Il lavoro al motore è minimo: giusto un kit Polini per dare un po’ più di brio al 4T e permettergli di raggiungere qualche centinaio di giri/min in più in accelerazione, con un variatore pensato per partenze un po’ più scattanti. Le sovrastrutture sono ridotte all’osso, viene tolta tutta la plastica superflua e il telaio è allungato e messo in bella mostra. Supporti motore e ammortizzatore sono acquistati aftermarket per sostenere il dilatamento dell’interasse, mentre restano di serie le sospensioni e i freni. Tutto lo scooter è anche abbassato: la sella è ricostruita e poggia su un telaietto abbassato, mentre l’alto manubrio è sostituito con un drag bar dritto come il manico di una scopa. Tra sella e retroscudo, le barre orizzontali del telaio sono utili per caricare del bagaglio, ma servono anche a sostenere il serbatoio, ora protetto da una cover in fibra di vetro verniciata di nero che sostituisce l’originale in plastica. A livello di colore, il proprietario stesso ha scelto l’elegante e originale “Blu Ottano”, che ri chiama subito l’attenzione senza dimostrarsi eccessivo.
Altro tocco di classe: la sella ha cuciture a coste, realizzate con filo dello stesso colore del telaio. L’impianto di illuminazione anteriore, con il caratteristico doppio faro tondo, è quello con cui lo Zoomer è uscito dalla fabbrica, ma impreziosito da delle griglie a rete in stile rallystico. Se i fanali sono giganti, come due occhioni spalancati sulla strada, indicatori di direzione e fanaleria posteriore sono invece minimalisti, quasi invisibili se spenti, e realizzati con sottili elementi a LED. Ruote e pneumatici, così come l’impianto frenante, rimangono quelli di serie. Paolo, il proprietario, utilizza il suo Zoomer per gli spostamenti cittadini e per recarsi al lavoro. Ma sempre con stile. E anche io mi sento strafigo in sella. Non mi capita mai con uno scooter. Mi sento per metà Mad Max e per metà divo di Hollywood. Poco importa se l’attacco della trasmissione impiega quel mezzo secondo più del dovuto per far partire lo Zoomer ai semafori: scatto comunque per primo, perché gli altri rimangono imbambolati a guardarmi. Sui tombini e sul pavé della metropoli meneghina le sospensioni – specie la posteriore – non fanno certo miracoli e l’interasse allungato non aiuta negli slalom tra le auto. E i piccoli freni a tamburo vanno strizzati bene per fermarsi in spazi ragionevoli. Ma sapete che vi dico? Chissenefrega. Ci sono mezzi per muoversi veloci. E altri per farlo con stile. Indovinate da che parte sta questo Zoomer.