Statistiche web

Special Cagiva Mito 350 Triemès: telaio Mito con motore Yamaha RD350

Chi non ha mai sognato di vedere come si sarebbero comportate le sopraffine ciclistiche delle 125 da sparo anni 90 con un motore ben più performante? Diego Bonati è passato dai sogni ai fatti, ne è derivata una moto che diverte e non si compone mai

MOTORE MAXI IN UNA CILCLISTICA MINI

MOTORE MAXI IN UNA CILCLISTICA MINI

Il suono metallico è quello, inconfondibile, di un motore 2 tempi. Però il fumo azzurrognolo esce da un doppio silenziatore, che su una Cagiva Mito 125 non si è mai visto. Infatti sotto le carene bianco/celesti non c’è il monocilindrico da ottavo di litro, bensì un bicilindrico 350 “rubato” ad una Yamaha RD del 1993. Lo ammettiamo: quando Diego Bonati, il preparatore bergamasco della Mito Triemès, ci ha proposto una prova, eravamo un po’ scettici. Spesso i trapianti, almeno in campo motociclistico, riescono male. Cercare di far stare un motore maxi in una ciclistica mini è il sogno rincorso da tanti tuner e solo a volte i risultati sono molto buoni (come nel caso di certe Supermono, con grossi monocilindrici incastonati in telai da 125), ma spesso, rincorrendo le massime prestazioni, si rischia di perdere equilibrio e piacere di guida. Non è il caso di questa special che ha sfoggiato un buon equilibrio dinamico durante il nostro test in pista a Monza.

OTTIMO EQUILIBRIO

OTTIMO EQUILIBRIO

Ci bastano un paio di giri per prendere confidenza con questa special. In sella, l’abitabilità è buona e le vibrazioni trasmesse dal motore Yamaha sono sì presenti, ma tutto sommato contenute. Ciclisticamente non è affatto male: è leggera, molto maneggevole nelle varianti e allo stesso tempo stabile, come possiamo appurare aprendo il gas in Curva Grande o in Parabolica. Il telaio della Mito ha digerito benissimo il trapianto: anche dando tutto gas in uscita di curva la Triemès non si scompone mai.

MOTORE MIGLIORABILE

MOTORE MIGLIORABILE

Peccato che la carburazione sia un po’ troppo grassa (scelta per evitare grippaggi) e l’erogazione sia molto sporca: si potrebbero sfruttare i buoni medi del bicilindrico Yamaha; invece ci troviamo a dover tenere il motore “impiccato” agli alti regimi, per evitare i buchi fastidiosissimi a metà circa dell’arco di utilizzo. La special è del tutto priva della strumentazione. Un bel contagiri non guasterebbe affatto! Quando il motore esplode agli alti, però, è una vera libidine. La potenza non è esagerata, ma le emozioni non mancano, condite da un sound molto coinvolgente. La Triemès è utilizzata dal suo preparatore prevalentemente su piste - Franciacorta (BS) e Castelletto di Branduzzo (PV) - molto guidate e con rettilinei nemmeno paragonabili a quelli di Monza, dove la rapportatura risulta un po’ troppo corta. Qualche problema affligge anche il cambio, non molto preciso, ma il difetto potrebbe essere imputabile all’età e al chilometraggio del motore. Il bicilindrico infatti è stato prelevato da una RD ultima serie, del 1993 (una di quelle costruite in Brasile) con  oltre 24.000 km all’attivo e alloggiato nel telaio senza ulteriori modifiche. Il contenimento dei costi è stato un caposaldo di questa realizzazione, ma una buona revisione (rettifica e lucidatura dei cilindri, sostituzione fasce di tenuta e guarnizioni) non avrebbe guastato.

STACCATA

STACCATA

Man mano che le gomme si scaldano e noi prendiamo confidenza con questa special, mettiamo alla frusta i freni con qualche staccata “assassina”. Il disco anteriore ha una potenza accettabile, ma deve essere strizzato a dovere: non vedremmo male un doppio disco (anche se questa scelta potrebbe andare a scapito della maneggevolezza), perché la forcella, molto ben tarata, offre un ottimo sostegno, mentre il mono tiene il retrotreno ben attaccato a terra. Il posteriore funziona bene, ma il pedale - poco sporgente - si aziona con qualche difficoltà. Nel complesso, la Mito Triemès ci è piaciuta, nonostante qualche difetto facilmente sormontabile con una più accurata messa a punto e una piccola spesa per qualche dettaglio che, su una special che si rispetti, non può mancare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA