Motociclismo d'epoca 3/4-2020

L’insoddisfazione della natura umana e le modeste prestazioni dei mezzi di un tempo hanno decretato nel ’50 - ’60 il successo delle truccature casalinghe. Bastava un minimo di pratica, di attrezzatura e qualche buon consiglio. Come quelli elargiti da Motociclismo . Andiamo oggi a vedere quali erano i capisaldi per aumentare le prestazioni di motorini e motoleggere. Poi ci si è messa l’industria e la “noble art” dei privati è sparita ● La gran voglia di superare i limiti con la truc- catura veniva non solo dalla sfida con se stessi, con le proprie capacità tecniche, ma anche per fare bella figura al moto club, stupire l’elemento femminile e “dare la paga” a chi ci stava an- tipatico. Purtroppo il mercato non offriva già pronto quanto faceva al caso, allora non restava che arrangiarsi (bene o male) in proprio. Ecco quindi il successo dei servizi illustrati di Moto- ciclismo come “Accorgimenti per potenziare i due tempi” (2-1962), “L’arte della truccatura” (n. 1-1964), “Riparliamo della truccatura” (n. 11-1966), ecc, con il seguito di articoli specifici per i vari modelli, soprattutto “cinquantini”, tipo Mondial Sport (n. 2-1965), Garelli Junior (n. 3-1965), Itom Astor (n. 4-1965), Benelli Sport (n. 6-1965) e Motom Junior (n. 10-1965). Men- tre per Minarelli e Franco Morini, allora adot- tati da tante case, gli insegnamenti si potevano trovare sui n. 12-1964, 6-1966, 4-1967 e 1-1969. Ovviamente non possiamo ripresentarli tutti, ne diamo solo qualche campione. Aggiungen- do che non mancavano indicazioni anche per motoleggere e scooter come Moto Guzzi Stor- nello Sport 125 (n. 11-1965), Lambretta Li e TV (n. 2-1966) e Cagiva R/C 125 (n. 6-1967). Con lo zenit per l’Aermacchi Ala Verde 250 (n. 5-1965), rinvigorito sino alla promessa dei “150 effettivi”! (ed anche qualcosa di più svuotando il silenziatore…) Quando ero ragazzo di bottega a Motociclismo , tanti anni fa, mi chiedevo per- ché i lettori che scrivevano per avere consigli sulla truccatura non venivano mai accontentati. Anzi, dovevano pure sorbirsi predicozzi come quello riportato qui sotto. E io malignamente pensavo che il diniego fosse dovuto più che altro all’in- capacità di preparare adeguate “ricette”. L’argomento truccatura mi sembrava appassionante, io stesso trafficavo attorno al mio motorino, mi ero quindi offerto di curare una rubrica sul tema ma ero stato respinto senza tanti complimenti. Dovevano passare vari anni da allora, all’inizio dei Sessanta la rivista era però cambiata tanto, aveva maggior “apertura”. Io, quella vecchia storia della trucca- tura, ce l’avevo ancora sul gozzo, l’ho ritirata fuori e questa volta ho avuto la sod- disfazione di vederla accolta benevolmente. Così per un paio d’anni ho girato le varie fabbriche facendomi spiegare da chi “lo sapeva” come “bisognava fare” ed è stata una preziosa esperienza, di cui mi porto ancora dietro qualche scampolo. Poi la situazione è cambiata, sono arrivati i kit, le trasformazioni, il fai da te è tra- montato, è subentrata un’altra era, con tante diversità. E addio consigli (illustrati) sulle pagine della rivista… C.P. Amarcord La predica di Motociclismo Ecco una delle tante risposte anti-truccature pubblicate sulle pagine della rivi- sta nel periodo 1945-1960. “Secondo noi, farebbe malissimo a manipolare il motore della sua motoleggera; e questo avvertimento rivolgiamo anche ai molti altri lettori che ci chiedono continuamente consigli per cavare maggior potenza e velocità dalle loro macchine, che sono frutto di lunghi studi e prove al banco e su strada. E se il loro progettista ha scelto certi valori e certe caratteristiche, non lo ha certo fatto a capriccio ma unicamente per ottenere la miglior somma di prestazioni in relazione alla necessità di impiego di quel dato modello. È vero, con qualche modifica, di cui sente tanto parlare (anche a sproposito), qualche cosa se ne cava di certo ma a tutto discapito delle doti originali.Anche un asino, a suon di legnate, può prendere per qualche chilometro un trotterello più allegro del normale, ma poi scoppia e richiede una cura ricostituente, ammesso che questa cura abbia l’effetto di ripristinare le condizioni dei primi tempi”. Volendo rispettare il Codice Stradale, i “cinquantini” di allora non dovevano superare la potenza di CV 1,5 e la velocità di km/h 40. Ma chi “stava dentro” questi limiti? Non certo i ragazzini, smaniosi di trottare allegramente. I loro due tempi si prestavano bene alla truc- catura facile e casalinga perché con pochi interventi (vedi pagine se- guenti) si poteva tranquillamente raddoppiarne la potenza e toccare i 75-80 km/h. Ma chi era bravo e con gli opportuni consigli poteva ottenere di più. Anche per questo caso non mancavano gli esempi illustrati che promettevano punte velocistiche sui 100 km/h. Più sa- crificato nell’aumento perché era un quattro tempi con le sue brave valvole, il Motom 48. Ma c’è la ricetta anche per lui, garantita come tutte le altre dai tecnici delle varie aziende interpellate. Anche per le 125 due tempi utilitarie, che viaggiavano al massimo sugli 85 km/h, l’ambizione era quella di toccare i fatidici cento all’o- ra mentre le pari cilindrate, ma di temperamento più sportivo, dove- vano come minimo varcare generosamente questa soglia. Anche in questa classe c’erano due tempi e quattro tempi, in alcuni casi tuttavia non veniva consigliata la maggiorazione delle valvole per evi- tare lavorazioni eccessive, con relative spese. Per le altre, bastavano pochi biglietti da mille e tutt’al più un bel carburatore maggiorato, che poteva anche essere di seconda mano. Ovvero, come ottenere la massima felicità con il minimo dispendio. Superare le barriere 3/4-2020 MOTOCICLISMO D’EPOCA 85

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