Ogni anno in Italia oltre 38 milioni di pneumatici (tra mezzi a due ruote, auto, camion…) arrivano alla fine della loro vita. Il principale gestore di questo tipo di rifiuti nel nostro Paese è Ecopneus, una società senza scopo di lucro responsabile dello smaltimento e della trasformazione di circa il 70% dei pneumatici fuori uso (PFU). Come funziona il sistema? In Italia, in base all’art. 228 del Decreto Legislativo 152/2006, i produttori e gli importatori di pneumatici sono obbligati a provvedere alla gestione di un quantitativo di PFU pari a quanto immesso nel mercato del ricambio l'anno solare precedente. La legge prevede la possibilità, per produttori e importatori, di assolvere agli obblighi previsti dalla normativa sia in forma singola oppure in forma associata (questo è il caso di Ecopneus). Al cliente finale, quando si reca dal gommista a sostituire gli pneumatici, viene quindi chiesto un
contributo ambientale (proporzionato al tipo di gomma), che serve ad assicurare il corretto smaltimento delle gomme vecchie. Questa però è la teoria, perché Ecopneus lancia un allarme:
ogni anno sono migliaia le tonnellate di gomme in eccesso che la società si trova a dover gestire. Ciò significa che sono ancora molti i gommisti e i venditori nel nostro Paese che non fanno pagare il contributo ambientale e così Ecopneus non ha i fondi per il corretto smaltimento. Le cose però sono destinate a cambiare, in quanto a rischiare una sanzione non sarà più solamente il gommista ma anche il cittadino.