Ben appoggiata sulle gomme di primo equipaggiamento Dunlop Trailmax Mixtour (90/90-21” e 150/70-17”), la nuova 800 ha convinto davvero a fondo in termini di feeling di guida. Senti l’aderenza della ruota davanti sui polsi, senti il posteriore che lavora, se tiene, se molla. Ti parla questa moto, e quello che fa lo fa con un bel margine di preavviso. Ha un livello di comunicativa raro e prezioso, che deriva da scelte telaistiche, quote ciclistiche, taratura delle sospensioni, ma che poi, come sempre, deriva dalla grande esperienza di ingegneri che hanno saputo trovare il mix ideale di tutto questo.
Le Showa sono piuttosto morbide nella loro taratura di base, la moto tende a beccheggiare sensibilmente in frenata e accelerazione (quasi a livello della Tuareg 660), ma troviamo che sia una taratura in linea con questo concetto di moto, che non vuole essere aggressiva, né su strada né fuoristrada, ma viziare e coccolare il pilota, filtrando il terreno e regalandogli prima di tutto comfort e piacere di guida anche dopo molti km.
In fuoristrada abbiamo trovato tanto fango argilloso e qualche breve tratto più ghiaioso, dove siamo riusciti a scoprire l’attitudine offroad di questa 800. È una DE e, come la sorella 1050DE, punta a far divertire anche fuoristrada, grazie alla ruota anteriore da 21” con cerchi a raggi. Tolta la gomma dalle pedane (due bulloncini dell’8 da svitare), siamo pronti e subito apprezziamo la nuova postura di guida: pedane- sella-manubrio sono perfettamente posizionati e si può guidare in piedi con un ottimo controllo della moto. Il serbatoio non impaccia e non allarga eccessivamente le gambe anche avanzando e, anzi, il bordo anteriore della sella, offre quel grip utile sull’interno del ginocchio per avere un buon controllo delle derapate. Come su strada, anche qui la mappa prediletta è la B, perché la A è sempre troppo brusca nella risposta e la C molto soft, adatta solo ai terreni più scivolosi. In modalità G il traction taglia, ma lascia comunque un po’ di libertà per guidare in scioltezza. Soprattutto in fuoristrada si avverte una risposta tardiva al comando del gas, come se il motore avesse un marcato effetto volano. In effetti proprio questa sua grande regolarità potrebbe essere data da masse volaniche, oltre che dalla corsa lunga. Il risultato è che la risposta avviene sempre quel mezzo secondo dopo quello che si vorrebbe e, chiudendo il gas, anche qui la moto reagisce con un filo di ritardo. Per guidare in modo attivo, non dico sportivo, avremmo gradito più immediatezza, anche se basta conoscerla per anticipare leggermente le azioni per avere le reazioni esattamente quando le vogliamo. Sui freni, che come detto non avevano i dischi definitivi, non andiamo troppo a fondo: quello che abbiamo visto è una modulabilità buona e una ottima potenza frenante, pur con un attacco un po’ brusco alla prima pinzata, che non crea problemi su strada, ma solo nel fuoristrada scivoloso. Vedremo come sarà l’impianto di serie.