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Guidata la R6 2017: la bella che balla!

Prova Yamaha YZF-R6 2017: pregi e difetti della nuova versione della supersportiva 600 cc di Iwata. L’abbiamo guidata in Spagna, sul circuito di Almeria. Ecco come cambia con la nuova ciclistica e il motore Euro 4. E poi cè un kit che...
1/21 Il frontale della nuova Yamaha YZF-R6 2017 con le luci a LED

Una "baby R1"

Filippo Behar, di Motociclismo, sta per girare ad Almeria per il test in pista
La Yamaha YZF-R6 è una delle supersportive più amate e di successo di sempre; l’attesa per veder nascere il nuovo modello è stata lunga, ma finalmente nell’autunno scorso la Casa di Iwata ha accontentato gli appassionati. È arrivata infatti la YZF-R6 2017: motore 4 cilindri da 599 cc Euro 4, forcella a steli rovesciati (la stessa della YZF-R1) e mono KYB completamente regolabili, scarico in titanio, telaietto posteriore in magnesio, serbatoio in alluminio, elettronica avanzata e un look più estremo rispetto al passato, con un evidente richiamo stilistico alla sorella R1 (qui le foto). Evidentemente un pacchetto che funziona, visto il ritorno alla grande nel Mondiale Supersport 2017...
Ma di tutti i dettagli della nuova Yamaha YZF-R6 2017 vi abbiamo già parlato: cliccate qui per sapere tutto della tecnica e qui per le foto.

La nuova Yamaha YZF-R6 2017 arriverà nel corso del mese di aprile, ad un prezzo di 14.240 euro c.i.m.*. Due le colorazioni disponibili, Race Blu e Tech Black.

Vi abbiamo detto praticamente tutto di questa moto, ora quindi non ci resta che dirvi come va: per farlo siamo volati in Spagna, dove abbiamo messo alla prova la nuova Yamaha YZF-R6 sul circuito di Almeria. Cliccate qui per le foto del test.

*: il prezzo “chiavi in mano” si ottiene aggiungendo al prezzo “franco concessionario” le spese per la messa in strada, che Motociclismo quantifica forfettariamente in 250 euro.

Ci sali ed è subito amore

Filippo Behar, di Motociclismo, sta per girare ad Almeria per il test in pista
Un bel gioco dura poco...ecco, invece vorresti durasse tantissimo. Perché questa R6 è proprio un “gioco” riuscito. I quattro turni a disposizione per godercela, avremmo volto fossero 8, forse 10! La guardi e capisci al volo che è stretta parente della R1, ci sali da fermo e ne hai la conferma. Sella rastremata nella zona serbatoio che si allarga visibilmente nella parte posteriore per dare il supporto necessario quando si arretra sul dritto e ci si sposta verso l'interno in piega. Pedane arretrate e correttamente distanziate dal piano di seduta. Busto molto inclinato in avanti fino a trovare i semimanubri abbastanza chiusi come la sorella maggiore, cupolino più protettivo. Insomma da fermo tutto funziona e invoglia a ingranare la prima.

Avantreno portentoso

Filippo Behar, di Motociclismo, in pista ad Almeria con la Yamaha R6 2017
Il circuito di Almeria si snoda per 4.000 metri circa, in gran parte disegnando curve da seconda e terza marcia da raccordare quasi come un artista. Ecco, Yamaha non poteva scegliere pista migliore per farci apprezzare le grandi qualità ciclistiche della nuova R6. L'avantreno ereditato dalla sorella maggiore è un portento. Mantiene quasi totalmente una peculiarità della precedente R6 e cioè la capacità di seguire istantaneamente la linea di ingresso curva pensata dal pilota. In più ora, con la nuova forcella da 43 mm, guadagna in solidità e gli inserimenti (anche dove la pista scollina) sono più sicuri. Il monoammortizzatore posteriore asseconda il tutto dando però l'impressione di voler essere regolato a dovere per rispondere in modo perfetto, magari stringendo appena i registri.

Elettronica ben tarata, efficace e poco invasiva

Filippo Behar, di Motociclismo, in pista ad Almeria con la Yamaha R6 2017
L'impianto frenante appare quasi sovradimensionato. La risposta alla leva è quella che ti aspetti, pronta senza diventare brusca. ​L'ABS è correttamente regolato per l'uso in circuito. In quest'occasione abbiamo avuto modo di percepirlo solo in un paio di frenate al limite in fondo in fondo al rettilineo più lungo, dove dalla quinta marcia si passa in seconda. Il controllo trazione è anch'esso tarato con un giusto range di intervento, spaziato come regolazioni da 1 a 6. Con pneumatici nuovi e settato a 3 non è mai intervenuto. Mentre dopo il terzo turno e spostandolo sul 5 l'abbiamo sentito intervenire in modo poco invasivo ma efficacie.

L'Euro 4 ha "limato" il guizzo del motore

Filippo Behar, di Motociclismo, in pista ad Almeria con la Yamaha R6 2017
Ma passiamo al capitolo caldo: il motore. La prima sensazione lascia un po' di amaro in bocca. I 6 CV persi si percepiscono, non tanto nel come viene trasmessa la potenza massima, ma nella curva di erogazione. L'allungo infinito ben impresso nella mente di chiunque abbia guidato una R6 resta, ma ci si arriva con un salire di giri più “piatto”, si sente la mancanza di quel guizzo finale che faceva la differenza rispetto alla concorrenza. In pista per avere la giusta accelerazione va utilizzata tra i 10 e i 16.000 giri, soglia oltre la quale è inutile insistere. Il motore poi mura a 17.000. Purtroppo le limitazioni tecniche imposte dall'Euro 4 si fanno sentire.

La grinta torna col kit

Tutto cambia in sella alla versione con scarico completo Akrapovic e centralina dedicata (circa 10 CV in più e 10 kg in meno)! Quanto di buono ci aveva trasmesso la ciclistica resta, e in più si scopre davvero un'altra moto nelle prestazioni. Attorno ai 10.000 giri fa la differenza e inizia un crescendo che porta in un attimo al limitatore. Percorrendo il rettilineo pare abbia la rapportatura finale accorciata da tanta è la diversità nel prendere velocità rispetto alla versione standard. Parliamo addirittura di circa 20 km/h indicati in più! Accessori questi che per chi userà la R6 solo in circuito sono quindi irrinunciabili.

Tutti gli approfondimenti e il test completo su Motociclismo di maggio.
Filippo Behar, di Motociclismo, in pista ad Almeria con la Yamaha R6 2017
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