Motociclismo

epoca DUCATI MULTISTRADA 1000 DS e Motociclismo | aprile 2023 170 SCOMMESSA La Casa bolognese nel 2003 rompe gli schemi e lancia la sua prima crossover, una moto più comoda dei modelli in gamma in quel momento. Il design è controverso, ma la filosofia puramente Ducati. La Multistrada 1000 DS è una vera sportiva, pur con le “gambe” lunghe e il manubrio alto VINTA di Alfredo Verdicchio TERBLANCHE Ruote da 17”, sospensioni dalla corsa un po’ maggiorata e una ossatura rigida da sportiva vera: la Multistrada 1000 DS è un vero ibrido, che rispetto alla concorrenza del tempo punta molto di più sull’aspetto “smanettone”. Dietro alle sue forme particolari c’è la matita di Pierre Terblanche, designer sudafricano che resterà in casa Ducati per 17 anni, dal 1989 al 2006. Oggi la Multistrada è la Ducati più venduta. Deve il suo successo alle proprie doti dinamiche da sportiva e da un livello di comfort cresciuto negli anni, paragonabile alla migliore delle tourer. In più, con l’arrivo dell’ultima generazione con propulsore V4 Granturismo da 1.158 cc e 170 CV, ha fatto un passo tale da rompere ogni legame con il passato. Pensare che son passati vent’anni da quando la Casa di Borgo Panigale svela la prima versione, la mamma di tutte le Multistrada, progetto fuori dagli schemi del tempo per l’azienda bolognese che, se da una parte non riuscirà a convincere come faranno le successive due generazioni (la V2 1260 e l’odierna V4), dall’altra le permette di entrare in un segmento, quello “ricco” delle crossover, che altrimenti le rimarrebbe precluso per chissà quanti anni. Il divario filosofico con la concorrenza (Triumph Tiger 1050 e Yamaha TDM su tutte) è evidentissimo, quasi palpabile dalle immagini: la Multistrada 1000 DS del 2003 è più una motard anabolizzata che una crossover. Nonostante il livello di comfort sia superiore rispetto a quello offerto dal resto della gamma Ducati grazie al frontale sufficientemente protettivo (il cupolino è basso e schiacciato) ed alle gambe e braccia più distese, il carattere sportivo surclassa di gran lunga l’aspetto più tourer, visto che tra la sella dura, il telaio rigido e le sospensioni dalla taratura ben sostenuta, sulle buche si soffre anche in sella alla Multistrada. Che ai tempi tra i tubi del traliccio mette in mostra un gran classico come il bicilindrico a V (o meglio, a L) da 992 cc e 84 CV raffreddato ad aria, quello che tutti definiscono affettuosamente il “Pompone”, per le sue pistonate muscolari espresse ai medi regimi… e per la poca elasticità nelle marce alte (scalcia per bene, ai bassi). Poi è stretta, anzi strettissima, di fianchi. E ha le manopole zigrinate come quelle da fuoristrada, una sella piuttosto alta, il manubrio largo come sulle naked e soprattutto posizionato piuttosto vicino alla seduta rispetto ad esempio alla Monster. E ancora, una strumentazione posizionata in alto e sotto al naso, specchi piccoli e di forma irregolare (la visibilità è limitata, ma in compenso proteggono le spalle dall’aria) e una

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