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19 June 2019

I segreti dell'impianto frenante: le pinze

Come funziona e da quali componenti è costituito il sistema frenante delle nostre moto? Meglio una pinza assiale o una radiale? Un disco fisso o flottante? E perché? Vi spieghiamo, pezzo per pezzo, l'impianto cui affidiamo la nostra sicurezza ad ogni staccata. Oggi parliamo delle pinze
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Pinze: radiali più rigide, non più potenti

di Andrea Danese, Andrea Fondrini, Gabriele Sciamè e Cesare Sigurani - Polimi Motorcyle Factory

Come funziona e da quali componenti è costituito il sistema frenante delle nostre moto? Meglio una pinza assiale o una radiale? Un disco fisso o flottante? E perché? Vi spieghiamo, pezzo per pezzo, l'impianto cui affidiamo la nostra sicurezza ad ogni staccata. Dopo avervi parlato delle pompe e del liquido, oggi vi parliamo delle pinze.

Proseguendo il nostro viaggio lungo l’impianto frenante, arriviamo ad uno degli argomenti preferiti nelle chiacchiere al bar ed uno dei particolari che gli appassionati guardano con occhio critico quando osservano una moto: le pinze freno. Al di là del numero (e del diametro) dei pistoncini, determinato dal corretto torchio idraulico di cui abbiamo già parlato, si dividono in due tipologie per quanto riguarda il movimento che possono o meno compiere: flottante o fissa. Quest'ultima è a sua volta scissa in due categorie in base al fissaggio al piedino della forcella: ad attacco assiale oppure ad attacco radiale. La pinza flottante presenta pistoncini e liquido solo da un lato. Supponendo di dover colmare sempre una distanza di X mm (per ogni lato) tra disco e pastiglia, possiamo vedere la frenata come la somma di due effetti: il primo prevede un movimento della pastiglia lato pistoncini, che viene spinta verso il disco (movimento di Y mm), il secondo invece osserva un trascinamento della parte flottante della pinza in direzione opposta, tale da provocare uno spostamento della pastiglia dall'altro lato del disco. Il pistoncino vede quindi uno spostamento totale pari a X + Y mm, mentre il corpo pinza è traslato verso il disco di X mm. Il vantaggio di questa scelta è principalmente di tipo economico.

In alcune applicazioni, il secondo vantaggio è la possibilità della pinza di oscillare rispetto al disco in caso di deformazioni di quest'ultimo (tipicamente a causa di un surriscaldamento di dischi non flottanti o a deformazioni permanenti dovute a elementi esterni, come avviene nell’uso offroad). La pinza fissa presenta pistoncini contrapposti, ovvero su entrambi i lati. Può essere composta da due parti avvitate tra di loro oppure essere realizzata in un'unica fusione (monoblocco) con vantaggi in termini di peso e rigidezze per quest'ultima a discapito di un costo produttivo maggiore. Nelle competizioni si usano pinze monoblocco ricavate dal pieno o forgiate e non in fusione (come la maggior parte delle dotazioni di serie) perché migliorano ulteriormente le prestazioni meccaniche del prodotto e quelle dinamiche della moto, essendo più leggere. Le pinze ad attacco assiale sono vincolate al piedino con viti inserite assialmente rispetto al disco e solo nella parte superiore lasciando libera la parte inferiore della pinza. Questa tipologia di fissaggio è naturalmente più flessibile. Per sopperire a questa problematica bisogna aumentare le dimensioni stesse dell'attacco e di conseguenza il peso, aumentano perciò le masse non sospese che influenzano significatamene la dinamica di guida. È importante però sfatare un mito: una buona pinza assiale può avere la stessa “potenza frenante“ di un'equivalente pinza radiale. Con le pinze ad attacco radiale invece (introdotte per la prima volta su una moto di serie da Brembo sulla Aprilia RSV1000 nel 2002), le viti di fissaggio sono poste radialmente rispetto al disco e con esse si ottiene grande rigidità e diminuzione delle masse non sospese. Il vantaggio che si ottiene è un miglioramento generale nella sensibilità in frenata. Inoltre si può cambiare il diametro del disco e adeguare il posizionamento della pinza semplicemente montando dei distanziali sulle due viti di fissaggio.

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