“Le gare non si vincono alla prima curva”: un detto che vale sì per le gare su circuiti, ma anche per l’Enduro Estremo. Vincere il prologo significa ben poco: i Red Bull Romaniacs si vincono nel sottobosco, nelle salite scivolose ed impervie e macinando km su km in un batter d’occhio. È questa la tecnica di Jarvis: non forzare sin da subito, ma rimanere a ridosso dei primi per poi affondare il colpo a metà gara, gestendo la situazione nel finale. La prova spettacolo su asfalto se la aggiudica Alfredo Gomez (KTM Factory), con il compagno di squadra Jonny Walker alle spalle. Quest’ultimo però, già nel corso del Day1 (il primo vero giorno di off-road) deve abbandonare la gara.
Il britannico viene scalzato dalla moto dopo aver oltrepassato di sbieco un tronco in quarta marcia, quindi ad una velocità elevata. Jonny cade sul ginocchio infortunato durante il Mondiale SuperEnduro quest’inverno e stringere i denti non è sufficiente per ripartire il giorno seguente. La gara perde così uno dei suoi protagonisti principali, ma ci pensa Wade Young ad accendere la sfida, vincendo il Day1 e lanciando la sfida a Gomez. Jarvis attacca nel Day2 e nel Day3, aggiudicandosi entrambe le tappe e mettendosi in testa alla classifica generale rifilando distacchi imbarazzanti a tutti: si pensi che il secondo classificato del Day2 (Mario Roman) accusa un ritardo di quasi 17’ in oltre 6 ore di gara. Il Day4 vede la vittoria di uno strepitoso Young, che supera in prova speciale sia Gomez che Jarvis e toglie a Roman la soddisfazione di un podio ai… Romaniacs. Sarà per l’anno prossimo.
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