È stata, come sempre, una Sei Giorni ricca di colpi di scena, corsa in condizioni molto diverse, dal duro polveroso dei primi giorni, fino al freddo umido della seconda metà. A vincere sono stati gli USA, per la seconda volta nella storia, replicando al successo in terra spagnola conquistato nel 2016. La squadra composta da Ryan Sipes, Kailub Russel, Robert Taylor e Steward Baylorha è partita bene sin da subito, scavalcando la fortissima Australia nella terza giornata, per poi tenere la testa fino alla fine.
Il secondo posto dell’Australia conferma l’abilità dei “Kiwy” nell’interpretare questa sfida; arrivavano in Portogallo da campioni in carica e sono finiti a meno di 2’ dagli USA. Indimenticabile, per loro, l’edizione 2015 quando conquistarono Trofeo (per la prima volta), Junior e Woman. Restano tra i più pericolosi anche per l’edizione 2020 che si correrà in Italia.
Il prossimo anno gli azzurri arriveranno come terza forza in campo, dopo aver conquistato un ottimo podio in Portogallo; Davide Guarneri, Thomas Oldrati, Rudy Moroni e Matteo Cavallo si sono messi in luce nonostante qualche difficoltà. Su tutte, l’uscita di scena di Cavallo il terzo giorno, per un problema tecnico. Nonostante questo gli azzurri hanno resistito agli attacchi della Spagna, forte di un grande Joseph Garcia che, però, non è bastato.
Questa la classifica del World Trophy:
- Stati Uniti in 13h44'17''77
- Australia + 1'45''34
- Italia + 12'37''50
- Spagna + 16'53''05
- Finlandia + 22'14''01