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Jorge Prado: una bella storia dietro la tabella rossa

È spagnolo, ha 17 anni ed è il nuovo capoclassifica della MX2. Il sogno di un ragazzo partito da lontano, che punta in alto, guida da Dio e potrebbe essere il dopo Cairoli del Team De Carli
1/10 Jorge Prado
Dopo il GP della Repubblica Ceca la classe MX2 ha un nuovo leader: si chiama Jorge Prado, ha 17 anni e viene dalla Spagna. E incarna il sogno di qualsiasi appassionato di motocross, quello di essere scelti da bambino e coltivati fino ad arrivare nel Mondiale con il team e la moto più importanti.

Tutto nacque nel 2001 a Cingoli, dove si disputava il “Mundialito”. Nella 65 cc vinse un piccolo spagnolo di appena 10 anni, che nella stessa stagione fece suo anche l’Europeo. La KTM vide qualcosa di speciale in lui e propose a suo padre di trasferirsi in Belgio per farlo crescere con l’obiettivo di diventare un professionista. Accettarono. Immaginate cosa può significare per un’intera famiglia lasciare le proprie origini per cambiare totalmente vita: dalla quotidianità di Lugo, una cittadina nel nord ovest della Spagna, al freddo nord Europa, senza alcuna certezza di riuscire nell’impresa. “Ho lasciato la Spagna quando avevo 11 anni – ci ha raccontato Prado in un’intervista su FUORI 04/2017- proprio dopo il Mundialito di Cingoli. La mia famiglia è venuta con me, hanno abbandonato tutto per starmi vicino. È stato difficile, soprattutto per mia madre. È stato più duro per lei che per me e mio padre; noi avevamo lo sport, facevamo quello che amavamo, ma per mia madre e mia sorella, all’inizio, in Belgio non c’era nulla di piacevole. Hanno dovuto lasciare la famiglia, i vecchi amici, non avevano un sostegno fuori dal Paese di origine. Mia madre continua a preferire la Spagna ancora oggi, la gente è differente là, più aperta. Ma lei voleva stare con me, sono la sua ragione di vita, così ha lasciato tutto e io non lo dimenticherò mai. Lei ha sempre voluto tenere unita la famiglia ed è una cosa importante sia nei momenti difficili sia in quelli belli”.
Anno 2011: Jorge Prado tra Tony Cairoli e Ken Roczen

Quella sfida con Herlings ad Assen

Il piccolo Jorge cresce tra le buche e i canali delle piste di sabbia e inizia a raccogliere i primi frutti nel 2015, quando vince l’Europeo 125. Nel 2016 fa il suo debutto al Mondiale MX2 come wild card, nelle ultime tre gare, una volta libero dall’Europeo EMX250 dove non brilla particolarmente. Il primo GP è ad Assen, una lingua di sabbia fine e profonda dove l’allora dominatore del Campionato Jeffrey Herlings pare non avere avversari. Invece, in gara 2, Prado parte davanti a tutti e tiene testa all’olandese al punto da fargli perdere la pazienza con tanto di “Vaffa” nel bel mezzo del confronto. “Ho visto che stava rischiando troppo – disse poi Herlings nel dopo gara – e ho voluto farglielo notare”. In pochi ci hanno creduto. Nella stessa nostra intervista, in merito, Prado ci raccontò così: “Ad Assen stavo conducendo la gara da 15 minuti ed è stata una cosa impressionante; se inizi a pensare che sei primo in una manche della MX2 hai bisogno di prendere fiato, perché quasi ti manca l’aria. È difficile essere lì, io c’ero, ero al comando e mi sentivo bene. Sapevo che Herlings era dietro di me e che prima o poi mi avrebbe superato perché era più veloce; poi mi ha passato, ma in quel momento ha fatto qualcosa che mi ha fatto sentire veramente frustrato. Io non so cosa mi sia preso, come ho fatto, è stata una cosa quasi “soprannaturale”. L’ho superato di nuovo e gli sono stato davanti ancora per un paio di giri. Alla fine ha vinto lui, ma quando ho finito la gara ero davvero felice, è stato un weekend fantastico”. La cosa soprannaturale a cui fa riferimento noi la possiamo tradurre come “talento puro”. Quella cosa che fa la differenza tra essere un buon pilota e un campione vero.
Jorge Prado in sfida con Jeffrey Herlings

