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07 June 2013

Nicola Dutto al traguardo della Baja 500 in Messico

Il campione di Cuneo è il primo pilota di moto paraplegico al mondo a portare a termine una gara di 800 Km nel mondiale Desert Race. Dutto ha gareggiato in sella alla KTM 500 EXC

Nicola dutto al traguardo della baja 500 in messico

"Come uomo sono molto felice di avere finito la gara ed in buone condizioni fisiche, come atleta mi dispiace non averla conclusa con il crono che speravo". Sono le parole di Nicola Dutto, al traguardo della Baja 500 in Messico. Il campione cuneese è il primo pilota di moto paraplegico al mondo a partecipare ad una gara di 800 km no stop valevole per il Mondiale Desert Race. Dutto ha compiuto un’impresa straordinaria, in una gara difficilissima anche per i migliori piloti del mondo normodotati. Nicola, lo ricordiamo, è paralizzato dal busto in giù per la lesione della settima vertebra dorsale causata da una caduta in gara nel 2010. Gara, l’Italian Baja, a cui quest’anno è tornato in veste di apripista. Prima dell’incidente era uno tra i migliori piloti a livello mondiale in una disciplina simile all’enduro.

19 ORE IN SELLA
Dutto ha gareggiato in sella alla KTM 500 EXC grazie alla filiale italiana della casa austriaca e con il pieno supporto di KTM America. In corsa con lui il pilota di enduro Massimo Ravetta, pronto ad assisterlo in caso di necessità. La gara è stata massacrante, Nicola ha impiegato 19 ore, arrivando al traguardo in over-time nel cuore della notte, ma quello che più conta è l’averla portata a termine ed essere stato il primo al mondo a compiere una simile impresa. “Partenza alle 6.30 da Ensenada per affrontare 480 miglia - racconta Nicola Dutto - mi sono sentito bene da subito, la moto perfetta, c'erano tutte le condizioni per fare una bella gara. Il percorso è molto difficile, nulla a che vedere con quello della Baja Aragon a cui avevo partecipato un anno fa che invece è molto veloce. Qui ci sono tratti tecnici incredibili”.

COMMOZIONE E CORAGGIO
“Ad ogni Baja Pit, dove faccio rifornimento, sanno chi sono e mi accolgono con applausi e commozione, io bevo e riparto. Nelle fasi iniziali della gara riesco a superare un po’ di moto. Nei tratti più tosti mantengo un’andatura tranquilla, queste gare vanno gestite con intelligenza. Cado alcune volte ed in questo tipo di gare è una cosa normalissima ma ovviamente non mi posso rialzare da solo, mi deve aiutare Ravetta ma che spesso da solo non ce la fa e deve attendere che si fermano altri piloti. Perdo tempo prezioso e arrivano i trophy truck (grossi veicoli a 4 ruote). Facciamo passare i primi tre che si giocano il podio e che vanno ai 200 Km/h, poi proseguiamo. Mancano 40 miglia al traguardo, mi sento bene, sono un po’ stanco ma ho quasi finito la gara. Mi ero imposto di concludere la gara ed avevo promesso a mia moglie Elena che sarei arrivato alla fine, ce la sto facendo!  

LA GIOIA DELL'ARRIVO
Siamo su una salita con tanto fesh fesh (polvere sottilissima) passa un trophy truck che mi sorpassa e solleva tantissima polvere. Esco dal tracciato perché non vedo nulla e andando troppo piano perdo l’equilibrio e cado. È una caduta banalissima, non mi faccio un graffio, sto bene ma la moto è infossata, Ravetta da solo non riesce a riportarla sul tracciato e dobbiamo aspettare che qualcuno si fermi ad aiutarci, intanto passano minuti su minuti. Telefono a mia moglie con il satellitare e lei mi da coraggio, mi dice di continuare. Risalgo sulla moto arrabbiato per il tempo perso e arrivo al traguardo in over time. Come uomo sono molto contento perché non ho sofferto, sto bene, ci sono a livello sia fisico che mentale. Come pilota, come atleta, mi dispiace non avere fatto un crono migliore, all’altezza del mio potenziale. Sono comunque molto felice: ho capito che ci sono, ci sono eccome! Qui gli Americani e i Messicani non sapevano cosa dire prima della gara, tanti complimenti, mi chiamavano SIR… “Can I shake your hand Sir? Posso stringerle la mano SIGNORE?”  Hanno perfino organizzato una festa per me a San Diego in un ristorante Italiano! Ringrazio di cuore Max Ravetta per avermi accompagnato in questa avventura non facile per lui, il mio tecnico Roberto Boasso che è sempre un aiuto indispensabile ed Elena per aver creduto in me sempre”.

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