Tutto si monta senza attrezzi, utilizzando gli attacchi di serie al telaio e incastri. Poi, sopra tutto, va la sella (anch’essa costruita su misura) che con una vite nella parte posteriore chiude e fissa tutto. Bastano 5 minuti per smontare tutte le sovrastrutture e avere pratico accesso alla meccanica. L’alluminio è utilizzato anche per ricostruire la parte posteriore del telaietto, più stretta e filante, che si raccorda elegantemente alla luce posteriore e a due maniglioni. In tutto questo, non c’è nemmeno un cavo a vista e pure dadi e bulloni sono nascosti, a tutto vantaggio di un’estetica pulita ed elegante, che non ti aspetteresti su una moto da fuoristrada. Per arrivare alla nostra destinazione abbiamo qualche chilometro di asfalto, che si consuma tra stretti tornanti; poi la strada si inoltra nel bosco e diventa sentiero. L’avviamento (elettrico, ma c’è anche il kick starter) è prontissimo e il borbottio che esce dal silenziatore in alluminio aftermarket è piacevole e rassicurante: non tuona come una aggressiva moto racing, ma non è nemmeno così mesto come ci si aspetterebbe da un vecchio treemmezzo 4T. A bordo si apprezza l’eccellente bilanciamento. Muovere i 142 kg con il pieno (la T4 350 E ne pesava 147 a secco) è uno scherzo e il piano di seduta, pur bello alto, ci consente di poggiare fermamente a terra entrambi i piedi. Però è larga, la sella, e così i fianchetti: nella guida in piedi non è snella come una moderna enduro specialistica; ma teniamo presente che il fettucciato non è il suo ambiente. Qui c’è comfort a sufficienza per trasferte su asfalto anche non propriamente brevi. Anche se il serbatoio da soli 8 litri impone soste frequenti, se si ha in programma un viaggio. E l’ergonomia è di pieno controllo. Si parte così e, in breve, risaliamo un versante non troppo ripido, su una ampia carrareccia con fondo scassato che si inoltra nel bosco, con le sospensioni che copiano egregiamente tutto quello che passa sotto le ruote. Durante il breve trasferimento su asfalto, prima di raggiungere il sentiero, abbiamo ravvisato qualche affondamento di troppo della forcella in frenata, ma ora la troviamo perfetta, capace di incassare gradini e sassi, ma solida e precisa nell’impostare la traiettoria. Ben tarato anche l’ammortizzatore, che tiene il posteriore ben saldo a terra, fornendo così sempre ottima trazione. E la maneggevolezza! Il confronto con la Dordona è immediato e restituisce una moto decisamente più reattiva e immediata; in definitiva, più facile.