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NH78, la self-made streetfighter

Una special post-atomica nel nome e nelle forme disegnata intorno alla ciclistica di una Yamaha del 1993, la GTS1000. Il vulcano che l'ha partorita è Rodney Serra, un architetto dalla passione sfrenata per le moto che non ha resistito alla voglia di dare vita alla moto dei propri sogni

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Rodney Serra in sella alla sua NH78. Foto @martintaburet

NH78, acronimo di Night Hawk, falco notturno. Il nome è corto, minimalista eppure allo stesso tempo evocativo di qualcosa di maledettamente veloce e agile. In più, le forme squadrate incutono subito timore: richiamano alla mente lo Stealth, l'aereo "invisibile" statunitense. Che si tratti di una special è inutile sottolinearlo, è chiaro sin dalla prima riga, ma quel che colpisce di più è la base tecnica e meccanica intorno cui è stata realizzata, uno dei progetti più interessanti degli Anni 90: la Yamaha GTS 1000.

Una sport tourer intrigante non tanto nel look bello tondeggiante e voluminoso (figlia dei suoi tempi, nasce nel 1993) quanto per una serie di soluzioni tecniche non convenzionali come l'adozione di un monobraccio anteriore al posto della classica forcella (il sistema RADD progettato da James Parker), abbinato a un telaio di tipo Omega.

Caratteristica che l'ha resa un mezzo fuori dagli schemi anche se non rivoluzionario, visto che in quegli anni c'era già la Bimota con la Tesi 1/D a portare avanti la "tesi" (scusate il gioco di parole) di uno sterzo indipendente dalla relativa sospensione. Progetti che, al di là dell'effetto sensazionalistico dato dalla "stravaganza" delle soluzioni tecniche, non ebbero un successo commerciale all'altezza.

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Rodney Serra NH78 laterale sinistro. Foto @martintaburet

Un'occasione che comunque non è andata persa del tutto, visto che ogni tanto torna alla ribalta grazie all'inventiva di qualche customizer volenteroso, come ad esempio Rodney Serra, papà della NH78 che tutto è tranne che un preparatore esperto. Rodney, infatti, di professione fa l'architetto, ma nel cuore nasconde un amore viscerale per il mondo del design e, ancor di più, delle moto. Due passioni che affronta da autodidatta e che ha voluto far convivere nel suo progetto, un mix di modernità e minimalismo estremo che ha partorito una super naked che sembra uscita dritta dritta dalle pellicole anni Ottanta di Mad Max.

Come un moderno Dr. Jeckyll e Mr. Hyde, Rodney per tre anni si è diviso tra la sua figura di architetto di giorno e di apprendista preparatore di notte (e nei weekend). Saldatrice, sega, smerigliatrice e pochi altri attrezzi: insomma un preparatore self-made con tanta voglia di fare.

Ma andiamo sulla moto. La carrozzeria è composta da due gusci in metallo tenuti insieme da una fettuccia arancione che corre dall'ipotetico cannotto di sterzo alla sella: una soluzione tanto semplice quanto pratica. Questa sorta di spina dorsale è poi collegata a due telaietti in tubi che, oltre a sorreggere le citate sovrastrutture, probabilmente servono a irrigidire l'ossatura della moto nel suo complesso.

Il suo design tagliente e multisfaccettato, insieme alla verniciatura antracite opaco, sono una chiara dedica allo Stealth eppure, guardandola bene, si può notare una certa somiglianza - nelle forme e nelle proporzioni - con la streetfighter austriaca 1290 Super Duke, nonostante il faro anteriore sia di una Yamaha MT-125. Dal catalogo Rizoma sono arrivano invece gli indicatori di direzione, il manubrio, le manopole, il portatarga e il fanale a led incastonato a filo nella struttura della sella pilota, mentre per la strumentazione e i comandi elettrici, la scelta è caduta per il primo su Koso e per i secondi su RebelMoto.

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Rodney Serra NH78. Foto @martintaburet

Ma il lavoro del preparatore francese non si è fermato al solo aspetto, visto che questa power naked è stata aggiornata in un paio di aspetti rispetto al progetto originario della Yamaha GTS 1000. Di questo si riconoscono il telaio a Omega e il monobraccio anteriore (con annessi la ruota e l'impianto frenante che sfoggia però un discone by Beringer), mentre del tutto inedito è il retrotreno, dove spiccano il monobraccio e la ruota di una Honda VFR800 (debitamente modificato per l'attacco dell'ammortizzatore).

Spulciando tra i post pubblicati sui propri social, si scopre che Rodney ha poi messo mano alla ciclistica, adottando una coppia di ammortizzatori completamente regolabili della EMC, mentre la meccanica non ha subito variazioni: il customizer francese non ha voluto rischiare di rovinare la bontà di un motore che ai tempi era un riferimento tra le sportive, quello della FZR 1000, capace di 101 CV e 106 Nm. Sono stati sostituiti però la centralina elettronica con una prodotta da Motogadget, e l'impianto di scarico originario con un più aggressivo e tuonante 4-in-1 by LeoVince, posizionato proprio sotto il propulsore.

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