L’introduzione della gradualità all’accesso della moto era una richiesta dell’allora Comunità Europea, peraltro adottata con criteri curiosi: a parte gli scooter non erano molte le moto accattivanti entro i 25 kW o depotenziabili. Tra le più interessanti, per fare qualche esempio, c’erano Cagiva Canyon 500, Ducati Monster 600 Depo, Suzuki DR350 e Freewind 650 Depo. Per i neopatentati automobilisti, negli anni 90, si scelse solo la politica dei limiti di velocità differenziati (influenza delle Case auto?): 90 km/h sulle superstrade e 100 km/h in autostrada.
Oggi c’è un po’ più di equità: per i neopatentati (anche moto), i limiti di velocità restano per i primi tre anni di patente, ma accoppiati per le auto alla limitazione di 55 kW/t entro un massimo di 70 kW (non applicabile se a fianco c’è un patentato da più di 10 anni). Per le moto, invece, dal 2013 la limitazione per neopatentati consente di guidare moto da 35 kW (47 CV), inoltre, non serve ripetere l’esame teorico che tanto innervosiva – giustamente! – il nostro lettore e, ancora, a partire dai 16 anni è possibile trasportare un passeggero su 50 e 125. Infine, mentre negli anni 90 non era chiaro se si potesse fare l’esame con moto automatiche (le motorizzazioni decidevano in moto autonomo), ora è possibile effettuare la prova pratica con moto automatiche, anche se poi ci si dovrà limitare a guidare moto e scooter con questa tipologia di trasmissione (che include, per esempio, il cambio DCT di Honda). In caso di violazione delle norme sui limiti di potenza, oggi la sanzione va dai 165 a 650 euro, oltre alla sospensione della patente da 2 a 8 mesi (art. 117 CdS).