Introduzione
L'Oman rappresenta uno dei paradisi
del turismo in moto, specialmente per gli appassionati d’enduro italiani:
oltre all’impagabile possibilità di percorrere infinite piste nel deserto,
i connazionali nel paese sono in pratica assenti, e questo non può che
essere un bene, vista che la fama che ci accompagna come turisti non è
sempre tra le migliori.
L'Oman è ricco di fascino: Muscat, la capitale,
è totalmente sconosciuta, eppure è una delle più belle città del mondo,
composta com’è da quartieri di case bianche isolati da montagne
aguzze, aride e scure. Ovunque si trovano aiuole fiorite, pace, tranquillità
e pure tanti negozi d’oro ed argento. La cosa che più stupisce
dell’Oman
è la rilassatezza della popolazione, il loro modo di godersi la vita. Siamo
forse nell’unico paese arabo in cui nessuno vede nel turista un pollo
da spennare, bensì un’insolita occasione di fare conoscenza. È un popolo
che sta bene, il petrolio ed i commerci fruttano abbastanza da permettere
a tutti di vivere decentemente.
Organizzare un viaggio in moto da queste
parti, non è molto semplice a causa della gran distanza dall’Italia:
arrivare
via terra è davvero lungo, mentre per spedire la moto via mare occorrono
un paio di mesi e altrettanti milioni di lire. Noleggiare moto, al momento,
non è possibile. I prezzi sono buoni per quanto riguarda il cibo e la benzina,
ma mancano alberghi popolari.
Il BMW Club Italia, con la sua ormai famosa
e scrupolosa organizzazione, ha permesso a tutti i partecipanti di godere
solo della parte più piacevole del viaggio, preoccupandosi di risolvere
tutte le formalità burocratiche.
La partenza è avvenuta da Dubai, negli
Emirati Arabi Uniti, una nazione che, nonostante le prime impressioni di
modernità e caos, riserva qualche scorcio veramente piacevole soprattutto
lungo il Creek, il canale che l’attraversa, in cui ci siamo trovati a
viaggiare in mezzo ad altissime dune di sabbia.
Le strade sono in condizioni perfette,
anche se quasi tutti i partecipanti possedevano GS mono o bicilindriche
e non vedevano l’ora di impolverarle nelle famose piste omanite:
velocissimi
sterrati a fondo ghiaioso, affrontabili agevolmente anche con il passeggero
a bordo, che attraversano regioni montagnose assolutamente deserte eccezion
fatta per qualche minuscolo villaggio rurale che s’incontra ogni tanto.
La prima pista taglia da Nord a Sud i monti Hajar Occidentali, dal mare
di Al Khabura alle pianure desertiche di Ibri; uno spettacolo fantastico.
Da qui si arriva su asfalto a Nizwa, città piacevolissima, con un forte
ed una zona antica ben conservati e tante persone in costume tradizionale
che si rilassano nei porticati all’ombra.
Il deserto di Wahiba
Il giorno di Capodanno abbiamo affrontato la prima pista fuori programma:
esisteva infatti un percorso ufficiale asfaltato, ma l’organizzazione
permetteva di “disobbedire”. E Felice Cantamessa, personaggio
storico
del fuoristrada bergamasco, ogni sera proponeva delle deviazioni
fuoristradistiche
lunghe centinaia di km, invitando chiunque a seguirlo. Abbiamo quindi deciso
di percorrere quella che abbiamo identificato come la pista dei Mille Guadi
perché flagellata dalle intemperanze del fiume che costeggia.
Percorso il cuore dei Monti Hajar Orientali, la pista termina ad Al Qabil;
ad Al Minitrib inizia il tracciato, ben più impegnativo, che in 200km attraversa
il favoloso deserto sabbioso di Wahiba. Si tratta di una pista troppo pericolosa
per essere inclusa nel road-book, ma per alcuni partecipanti la tentazione
di farne almeno un pezzo era insostenibile. Dopo qualche ora si giunge
a Sur, una delle più belle località di mare del pianeta, da cui una pista
sulla costa porta a Muscat, tra scorci di mare blu e villaggi di case bianche.
Dopo Muscat erano previsti solo dei trasferimenti veloci, ma nuovamente
Cantamessa non ci stava e proponeva di raggiungere Sohar (la città di Sinbad
il Marinaio) attraverso le piste dell’interno, un’apoteosi di
polvere
e ghiaia per 200 km. Dopo questa pista, terminata con uno spettacolare
tramonto finale, che concludeva un viaggio di 3.300 km, è arrivato il clou
finale: una accampamento di tende tra le dune degli Emirati, come ultimo
ricordo del ventesimo Top Dream BMW.