Motociclismo d'epoca 02-2019

MOTOCICLISMO D’EPOCA 2-2019 33 segue a pag. 37 ● Diciamolo subito, le Galloni non avevano niente di speciale a livello tecnico, si attene- vano infatti alle più sperimentate soluzioni di quegli anni. Eccezione che conferma la rego- la, unica loro nota di originalità, il molleg- gio della forcella, sempre a parallelogramma deformabile con quattro levette, ma con due molle esterne agli steli anziché la solita cen- trale davanti al cannotto di sterzo, secondo un sistema brevettato che la Galloni conserverà dall’inizio al termine della produzione. A piena conferma del convenzionale, ci sono le dimensioni di alesaggio e corsa. Anzi, dopo aver adottato quelle “quadre” (68x68 mm) per la primogenita 500 del 1919, si passerà come in retromarcia sulla corsa lunga per le suc- cessive 500 (66x73 mm) e 750 (76x82 mm), tutte bicilindriche a V di 45° come tante altre di quegli anni. Mentre per le monocilindriche, “seguendo ancor di più gli insegnamenti della Era il colore fiammante di tutte le moto che uscivano da questa fabbrica di Borgomanero, in Piemonte. Con un brillante effetto cromatico, quando la maggioranza degli altri Costruttori privilegiava il nero. Ma non era solo la verniciatura a distinguere le Galloni. La loro tecnica semplice e sana le porterà infatti ad affermarsi sul mercato e nello sport. Occupando una posizione di primo piano in Italia alla metà degli anni Venti. Con modelli mono e bicilindrici da 250 a 750 cc. Composto per la prima volta l’albo d’oro completo di questa Casa. I motivi del suo tramonto e il tentativo di risorgere senza riuscirci di Carlo Perelli, foto Archivio Motociclismo e Massimo Pescia Il gallo con la sua bella cresta rossa, usato spesso nella pubblicità a colori in riferimento al cognome del Costrutto- re, l’elegante scritta in corsivo sul tagliavento, le due molle esterne per l’originale sospensione anteriore, brevettata. Sopra, una bicilindrica 750 del 1921 e una monocilindrica 350 del 1925.

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