Motociclismo

maggio 2023 | Motociclismo 139 La tanto discussa Sprint Race della MotoGP ha un sacrosanto senso di esistere. Volenti o nolenti, l’abbiamo desiderata tutte le volte che vedevamo splendide gare rovinate dal degrado delle gomme. Se i gran premi devono esaltare la velocità pura, vedere un pilota perdere posizioni perché le sue gomme lo stanno tradendo non è giusto, non rispecchia i valori in campo. Certo, una cosa simile porta a valorizzare altri aspetti e rende comunque le gare interessanti. Quando i due Andrea, Dovizioso e Iannone, erano piloti ufficiali Ducati si diceva che uno fosse meno talentuoso dell’altro sul piano della guida pura, ma ottenesse risultati migliori perché era in grado di ragionare meglio in termini di usura degli pneumatici. Come sarebbero andate le cose se le gare fossero durate la metà? Ci siamo posti la stessa domanda anche nei confronti di Jack Miller: è un pilota che guida in maniera splendida, ma non sta a pensare, è puro istinto, cerca fin da subito il limite, va là davanti, bagarra e poi, puf, le gomme iniziano a perdere grip. Così Jackass perde posizioni, oppure cade nel tentativo di tenere il ritmo. Come sarebbe andata la sua carriera, finora, con gare più corte? La domanda è lecita, così come sono lecite tre risposte: a) ma allora non basterebbe fare una gara lunga la metà, eliminando così questa variabile fuorviante che è l’usura delle gomme? b) se mezza gara fosse troppo corta, perché non fare due mezze gare al posto di una lunga, come già avvenuto in cross e superbike? c) e se inventassero delle gomme che non si consumano? Vabbe’, la c) era una provocazione. A noi però viene da dire che, da spettatori che se ne stanno sul divano, avere al sabato una gara corta e alla domenica una gara lunga è troppo bello, perché ci permette di assistere a gare con due tipi di strategia e, di conseguenza, con una rosa più ampia di papabili vincitori. In teoria. Phillip Island, 10 anni fa Dieci anni fa Marc Marquez vinse il suo primo titolo in MotoGP, battendo il record di precocità che spettava, da 30 anni, a Freddie Spencer. Eppure, il turbolento pilota spagnolo incappò in un passo falso, male interpretando una strana situazione che si era venuta a creare in ottobre al Gran Premio di Australia del 2013. L’asfalto era stato appena rifatto e, durante le prove, ci si rese conto che era molto più abrasivo di prima, tanto che le gomme si usuravano troppo in fretta. Così si decise di non tagliare i giri previsti, ma di rendere obbligatorio un cambio gomme, da effettuare tra il nono e il SUPERSUB Stefan Bradl in azione ad Austin, dove ha gareggiato in sostituzione di Marc Marquez, infortunato. Oltre a lui, anche Jonas Folger (GasGas, al posto di Pol Espargarò) e Michele Pirro (Ducati, al posto di Enea Bastianini) hanno rimpiazzato piloti infortunati nelle prime quattro gare di campionato. Supersub (per substitute), come dicono in America a indicare i piloti “pronti all’uso˝).

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