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Nipponia Vorrei 150: test

A parte l’estetica molto originale, le finiture del Vorrei 150 sono di scarsa qualità. Il motore è regolare nell’erogazione e parco nei consumi.

Nipponia vorrei 150: test

Milano - Lo scooter Nipponia Vorrei 150 non passa certo inosservato: attraversando la città attira gli sguardi dei passanti, incuriositi dalla linea a dir poco “personale” che, al primo impatto, può far storcere il naso. Questo scooter è opera di Sotiris Kovos, designer greco noto nel campo delle quattro ruote per la collaborazione con il marchio Toyota. Nipponia è un’azienda relativamente giovane. Fondata in Giappone nel 1992, specializzata nella commercializzazione di motoveicoli è passata, in anni più recenti, alla produzione di scooter nelle sedi di Shanghai, per la Cina e il Sud-Est asiatico, e di Atene, quartier generale del mercato europeo. La commercializzazione dei prodotti Nipponia è iniziata in Italia nel gennaio di quest’anno con tre modelli, tutti 125 e 150 cc, visti per la prima volta all’EICMA 2009: Vorrei, che vi diciamo come va con questo test, Ezio e Arte.

 

 

Il Vorrei 150 ha un aspetto mastodontico e finiture che non raggiungono il livello dei migliori concorrenti. Alcuni particolari sono decisamente sottotono, come il fissaggio del cupolino realizzato mediante una “fila” di viti lasciate a vista, la scarsa qualità del bauletto di serie e la verniciatura poco brillante. La posizione di guida è naturale, con il manubrio, moderatamente rialzato, vicino al pilota e la sella distanziata dalla pedana. L’imbottitura è soffice e confortevole, ma l’elevata altezza dal suolo (790 mm dichiarati) e l’eccessiva larghezza fanno sì che i più bassi riescano con fatica ad appoggiare i piedi a terra. La pedana, larga e piatta, è corta e non consente la mobilità dei piedi che assumono una posizione obbligata. Questa caratteristica, unita all’assenza di un gancio sul retro scudo, non permette il trasporto sicuro di borse o zaini. I comandi al manubrio, “annegati” nella carenatura, sono difficilmente raggiungibili e per essere utilizzati obbligano ad allentare la presa dalle manopole. Considerando che si tratta di un modello a ruota alta, la capacità di carico è di buon livello: sia il vano sottosella, apribile con un pulsante al manubrio, sia il bauletto, possono contenere un casco demi-jet. Il vano con serratura, ricavato nel retro scudo, è molto profondo; l’accesso è però scomodo per l’assenza di appigli per l’apertura dello sportello che avviene automaticamente, tramite l’assistenza di una molla non sufficientemente caricata.

 

Lo scooter è sprovvisto della stampella laterale ed è molto pesante da issare sul cavalletto centrale. La sensazione di pesantezza, avvertibile nelle manovre da fermo, persiste una volta in movimento: il Vorrei è ingombrante e poco agile nel traffico; superare una coda di auto a passo d’uomo non è il suo punto forte. Questa impressione si affievolisce affrontando un percorso extraurbano: all’aumentare della velocità la guida diventa più intuitiva e piacevole. Peccato per la tendenza ad allargare le traiettorie quando si affrontano curve ad ampio raggio e per le vibrazioni trasmesse dal motore alla pedana e al manubrio. La protezione aerodinamica offerta dallo scudo e dal piccolo cupolino è sufficiente a riparare le gambe e a deviare l’aria dal busto. La stabilità è buona, però la taratura morbida e sfrenata delle sospensioni fa innescare ondeggiamenti, sempre controllabili, in corrispondenza delle irregolarità dell’asfalto.

 

Il monocilindrico da 150,1 cc è pigro nel prendere i giri, ma pronto all’avviamento anche a freddo, regolare nell’erogazione e parco nei consumi: durante il nostro test, su un percorso misto, abbiamo registrato circa 28 km con un litro di carburante. Purtroppo è afflitto da un’eccessiva rumorosità meccanica agli alti regimi, amplificata dalla risonanza delle carene e del bauletto. La forcella va in crisi nel filtrare le buche e ha la tendenza a tamponare facilmente: di norma, quello che passa sotto la ruota anteriore è trasmesso al manubrio. Gli ammortizzatori, regolabili nel precarico della molla, svolgono meglio il loro dovere, con evidenti limiti nel filtrare gli avvallamenti più accentuati. Gli impianti frenanti a disco offrono una potenza discreta, la modulabilità è scarsa. Il Nipponia Vorrei è disponibile blu, bianco, marrone, nero, grigio e bordeaux, nella versione 150 al prezzo di 2.690 euro chiavi in mano, oppure 125, a 100 euro in meno.

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