Una prima delusione

Nel 2017 Prado corre il Mondiale a tempo pieno, con l’ambizione di vincerlo al primo tentativo. Ma, come può capitare se hai 16 anni e una grande occasione, corre al di sotto delle aspettative, finendo a terra tante volte e pagando errori di gestione della gara e del Campionato. Chiude al settimo posto, ma vince comunque la sua prima manche e il suo primo GP ad Arco di Trento, per poi ripetersi sulla sabbia di Lommel e Assen. Il suo compagno di squadra Paul Jonass gli ruba totalmente la scena e anche l’attenzione del team, gestito da Dirk Grueber in cui milita anche Herlings. Serve una svolta, che arriva nel finale della scorsa stagione.

Una nuova vita con De Carli, nonostante l’infortunio

Davide e Claudio De Carli
KTM vuole bilanciare le squadre e il Team De Carli non si fa scappare l’opportunità di portarselo in casa, tornando così a schierare un pilota in MX2 assieme a Cairoli in MXGP. L’idea è buona, lì può crescere in un gruppo più “latino”, a fianco di un Campione come Tony e con la totale attenzione di Davide De Carli, pronto a subentrare a papà Claudio all’interno della squadra di famiglia quando andrà in pensione.

L’inverno scorre bene, Prado cresce anche a livello fisico e affina le armi, prendendo spunto da Tony. Lavora sulla partenza (oggi è quasi sempre davanti alla prima curva), sulla gestione del weekend, evolve la tecnica di guida puntando sulla leggerezza. Tutto funziona e l’obiettivo Mondiale è concreto. Poi, all’improvviso, Prado commette un’ingenuità da ragazzino e si rompe stupidamente un braccio alla vigilia degli Internazionali d’Italia. Se non tutto è perduto, l’interruzione della preparazione impedisce a Jorge di arrivare al 100% al via del Campionato. Jonass, invece, da Campione in carica, è in palla e vince i primi tre GP a punteggio pieno. Ma dalla quarta gara ad Arco di Trento Prado inizia la sua rimonta e vince in Trentino, in Portogallo, in Germania, in Francia, a Ottobiano e fa sue anche le due tappe indonesiane. Jonass accusa il colpo e alterna vittorie a gare incolore, dimostrando una non perfetta tenuta mentale. I due arrivano in Repubblica Ceca a pari punti e Prado non sbaglia: fa suo il GP e conquista la tabella rossa di leader, che torna in casa De Carli dopo 10 anni, cioè nell’ultima stagione di Cairoli in MX2.

Il nuovo Nieto?

Prado sfata anche un piccolo paradosso: quello che vede la Spagna molto poco protagonista nel motocross, nonostante sia una nazione appassionata di due ruote e sforni campioni a profusione nella velocità. L’unico iberico ad aver vinto un titolo mondiale è stato Carlos Campano nel 2010, in una “sgonfia” e molto poco significativa MX3. Oltre a lui ricordiamo giusto Jonathan Barragan (7 GP vinti) e Garcia Vico (vice iridato nella 650 del 2003). Molto poco, se si pensa all’infinita lista di piloti e sponsor che da sempre animano il Motomondiale. Se Prado dovesse affermarsi nel giro di pochi anni che peso avrebbe per la sua nazione? Che sia il nuovo Angel Nieto? Potrebbe, se ai risultati aggiungiamo una faccia pulita, un bel sorriso e uno stile di guida bellissimo da seguire. Se preferisse trasferirsi in USA, come molti altri prima di lui, per il Mondiale sarebbe una perdita enorme.

Il futuro

Il sogno americano è un richiamo forte per un pilota di motocross. E Prado ci ha pensato, anzi ci ha candidamente detto che: “Un altro dei miei sogni è quello di gareggiare un giorno in USA, nel Supercross”. Ma questo è ciò che pensava ad aprile 2017. Oggi sembra che qualcosa nella sua testa sia cambiato. Per quanto l’America sia molto accattivante per un giovane di talento come lui, non è più così sicuro che insegua quel sogno a tutti i costi. Se riuscisse a trovare la sua dimensione nel Mondiale, in una squadra di livello in cui sta bene, in sella alla moto migliore e con un futuro mirato a conquistare il titolo MXGP… Potrebbe rimanere. A pensarci bene, queste cose le ha già.
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