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25 September 2009

Sicilia: i paesaggi della piana fra Catania ed Enna

Siamo partiti da Catania, ampiamente rifatta nel Settecento e dove ci ha colpito il clima arabeggiante che si respira nel tradizionale mercato, per poi inoltrarci nella piana catanese, attraversando la cosiddetta “regione del grano” e raggiungendo le colline dove si trova Piazza Armerina, che ospita la villa romana imperiale del Casale (sec. III-IV). Siamo poi ridiscesi verso Enna, visitando i monumenti del centro storico. Da qui abbiamo seguito un crinale con panorama sull’Etna, fino a tornare

LA SICILIA FRA CATANIA ED ENNA





LA SICILIA FRA CATANIA ED ENNA
Dobbiamo dire la verità, siamo gelosi. Siamo un po’ innamorati di questa zona della Sicilia, secondo noi la più bella sia per il paesaggio sia per le strade. Ci piacciono queste morbide colline coperte di grano con le strade appoggiate sopra, le curve aperte che si aprono la via tra i campi con un albero isolato o un casolare irraggiungibile perso all’orizzonte, i fiori selvatici ai bordi della strada e gli incontri con le greggi che la attraversano, il profilo possente dell’Etna con una sua nuvoletta ancorata alla cima, i paesi in capo a speroni rocciosi... Vabbè, fine dell’idillio, torniamo a noi: nei fondovalle belle strade distese in lunghi rettilinei e sulle colline tante curve che si susseguono sempre diverse con la fantasia del caso. Di solito in Sicilia la rete stradale secondaria ha tracciati più adatti ai carretti che alle moto, ma qui le cose sono diverse, qui c’è da divertirsi, c’è il piacere elementare di infilare una serie di curve non troppo lente, di guidare in modo preciso, di scollinare con entusiasmo per vedere cosa c’è al di là e tutto questo nel silenzio rotto solo dal rumore del motore e in un paesaggio vasto. Siamo tra Catania ed Enna. Più precisamente questo itinerario parte da Catania, si inoltra nella piana omonima e attraversa la cosiddetta “regione del grano” per raggiungere le alte colline dove si trova Piazza Armerina e puntare quindi su Enna; da qui si segue un bel crinale con splendide vedute sull’Etna fino a tornare a Catania.

CATANIA: SETTECENTESCA E ARABEGGIANTE




CATANIA: SETTECENTESCA E ARABEGGIANTE Si parte dunque da Catania o meglio dalle sue vicinanze, poiché è meglio pernottare fuori città dove si trovano aziende agrituristiche che offrono prezzi vantaggiosi, possibilità di parcheggiare la moto in luogo sicuro e sistemazioni in appartamento, da cui raggiungere il capoluogo quando si vuole. Catania è una bella città ampiamente rifatta nel Settecento, dopo essere stata danneggiata dal terremoto del 1696: a parte le sconcertanti periferie (ma nessuna periferia è bella) la città è vivace, trafficata, piena di bei palazzi decrepiti e monumenti importanti, mentre per quanto riguarda il mare dei dintorni è meglio lasciare perdere. La cosa che più ci è piaciuta è il mercato che si tiene nel cuore del centro storico, in un labirinto di viuzze dove trovano posto le bancarelle di frutta, verdura, pesce e carne, con una ressa inimmaginabile: l’atmosfera è quella del suk arabo, i venditori gridano, la gente si accalca, la carne e il pesce sembrano vittime appena sacrificate, le verdure sono offerte a profusione, insoliti profumi aleggiano nell’aria, è insomma uno spettacolo che ci riporta secoli indietro, da godersi perché forse non durerà ancora molto.

LA PIANA DI CATANIA




LA PIANA DI CATANIA Si lascia la città seguendo dapprima le indicazioni per Enna, poi quelle per Castel di Iudica e Piazza Armerina. In questo primo tratto si attraversa la Piana di Catania, un’ampia distesa coltivata ad aranci da cui si eleva, punteggiato di paesi, il cono dell’Etna: le strade corrono rettilinee tra gli aranceti recintati e i canali di irrigazione, puntando dritte verso le morbide colline all’orizzonte, verdissime del grano nuovo in primavera ma gialle e arse dopo la mietitura che qui si fa alla fine di maggio. Il paesaggio è davvero vasto, prima gli aranceti, poi campi di grano a perdita d’occhio; a tappezzare il rilievo delle colline solo qualche masseria isolata e spesso abbandonata. Qui si capisce la natura strettamente urbana degli insediamenti siciliani, in parte derivati dalla tradizione araba che è essenzialmente cittadina e poco amante della solitudine.

