, titolare della Black Cycles, un atelier di customizzazioni che io avevo imparato ad odiare per come trasformava le mie amate Suzuki DR-Z. Ma, con questa Ducati, direi che si è riscattato. In pratica, nel momento in cui quella moto è arrivata a Brisbane dev'essere accaduta una successione di "da cosa nasce cosa" che ha portato a stravolgere completamente la moto, il tutto associato a un crollo spaventoso del conto in banca di Simon.

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Eravamo partiti dalla semplice riparazione di un serbatoio, giusto? Ma quello che vedete non è un serbatoio.

La prima decisione: non ripariamo la crepa. Non cambiamo il serbatoio con un altro di serie. Facciamolo da zero! E fin qui ci sta. Ma è arrivata anche la decisione di cambiare i cerchi, anzi, le ruote, mettendo raggi al posto delle razze. E se vivi in Australia, dove potresti mai procurarti delle ruote a raggi? Ma in Italia, no?

Non è un capriccio. In Italia ha sede la Kineo, che realizza ruote uniche nel suo genere.

Potreste averle notate sulle Ghezzi-Brian (sempre che abbiate avuto la fortuna di vederne passare qualcuna). Sono uniche perché si tratta di tubeless a raggi concepite per essere usate su moto potenti, con una precisione dimensionale e una tolleranza di concentricità superiori persino alle ruote a razze forgiate in lega. Cerchi ricavati dal pieno (in una lega di alluminio gelosamente non specificata), raggi (in acciaio alto-resistenziale) e mozzi (in alluminio forgiato) sono progettati insieme, funzionali ciascuno all'altro. Raggi rettilinei, per distribuire i carichi simmetricamente. Il sistema con cui vengono fissati al cerchio permette l'allineamento ideale con il mozzo. Il problema è che due ruote così non le puoi ordinare su Amazon e non ti arrivano dopo 24 ore nell'hub locker vicino a casa tua. Ci vuole un sacco di tempo e così, visto che la moto era ferma da Black Cycles, Noel ha fatto una battuta a Simon: "Mettiamoci il turbo". "Sì, dai!". Noel ha pure suggerito il nome da dare alla nuova creatura mostruosa: Soffiato, in italiano. Chiaro riferimento alla presenza del turbocompressore. Il motore è stato così portato da Theo Tergiakis di Bike Therapy, che lo ha smontato tutto, rimesso a nuovo e convertito al compressore.

Eccolo qua. Un Garrett rivestito di ceramica, con il bel filtro K&N spettacolarmente piazzato all'aria aperta, accanto al serbatoio. Ah già, avevamo detto che non era un serbatoio.

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Quello che stava per diventare il serbatoio del carburante, infatti, è diventato il contenitore della camera di pressione e della valvola del turbocompressore, oltre che dell'impianto elettrico, compresa la batteria al gel.

Conseguenza di tutto ciò: il serbatoio del carburante, creato ovviamente ex novo e capace di contenere 11 l, è stato piazzato sotto alla moto, insieme alla pompa iniezione e al filtro benzina.

Crediamo sia la prima volta che, per fare benzina, bisogna infilare la pistola sotto alle pedane.

La Monster S4 montava il motore della mitica 916, depotenziato a poco meno di 101 CV. A detta di Noel, la cura Turbo avrebbe portato tale valore a non meglio specificati 150-160 CV. Tale mancanza di precisione è data dal fatto che la moto non è ancora finita e non è stata guidata: è stata infatti portata al Cube Performance Center di Burleigh Heads, specializzata in Ducati, per la messa a punto finale e le misure al banco. Il rapporto di compressione è stato ridotto a 9:1 per via della presenza del compressore.

Le cinghie della distribuzione a vista smuovono cose, dentro di noi, che non osiamo spiegare.

Troviamo sexyssima anche la soluzione di montare un mezzo carter (in fibra di carbonio), in modo da lasciare a vista una parte della frizione a secco. Forse, però, con questa moto è meglio evitare le tempeste di sabbia.

Lo scarico è quanto di più tozzo e minimalista si potesse mettere. Non andateci alla revisione, con questo barilotto.

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Il telaio è rimasto quello di serie, mentre il reggisella è stato accorciato. Noel ha cromato entrambi. 

Cromato anche il forcellone monobraccio, proveniente però da un'altra Monster, ovvero la S4R del 2004: la S4 del 2001 lo aveva bibraccio.

E a quel punto che fai, non cromi anche la molla del monoammortizzatore?

Forcella e freni sono rimasti quelli di serie ma le piastre, decisamente... no. Sono in alluminio e quella inferiore vanta ben quattro viti di fissaggio, contro le due di quella di serie.

La strumentazione digitale, annegata sopra un guscio in fibra di carbonio, è la Motoscopio Pro della tedesca Moto Gadget, che ha sede a Berlino; è dotata di interfaccia CAN bus, che potrebbe permettere chissà quali ampliamenti delle sue funzioni.

Invece l'indicatore della pressione di sovralimentazione del turbocompressore non è assolutamente CAN bus, anzi... E troviamo stupendo che qualcosa di analogico spunti ancora qua e là, ogni tanto.

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