FENESTRELLE È posta nel punto più stretto della Val Chisone, che è conformata come una V rovesciata, impossibile pensare di attraversarla (con scopi bellicosi) senza essere avvistati da qualcuno da questa posizione o dai numerosi posti di guardia sparsi nelle pendici attorno… Durante la passeggiata ci appassioniamo e guardiamo tutto con occhi militari. La vista è ottima ma anche la camminata è stata divertente, la pausa pranzo per caricare le pile è più che necessaria. I boschi attorno sono abbastanza verdi e fitti. Dal ’700 circa fino ai primi anni del ’900, però, quasi tutte queste montagne sono rimaste spoglie: la legna serviva sia come materiale da costruzione sia come fonte di riscaldamento. Inoltre il bosco avrebbe permesso ad impavidi cecchini di avvicinarsi alle postazioni di difesa. A noi sembra impossibile pensare a questo angolo di storia come ad un posto brullo e senza piante, invece qui di fatto nessuno ha mai sparato: impossibile espugnare queste valli, meglio combattere in altri luoghi. Anche se non ci sono riferimenti diretti, sembra il luogo adatto all’ispirazione de “Il deserto dei tartari”, romanzo pubblicato da Dino Buzzati nel 1940 che viene a volte rappresentato in versione teatrale dalle compagnie che si esibiscono al forte. Siamo arrivati in scooter e non abbiamo, in pratica, nemmeno fatto un metro di strada in sella: strano modo di viaggiare su due ruote! L’abbiamo presa comoda, ormai è quasi ora di cena e pensare a cosa doveva essere l’inverno nelle galere senza finestre non ci ha riscaldati... Nelle vicinanze è possibile trovare gradevoli strutture, tanto per chi pratica lo sci che per chi apprezza la montagna in estate; in primavera non è nemmeno necessario prenotare con troppo anticipo. Il nostro agriturismo è gradevole e soprattutto ben dotato di vacche da alpeggio e capre, animali calmi ed abituati al contatto con la gente. In primavera l’affluenza di turisti è modesta e la calma, insieme con la solitudine che ci ha trasmesso la visita al forte, sono davvero totali, specie nelle ore serali. Per cena vi consigliamo di attingere ai prodotti locali: carni rosse, formaggi d’alpe e di lunga stagionatura, torte, biscotti, paste dolci con farina di mais o castagne. Suggeriamo agli incontentabili la tradizionalissima panna cotta o il “bunet”, un budino con nocciole, amaretti ed una vena di rum. Dato che la zona e la meta si sono ben prestate a relax e meditazione, suggeriamo di accompagnare il pasto principale con rossi della zona, quindi Barbera, Nebbiolo o Dolcetto