11.500 giri, 2 cilindri in linea con distribuzione monoalbero in testa,
cambio a 5 marce, avviamento elettrico, velocità di 130 km/h, peso a
vuoto
119 kg. No, non stiamo parlando dell’ultima novità Honda
125 per il
2000, ma della sensazionale CB apparsa in Italia, veloce come una cometa,
nel 1970.

A
llora,
quei dati dichiarati dal più grande Costruttore del mondo fecero davvero
impressione. Di fronte a lei le pur belle moto italiane sembravano provenire
dal decennio precedente e i 16enni di allora non potevano restare indifferenti
e fantasticavano come se avessero a portata di mano una replica di moto
da GP.
La CB era invece solo un sogno che ben pochi hanno potuto
trasformare
in realtà dato l’esiguo numero di esemplari (200 circa)
commercializzati
in Italia. L’importazione terminò quasi subito e bisognerà
attendere ancora
qualche anno per rivedere una Honda 125 in vendita, questa volta non vincolata
dai limiti del protezionismo perché costruita direttamente in Italia, ad
Atessa.

M
a
quella era un’altra CB, una monocilindrica sempre a 4 tempi e di molte
più basse aspirazioni essendo una moto più che altro economica e
di stampo
utilitario (nonostante il tentativo di darle un’immagine sportiva
realizzando
un apposito Trofeo monomarca).
La prima CB, la bicilindrica,
arrivò
in Italia contemporaneamente alla CB750 Four ed entrambe ci diedero
la possibilità di scoprire l’enorme potenziale tecnico della
Honda. La
125 era in pratica una 350 in scala ridotta (modello di enorme successo
negli USA e dal quale ne riprende l’estetica), con finiture eccezionali,
componentistica di elevata qualità e con un mix di soluzioni
tecniche
modernissime che nessun’altra poteva vantare.
C’era davvero
di che
sognare, anche perché l’estetica era decisamente aggraziata anche
se poco
sportiva.

P
ensate
ad una motoleggera così, ma costruita da una Casa italiana, quindi libera
di essere venduta in qualsiasi quantitativo:
sarebbe stata un successo
sbalorditivo, almeno fino al prepotente avvento delle 2 tempi,
così
leggere e potenti, della metà degli anni 70. La Moto Guzzi arrivò
a realizzare
qualcosa di analogo, ma quasi 10 anni dopo: era la 125 2C del 1979 derivata
dall’infausta 254, ma andava quanto lo Stornello, costava uno sproposito
e per di più era costruita male.

<
b>La
Honda quindi era in anticipo su tutti (la CB debuttò commercialmente
nel ’68),
era robusta, andava forte e frenava altrettanto grazie al
tamburo anteriore a doppia camma che nessun’altra aveva. Punti deboli?
Se vogliamo le solite sospensioni alla giapponese, ultra-morbide e capaci
di andare a pacco con estrema facilità se sottoposte a qualche
carico.