Gli Speciali di Motociclismo _ Itinerari coste e isole

201 Gli Speciali di Motociclismo CICLADI - ANDROS plasmata dai veneziani e abitata da famiglie di grandi armatori. Con Chora (o hora) si designano di solito le città principali, infatti significa “capoluogo”. AdAndros Chora, invece, è un nome proprio, quello della “capita- le”, che sfoggia evidenti segni di benessere economico e di buon gusto: palazzi neoclassici, musei, boutique, lo- cali alla moda, hotel di design e giardini lussureggianti fanno del centro storico un piccolo gioiello dipinto di bianco e blu, che si allunga su un promontorio roc- cioso tra due baie. Il punto più bello, però, è l’elegante piazza neoclassica di Plateia Riva, affacciata sul mare, da cui si vedono le rovine di un ponte e di una fortezza appoggiata sopra scogli che emergono dall’acqua. Non potrete non notare la gigantesca statua in bronzo del Marinaio Ignoto (Afanis Naftis), un dono dell’U- nione Sovietica che rende omaggio a tutti gli uomini morti in mare. Affacciandosi verso il largo si vedono i resti della fortezza veneziana, collegati alla città da un ponte in pietra quasi crollato. Un punto bellissimo do- ve crogiolarsi al sole, dietro al quale si nasconde una sorpresa: il faro Tourlitis, appoggiato su un fungo di roccia, visibile solo spostandosi dalla piazza o allonta- nandosi verso una delle due baie. SPIAGGIA DA LEGGENDA Lasciando l’elegante Chora, la strada prosegue con continue curve e saliscendi rimanendo in costa sulle montagne, tra terrazzamenti e paesaggi agricoli dal sapore antico, alternati a vallate percorse da torrenti costeggiati da felci, resti di castelli veneziani e pascoli. S’incrociano di continuo sentieri di trekking, delimita- ti da muretti e ben segnalati dai cartelli. L’isola, infatti, ospita numerose gare di trail: se siete degli instancabili sportivi e vi piacciono le grandi sfide potete iscrivervi all’Andros Trail Race, in programma il 29-30 settem- bre. Torniamo per un attimo sul mare per una sosta nella piazzetta di Ormos Korthiou, ombreggiata da grandi alberi e con qualche baretto dove rinfrescarsi con una bibita. Da qui andiamo finalmente a toccare il mare sulla spiaggia di Pidima, non solo per fare un tuffo, ma an- che per vedere una strana opera scolpita dalla natura, chiamata “Il salto della vecchia” (Grias to Pidima), che prende il nome dalla leggenda che racconta di un’an- ziana signora che si buttò da qui in mare colpita dai rimorsi per aver aiutato i turchi. Non è facile raggiun- gerla, ma è indicata da qualche cartello e, sulle mappe, è sempre segnata. Parcheggiate la moto in uno slargo dopo un breve tratto sterrato e poi camminate lungo il sentiero a picco sul mare, fino ad arrivare nella calet- ta sassosa dove, dalle onde verde smeraldo, svetta un enorme pilastro di roccia. Rientrando verso nord, lun- go il nastro d’asfalto principale, all’altezza del paese di Zaganiaris, passerete sulla sinistra i resti dell’antica Za- gora. Prima di finire il giro ritoccando Batsi, vale una sosta anche Paleopoli, antica capitale dell’isola nel pe- riodo classico. La voglia di rientrare aGavrio per ridare i mezzi e lasciare l’isola è poca, il distacco sentimentale da questa prima tappa è possibile solo perché sappia- mo che, a nemmeno due ore di traghetto, ci aspettano due scooter e una nuova isola da esplorare. A CASA DI EOLO Tinos è conosciuta da molti per la grande chiesa di Panagia Evangelistria, meta di frequenti pellegrinaggi ortodossi in vari periodi dell’anno, quando migliaia di fedeli inondano le strade di Chora per raggiungere in ginocchio la Sacra IconadellaMadonna custodita all’in- terno. Diversamente elegante e tradizionale rispetto ad Andros, questa seconda perla nasconde un carattere tutto suo, che si può scoprire solo girandola con calma. Non aspettatevi un clima torrido e serate sempre calde, perché Tinos è tra le isole più bersagliate dal ventoMel- temi e le sue montagne sono spesso immerse nelle nu- vole. È probabilmente per questo che è chiamata “isola di Eolo”, il Dio dei venti che, secondo alcune leggende, abitava proprio qui. TINOS LA BIANCA Dopo una seratamondana a Chora, tra assaggi di sapo- riti piatti tradizionali e una passeggiata sul lungomare, il giorno dopo, partiamo presto verso nord, affrontando le curve della costa occidentale fino a Pirgos. Dopo 20 chilometri, vicino a Isternia, arriviamo a un crocevia, dove ci si ferma per vedere un mulino diroccato e il complesso di un’antica chiesa, da dove si gode di una vista che spazia su mezza isola. Andando avanti, supe- riamo montagne dai pendii terrazzati e coltivazioni de- limitate da strani muretti a secco, punteggiate da strane costruzioni somiglianti a capanni per attrezzi, dei paral- lelepipedi senza finestre, decorati con disegni di pietra, finti comignoli e buchi nelle pareti. Rappresentano una delle tradizioni più caratteristiche l’isola: sono delle pic- cionaie, risalenti al dominio veneziano, tutte decorate in modo diverso perché, solo così, i colombi sono in grado di riconosce la propria “casa”. Sull’isola ce ne sono circa 800, ognuna capace di ospitare decine di animali, che venivano allevati in queste zone per esseremangiati o per produrre sterco, un ottimo fertilizzante naturale per le coltivazioni. Alcune sono ancora in uso. Raggiungiamo Pyrgos, dove è meglio non avere fretta, perché qui bisogna vedere tutto e avere il tempo di me-

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