Robert, da cosa nasce questa passione verso la customizzazione? Sei un motociclista?
"In realtà non ho nemmeno la patente (ride, n.d.r.), ma la moto l’ho sempre guidata, in Romania. La mia prima motocicletta è stata una Jawa 250: avevo 18 anni e vivevo con i miei. L’ho modificata, comprese saldature e verniciatura, nella mia camera da letto, al quarto piano di un condominio. Mia mamma era disperata! Con quattro amici l’avevo portata in casa e con gli stessi compagni l’ho riportata in strada, giù dalle rampe di scale".
E le bici elettriche?
"All’incirca da 5 anni mi sono avvicinato a questo mondo. Tutto è iniziato perché volevo fare una bicicletta al figlio della mia compagna; quindi sono andato in un grosso store di bricolage, ho comprato tubi di ferro e, con una saldatrice in prestito, ho cominciato a costruirne una in cantina. Ne è venuta fuori una cosa inguardabile, pesantissima e tutta storta. È finita in discarica. Ma non mi sono dato per vinto e ci ho riprovato, questa volta utilizzando calandre e costruendo dime. Ci ho lavorato quasi un anno e il risultato è stato più che apprezzabile: una custom mica male".
Dove hai imparato a usare la saldatrice e gli altri strumenti?
"Sono autodidatta. Saldo a elettrodo, filo continuo, MIG, TIG e a cannello, per le brasature. Dopo svariati tentativi sono diventato abbastanza bravo…".
E per quanto riguarda le competenze elettriche ed elettroniche?
"Stesso discorso. Guardo tutorial, telefono a esperti, chiedo a chi ha già fatto modifiche sui motori elettrici".
E quando hai “ingranato” con le repliche a pedali delle moto?
"Dopo la seconda bici, ho visto che alla gente piaceva quello che facevo e ho iniziato a costruirne altre. Ma soprattutto sono venuto in contatto con un bel gruppo di appassionati, il Cranksters Bike Club, e mi si è aperto un mondo. Lì si trova di tutto, ciascuno con il proprio stile. Questo mi ha dato lo spunto per replicare delle moto vintage, ma partendo da telai di biciclette. Il primo esperimento è stato con un motore a scoppio: oggi è esposto in una vetrina di un negozio. Poi ho capito che c’era spazio per l’elettrico, che è il futuro. Due anni e mezzo fa ho realizzato l’Harley. La Indian invece l’ho realizzata nel 2020, durante il lockdown".
Quanto si può spendere per realizzare una special come quelle in prova?
"Dipende molto dalla motorizzazione: drive unit, batterie e centraline sono i componenti più costosi, che non posso costruire, ma bisogna comperare. Poi ci sono cerchi, gomme, manopole… Di base, solo per i materiali, si vanno a spendere circa 2.000 euro. Poi c’è tutto il resto. Dipende dal livello di finitura che si vuole ottenere, ma special come queste due vanno dai 3.500 ai 4.500 euro".
Potresti trasformare questo hobby in un lavoro…
"Non saprei. Temo che, se diventasse un lavoro, perderebbe la qualità, che è sempre dettata dalla passione. Se facessi special su commissione, potrei parlarne con il cliente, ma devo sempre metterci del mio. Non troverei alcun gusto a costruire idee di altri. Ho realizzato delle bici per amici, rimettendoci del denaro, ma non mi interessa. Qui nella mia piccola officina trovo la mia dimensione. C’è chi va a pesca, chi si rilassa facendo yoga; per me ideare e costruire special è rilassante, quasi zen".