All'inizio degli anni Settanta, Laverda è un Marchio di grande prestigio in Italia ed all'estero. Sono soprattutto le sue 'maschie' bicilindriche SF ed SFC di 750 cc, e la poderosa 1.000 tre cilindri, che rendono famosa la fabbrica di Breganze (VI). Con queste moto, e le loro elaborazioni sportive, anche un semplice appassionato dotato di talento può ritrovarsi pilota con possibilità di ben figurare nelle gare di durata, che in quegli anni vedono le Laverda primeggiare anche sulla fortissima concorrenza giapponese. La Laverda vive insomma un periodo di prosperità economica, senz'altro il momento più felice della sua vita anche futura, e desidera ampliare la sua penetrazione sul mercato motociclistico, che in quegli anni segue tre filoni principali, tutti di grande portata. Accanto al settore delle maxi moto, dove Laverda è protagonista, ma in cui comunque a farla da padrone sono le quattro sorelle giapponesi, grande successo hanno anche il comparto ciclomotori, che vede leader indiscussa tutta l'industria italiana, con modelli per ogni gusto ed esigenza, ed infine quello delle motociclette da fuoristrada, specialmente di 125 cc. Quest'ultimo settore, analogamente a quello dei ciclomotori, rappresenta un fenomeno più italiano che europeo, al contrario di quello delle maxi moto, e favorito sia da uno stile di vita più 'libertino' ed emozionale, anche rispetto al rigore che ha contraddistinto gli anni Sessanta, almeno fino alla rivoluzione del '68, che da leggi e regolamenti del nostro Codice stradale, ma anche da un'intensa attività sportiva, che promuove il fuoristrada come la disciplina motociclistica più accessibile a ragazzi e dilettanti in genere che vogliono cimentarsi agonisticamente, anche al solo scopo di divertimento. Visto il successo che riscuotono i ciclomotori e le 125 da fuoristrada, la scelta più logica sarebbe progettare una moto di tale cilindrata, o anche un 50 cc, da Regolarità, per penetrare più facilmente in questa allettante fetta di mercato. Ma una Casa importante e famosa come la Laverda non può debuttare con una cilindrata così bassa, e ci si vuole anche distinguere dalla moltitudine di fabbriche medio/piccole, e dai molti assemblatori, che, cavalcando il fenomeno del fuoristrada, sono nati fin troppo numerosi in breve tempo.
Nella foto, da sinistra: Edoardo Dossena, noto regolarista che ha collaborato allo sviluppo della moto, Luciano Zen, dir. tecnico, e Piero Laverda, proprietario della fabbrica veneta