La ciclistica riceve tante attenzioni. Le sospensioni mantengono lo schema della K 1300 S originale, con Paralever posteriore e Duolever anteriore. Anche l’idraulica, comandata dal sistema ESA, è quella di serie. Cambia invece la componente elastica con componenti AirTender, i cui serbatoi sono alloggiati tra telaio e carena, uno a destra e l’altro a sinistra, in prossimità degli incavi che accolgono le ginocchia del passeggero. La modifica richiede la realizzazione di boccole in alluminio su misura per accoppiamenti perfetti.
È ridisegnato anche il leveraggio della sospensione posteriore, per alzare il retrotreno. Infine le ruote: i componenti originali sono rimpiazzati da un sette razze in fibra di carbonio davanti e da un cerchio a raggi dietro (ma le misure degli pneumatici rimangono quelle riportate sul libretto). Modernità e tradizione, Superbike e cafe racer: questa Bulldog riassume in sé diversi linguaggi stilistici. Ma senza note stonate.
Così come non stona il timbro del motore. Sotto la carena, infatti, rimane praticamente immutato il poderoso 4 cilindri in linea, capace di erogare 175 CV a 9.250 giri/min di potenza massima e una robustissima coppia di 140 Nm a 8.250 giri/min. Le uniche modifiche riguardano l’aspirazione, che guadagna filtri aria K&N, e soprattutto lo scarico, completamente ridisegnato, con collettori che si aggrovigliano sotto la carena e confluiscono in un terminale Akrapovic accorciato del 60%, il cui terminale spara verso il basso e spunta dal puntale.
Il rombo è grintoso, ma educato. Perché la Bulldog deve portarti a divorare curve per intere giornate senza scassare i timpani. E con buon comfort. L’ergonomia, in effetti, è quella accogliente della K 1300 S: i mezzi manubri rialzati non caricano troppo i polsi e la sella è praticamente quella standard, rivestimento a parte. Le pedane sono regolabili, così da trovare il giusto assetto anche per le gambe.
La guida, però, mi stupisce. La Bulldog è veloce e rabbiosa proprio come mi ricordavo essere la BMW di serie. Ma con un pizzico di grinta in più. Il motore – lo conosco bene – di potenza ne ha in avanzo, altroché! Le accelerazioni sono come una fucilata, grazie anche al quickshifter (che però funziona solo salendo di rapporto) e l’elasticità è strepitosa.
La strumentazione ridotta a un piccolissimo display LCD (presto sarà sostituita, mi garantisce Diego), non mi aiuta nella lettura del contagiri, ma sento il quattro in linea approssimarsi al regime di minimo in certe curve affrontate con una marcia di troppo, eppure basta aprire il gas per ricevere una spinta generosa e senza tentennamenti che, se tengo spalancato, mi porta al limitatore in un batter di ciglio.
Ma è soprattutto la dinamica che mi sorprende. Le modifiche alle sospensioni si fanno apprezzare: microasperità e giunzioni dell’asfalto sono digerite come se fossi in sella alla migliore delle crossover, ma appena forzo un po’ il ritmo, ritrovo un rigore da sportiva.
Ad essere pignolo, le trovo leggermente sostenute nella guida disimpegnata, ma è perché sono tarate per un pilota di 90 kg, mentre io mi fermo a 72 kg, ma sono dettagli. La ruota anteriore in carbonio, poi, toglie un bel po’ di inerzia e questo si traduce in inserimenti fulminei e cambi di direzione alla velocità del pensiero. Insomma: si chiama Bulldog, questa special, ma corre veloce come un levriero!