Da notare inoltre che per conferire un miglior assetto l’ammortizzatore posteriore è stato abbassato, mentre è stato alzato il tubo di sterzo e di conseguenza il manubrio. Un’altra caratteristica che non sarà più replicata in futuro, ereditata dalla precedente serie 160 G.S., sono il tamburo anteriore e posteriore alettati e intercambiabili e i cerchi che sono sì scomponibili, ma simmetrici rispetto a tutti gli altri modelli Vespa. Il bauletto porta oggetti è sistemato dietro lo scudo, novità introdotta già dal modello 160 G.S. seconda serie (dal n. di telaio 0030201) ma è di nuovo disegno: leggermente più squadrato, pratico e spazioso, ha uno sportellino profilato con guarnizione in gomma per evitare infiltrazioni d’acqua e la serratura che si aziona con la stessa chiave del bloccasterzo. I cofani sono asportabili (come sulla 160 G.S., la prima Vespa ad adottare questa particolarità); da quello di destra si accede al motore, mentre sotto il sinistro è alloggiata la ruota di scorta protetta da un guscio semicircolare in lamiera stampata, insieme alla batteria e al raddrizzatore di corrente a diodo. La 180 S.S. presenta poi un’importante novità per i clienti Piaggio, perché è la prima Vespa (targata) in cui si può scegliere il colore della carrozzeria. Sono diverse infatti le tinte disponibili al momento dell’acquisto: ci sono due tonalità di rosso (cod. 847 dal primo telaio 001001 fino al 0016000, e cod. 850 dal 0016001 all’ultimo 0036700), il biancospino (cod. 715 per tutta la produzione) e il blu pavone (cod. 220 dal 1966 all’ultimo telaio). Naturalmente alla Piaggio non hanno lavorato solo sulla scocca e sulle sospensioni. Miglioramenti, infatti, riguardano anche altri aspetti, come l’impianto elettrico. Eliminata l’accensione a spinterogeno della serie G.S. che ha creato non pochi problemi a parecchi vespisti, ora l’accensione è affidata direttamente allo statore in corrente alternata a 6 volt. Con la chiave di contatto inserita, a motore spento, la batteria alimenta con corrente continua il clacson, la luce di stop e le luci di posizione. Non è questa comunque una soluzione destinata a durare a lungo, perché già nel 1966, dal telaio numero 0025301, si decide di semplificarlo facendo scomparire la chiave di contatto e portando tutto l’impianto in corrente alternata, eliminando la batteria ed il raddrizzatore.