Il segmento delle nude entry level è ultimamente tra i più vivaci, tra new entry rivisitate (KTM 790 Duke) e modelli completamente nuovi (Triumph Trident 660, Honda Hornet 750). Oggi si getta nella mischia anche la Suzuki GSX-8S, moto che nasce da un foglio bianco e che raccoglie filosoficamente l'eredità della storica SV650. Ci sono moltissimi motivi perché la curiosità sia superiore a quella consueta che accompagna alla scoperta di qualunque modello. Su tutti, il fatto che Suzuki proponga raramente moto nuove dalla prima all'ultima vite, e quando lo fa, di solito, c'è da aspettarsi cose buone. C'è poi la consapevolezza che la piattaforma sulla quale nasce darà vita nel tempo a più modelli (esiste già una sorella della GSX-8S, la V-Strom 800DE), ed è insomma come avere un assaggio di ciò che proporrà Suzuki - in questo segmento di cilindrata - di qui in avanti. La prima impressione è molto buona. La GSX-8S è una nuda riuscita nell'ergonomia, tanto per cominciare. La distanza della sella da terra è del tutto ragionevole, i fianchi sono snelli e la triangolazione soddisfa sia in termini di feeling tra le curve sia in fatto di rilassatezza nei trasferimenti. Il busto è proteso il giusto e le gambe assumono una piega non eccessiva (chi scrive è alto 1,80 m). I freni sono ottimi: buona potenza, altrettanta modulabilità. Il punto forte di questa moto è la ciclistica, che diremmo essere la migliore della categoria in termini di equilibrio e sicurezza trasmessa. L'avantreno è rassicurante, la stabilità mai in discussione. È una nuda che mette voglia di entrare in curva forte e pennellare belle pieghe, e che mostra nei cambi di direzione una certa agilità - non da primato.
Le sospensioni garantiscono grande compostezza senza chiedere chissà quali sacrifici nell'ambito del comfort. Da parte sua, il motore ha parecchie frecce all'arco. Ha una risposta al gas dolce, è elastico, regolare ed è super (SUPER) generoso nella spinta ai bassi e medi regimi. Difficile davvero chiedergli di più quando l'intenzione dell'uscita è quella di godersi un po' di strada a ritmi tra il rilassato e l'allegro con brio - esattamente quelli per i quali la moto è destinata. D'altra parte, con una ciclistica così invitante, i piloti più esperti o ambiziosi potrebbero voler alzare il ritmo e guidare a tutto gas. Lì, si nota agli alti una spinta di certo non debole ma senza dubbio meno entusiasmante di quella che si sperimenta "spremendo" una Hornet o una Duke. La "scalata" verso il limitatore è fluida e regolare; un pizzico di cattiveria non guasterebbe. Discorso vibrazioni: sono ben avvertibili, in particolare sulle pedane, dai medi in su. Non oltrepassano a nostro avviso la soglia che separa il sopportabile dal fastidioso. Il cambio elettronico bidirezionale (di serie) è ottimo nel passaggio al rapporto superiore e convincente ma migliorabile in scalata: gli innesti sono un po' contrastati e la gestione elettronica del freno motore potrebbe accompagnare meglio il "salto" di coppia che c'è tra un rapporto e l'altro.