LE CURVE DEI COLLI DI AIDONE




LE CURVE DEI COLLI DI AIDONE Poi la strada comincia ad inoltrarsi tra colline più elevate offrendo splendidi tracciati dove guidare e ampi panorami che si allargano man mano si sale: appaiono picchi aguzzi e pascoli punteggiati dalle greggi di pecore, la flora spontanea fiorisce di azzurro e giallo, i cardi spinosi portano bianchi fiori di seta. Ad un tratto appare in basso il lago artificiale di Ogliastro, poi la strada entra in una breve galleria per sbucare in un’ampia pianura dove si trova una splendida masseria abbandonata; il portone per metà sbatteva al vento e per metà giaceva a terra, sul cortile interno si aprivano finestre sfondate, scale a cui erano stati strappati i gradini in pietra, masserizie dappertutto, sembrava una fattoria di epoca romana appena saccheggiata dai barbari. Dopo, la strada si stringe e si inerpica su rilievi più alti raggiungendo Aidone che si trova a circa 800 metri; il paesaggio si fa più scabro, tutto pascoli selvaggi e fioriti, una grande affascinante solitudine (non perdete la deviazione per la città romana di Morgantina di cui restano cospicui resti).

PIAZZA ARMERINA




PIAZZA ARMERINA Superata Aidone la strada serpeggia ancora per qualche chilometro tra le montagne per poi innestarsi sulla N117bis che collega Enna a Gela: noi prendiamo a sinistra per Piazza Armerina dove giungiamo in breve. Volendo visitare la villa romana del Casale, uno dei siti archeologici di epoca romana più importanti d’Italia ci guardiamo in giro e sperimentiamo la segnaletica siciliana in tutte le sue carenze e particolarità: nessuna indicazione evidente, solo un cartello con scritto “villa romana imperiale del Casale, sec. III-IV” in caratteri piccolissimi, leggibile unicamente quando si è a pochi metri, e un altro cartello ancor più minimalista: “mosaici”. conclusa la visita, irrinunciabile, ripartiamo sulla N117bis in direzione Enna, attraversando un paesaggio di mezza montagna con vasti boschi di eucalipto: dopo circa 10 km da Piazza Armerina si prende a sinistra per Enna raggiungendo con una bella strada a curve il lago di Pergusa, intorno al quale è stato realizzato un circuito automobilistico che, spiace dirlo, è un vero delitto ecologico, soprattutto considerando la vastità dello spazio a disposizione da queste parti. Su questo circuito girano anche le moto ed è comunque un piacere vedere quanti appassionati si diano appuntamento qui la domenica mattina.

ENNA




ENNA Ripresa la moto si raggiunge Enna in pochi minuti: non fatevi scoraggiare dalla solita triste periferia e salite alla città vecchia, annidata in cima ad uno sperone roccioso a 948 metri di altitudine. Enna è uno di quei siti abitati ininterrottamente dalla preistoria. Ci sono avvicendati sicani, siculi, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi e angioini e per tutti è stata un centro importante. Il centro storico, disposto intorno all’asse di via Roma, è ben conservato e presenta palazzi e chiese di grande interesse: a partire dal Duomo, gotico ma rifatto in epoca barocca, alle numerose chiese (ad ognuna delle quali faceva capo una confraternita - tradizione ancora viva che si manifesta nelle processioni pasquali), sino al castello di Lombardia, posto all’estremità del promontorio, una costruzione medievale rinnovata nel Trecento dagli Aragonesi che qui riunivano il parlamento di Sicilia. Accanto al castello si trovano le rovine della rocca di Cerere, antica dea del frumento venerata dai greci: qui il paesaggio è entusiasmante, lo sguardo spazia in lontananza sulle quinte dei rilievi montuosi sino all’Etna; verso ovest si nota il paese di Calascibetta, anch’esso arroccato in cima ad una rupe. Interessante è anche il quartiere popolare di Fundrisi, sviluppatosi alla fine del Quattroecento, con case basse di tradizione mediterranea e aspetto arabeggiante.

I PAESINI FRA CALASCIBETTA E CENTURIPE




I PAESINI FRA CALASCIBETTA E CENTURIPE Lasciata Enna si imbocca la N121, una splendida strada di cresta che si dirige verso l’Etna offrendo splendide vedute: si toccano dapprima Calascibetta quindi Leonforte, anch’esso arroccato e dominato dalla mole di palazzo Branciforte (risalente al XVII secolo). Si prosegue poi per Agira, centro importante già dall’epoca romana quando vi nacque lo storico Diodoro Siculo, e poi nel medioevo grazie alla presenza del ricco monastero di S. Filippo che riceveva donazioni da tutta l’Europa. In cima al paese ci sono i ruderi di un importante castello di epoca sveva, mentre in centro si trova l’abbazia di S. Filippo, di fondazione medievale ma rifatta verso la fine del Settecento. Si prosegue per una bella strada in cresta con vasti panorami sull’Etna e sul sottostante lago di Pozzillo, si supera Regalbuto e dopo 13 km si imbocca una strada secondaria che si inerpica sino ai 719 metri di Centuripe. Questo paesino, oggi isolato dalle principali vie di comunicazione, fu un centro importante in epoca romana, quando controllava l’accesso all’interno. Restano infatti importanti monumenti di questa epoca: il tempio degli Augustali (III secolo d.C.), due tombe monumentali, un Ninfeo e cospicui reperti conservati al museo archeologico. Da Centuripe si scende nuovamente verso la Piana e a Catenanuova si può decidere se imboccare l’autostrada (circa 40 km sino a Catania) o se seguire la N192 ricongiungendosi al punto di partenza dell’itinerario.
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