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10 January 2016

Mini special dal Giappone: la “Lucciola” by Deus Custom

L’Honda Super Cub è probabilmente il veicolo a due ruote più diffuso al mondo, con oltre 85 milioni di esemplari venduti dal 1958 ad oggi. Ecco come un modello del 1961 diventa un gioiellino da gara e da città

best seller reinterpretato

In Italia è praticamente sconosciuto, l’Honda Super Cub. Ma nella sua terra d’origine è una vera icona e negli ultimi 58 anni è stato venduto in 85 milioni di esemplari (qui qualche cenno storico e un po' di foto dei vari modelli). Normale che a molti sia venuta voglia di trasformare l’utilitario mezzo in qualcosa di più, di customizzarlo, reinterpretarlo. Non per niente la special di oggi arriva direttamente dalla sede giapponese di Deus Customs, dove il nuovo direttore, Mattew Roberts, ha voluto omaggiare questo modello storico facendone un esemplare unico: guardate le foto nella nostra gallery, poi approfondiamo la conoscenza di questa mini special.
È stato battezzato Firefly (lucciola) ed è un modello del 1961 (siglato C105: qui un modello simile dell'epoca in versione originale) che però poco ha da condividere con l’esemplare di serie. Il motore, un monocilindrico orizzontale a 4T da 50 cc a tre marce senza frizione, è stato preparato da Ted’s Special, un’officina specializzata che ha incrementato la cilindrata a 60 cc. Ma è l’estetica la cosa che colpisce di più.
1/13 Honda Super Cub special "Firefly" by Deus Japan La base è un Super Cub del 1961, col motore maggiorato da 50 a 60 cc; le sovrastrutture originali sono state accantonate. Al loro posto c’è una monoscocca in materiale composito sottile come una lama (nel suo punto più largo misura 105 mm) che contribuisce a risparmiare peso e nasconde il serbatoio, la batteria, la bobina e tutto il (ridotto) impianto elettrico. Cerchi DID da 17”, coppia di ammortizzatori racing regolabili e forcella guadagna un’unità esterna per il freno idraulico in estensione. Il tutto per correre: esiste infatti un campionato in Giappone, dedicato proprio all’Honda Super Cub. E la Firefly è disegnata per dare battaglia nella categoria pre-1964.

Design semplice e funzionale

Le linee eleganti e basiche corrono dal faro anteriore alla coda, disegnando uno spillo su due ruote. Le sovrastrutture originali sono state accantonate. Al loro posto c’è una monoscocca in materiale composito sottile come una lama (nel suo punto più largo misura 105 mm, praticamente mezza spanna) che contribuisce a risparmiare peso e nasconde il serbatoio, la batteria, la bobina e tutto il (ridotto) impianto elettrico: tutto trova posto con precisione chirurgica. A livello ciclistico, i mozzi originali sono abbinati a cerchi DID da 17”, che accarezzano da vicino la forcella e il parafango posteriore ed enfatizzano la sottigliezza del mezzo. Le sospensioni sono arricchite con una coppia di ammortizzatori racing regolabili e la forcella guadagna un’unità esterna per il freno idraulico in estensione. 

Dettagli per correre

La tradizionale attenzione di Deus per i dettagli si scopre ovunque si posi lo sguardo, ammirando questo gioiellino. Persino le viti sono state ridisegnate una per una, secondo gli schemi e i disegni originali dell’epoca. Ma perché tutto questo affannarsi intorno ad una motoretta così cheap e di poco valore? Ma per correre, è ovvio! Esiste infatti un campionato in Giappone, dedicato proprio all’Honda Super Cub. E la Firefly è disegnata per dare battaglia nella categoria pre-1964. Per questo i fari sono fissati con un sistema di sgancio rapido, per poter girare nella pista Fuji Speedway, ma anche scorrazzare sulle strade di Tokyo. Chissà se l’ideatore dell’originale Super Cub, Soichiro Honda, avrebbe apprezzato una realizzazione così trasgressiva del suo progetto. Secondo noi, sì.
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