Statistiche web

MV Agusta: “La futura F3 potrebbe essere una Moto2 stradale”

Una sfida personale. Così Giovanni Castiglioni definisce il ritorno di MV Agusta al Motomondiale. E afferma che la vittoria è alla portata del Marchio varesino. L'aspettativa, anche considerato il passato agonistico della Casa, è altissima. E in futuro...
1/10

1 di 4
Il 29 agosto 1976 al Nürburgring pioveva e l'inferno verde era ancora più terribile con l'asfalto lucido e scivoloso. Più di 20 chilometri di curve cieche e rettilinei che si perdevano tra gli alberi, svolte da ricordare o intuire e soprattutto nessun margine di errore. Nel box di Giacomo Agostini la Suzuki 500 2 tempi era al fianco della gloriosa MV Agusta con tanti tempi quanti i suoi cilindri, 4. La giapponese era giovane, agile e scattante, ma anche scorbutica e bizzosa. L'italiana era una signora che iniziava a sentire il peso dell'età, non raggiungeva le prestazioni delle rivali giapponesi, ma era dolce e aveva una guidabilità incredibile per chi la sapeva guidare. Agostini la scelse e la portò alla vittoria, l'ultima sia per lui, sia per quella moto mitica, l’ultima per una moto 4 tempi in 500. Terminò la gara in 1 ora 6 minuti 21 secondi e 40 centesimi, alla media di 144,533 km/h, ci mise 52 secondi in meno di Marco Lucchinelli, il primo di uno stormo di Suzuki che dovettero arrendersi alla MV. Quel momento fu la fine di un’epoca, quella iniziata da MV nel 1952 con la sua prima vittoria in 125 al Tourist Trophy con Cecil Sandford, che vinse anche il titolo quell’anno. In 25 anni, le moto di Cascina Costa avrebbero vinto 275 gran premi, 38 campionati piloti e 37 costruttori. Jonh Surtees, Mike Hailwood, Giacomo Agostini, Phil Read, Gary Hocking, Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini, Cecil Sandford furono i suoi campioni. Un mito, che si spense con la decisione di ritirarsi dalle corse. Fino a oggi, perché, dopo le recenti esperienze in Superbike e Suspersport, dal prossimo anno il marchio MV Agusta ritornerà nel motomondiale, in Moto2. Sarà grigia e rossa, come potete vedere nei rendering che anticipano il prototipo destinato a scendere in pista a Misano per la prima volta a fine mese, monterà il motore 3 cilindri Triumph come prevede il regolamento e sarà affidata al Team Forward di Giovanni Cuzari. MV Agusta e CRC si occuperanno della progettazione e dello sviluppo della Moto2. Un progetto affascinante e allo stesso tempo non privo di rischi, perché il marchio MV porta con sé un'eredità così pesante da potela schiacciare al primo passo falso.
Lo sa bene il presidente Giovanni Castiglioni, che ha valutato con attenzione ogni aspetto prima di fare questo passo.
Due o tre anni fa avevo iniziato a parlare di questo progetto con Cuzari, ma non ero troppo deciso. Abbiamo sempre cercato di rimanere fuori dalle corse perché sono molte dispendiose e noi siamo una piccola azienda, confrontati a colossi come BMW, Audi o i marchi giapponesi. Ho sempre cercato di non farmi entusiasmare da questo mondo”.

Perché ha cambiato idea?
“Non mi sono fatto guidare solo dalla passione. Il cambio regolamentare con il passaggio al motore 3 cilindri è stato uno dei punti chiave, perché abbiamo un grande know how su quel tipo di propulsore e abbiamo dimostrato di sapere fare bellissime moto da corsa tricilindriche, quale la F3 è. Sviluppare una Moto2 penso possa essere per noi molto interessante, è una delle classi più competitive del Motomondiale dove puoi trovare anche 20 piloti nello spazio di un secondo. Credo che abbiamo le capacità per farlo, anche se sono consapevole che servirà tempo. Il primo anno sarà un anno di apprendistato, ma ho fiducia nel Team Forward”.

Però con le derivate di serie MV aveva già fatto un passo in quel senso.
“Ci siamo entrati per caso, avevamo dato le nostre moto al team Yacknich ma aveva avuto problemi finanziari ed era stato costretto a fermarsi. Così noi eravamo stati costretti a rilevare la struttura, soprattutto per una questione di immagine. Avevamo trovato uno sponsor ma all’ultimo minuto ci furono dei problemi e decidemmo di continuare comunque. Dopodiché abbiamo ceduto l'attività a delle squadre private, a cui diamo in licenza il marchio MV per le corse e forniamo moto e materiali. Questo è tutto”.

Questo progetto nelle derivate di serie continuerà anche con l'ingresso in Moto2?
“Lo spero, almeno per quanto riguarda la Supersport. Per la SBK la F4 è ormai alla fine del suo ciclo, quindi non avrebbe molto senso continuare a farla correre”.

Per la Moto2 si è ispirato all'organizzazione utilizzata in SBK?
“Sì, abbiamo dato al Team Forward la possibilità di usare il nostro marchio, mentre internamente ci occupiamo di progettare e sviluppare la moto”.

Questo progetto potrà avere anche risvolti commerciali?
“Certamente, le moto 3 cilindri rappresentano attualmente l'80% del nostro fatturato. La futura F3 potrebbe essere una Moto2 stradale e saremo gli unici a poterlo fare. Entrare nel Motomondiale non è un salto nel vuoto dettato dalla passione, abbiamo il budget e le competenze per farlo, oltre che una squadra per gestire questo progetto”.
Non è un problema correre utilizzando il motore di un'azienda concorrente?
“L’ingresso di KTM mi ha fatto cambiare idea su questo punto. Sono andato a vedere un GP e ho visto una KTM in pista, non ho pensato a quale motore montasse, MV rafforzerà ancora di più questa percezione. Sono convinto che anche altre Case entreranno in Moto2. Non vedo quello del motore come un problema”.

MV Agusta è un mito e ogni errore verrà fatto pesare, saranno in molti ad aspettarla al varco.
“Ormai sono abituato (ride, n.d.r.). Penso che sia molto facile criticare guardando dall’esterno, ma nella vita bisogna provarci. Hanno criticato me e hanno fatto lo stesso con mio padre. Criticano la mia gestione e non riconoscono gli sforzi dei team in SBK e Supersport. La MV è così importante come marchio da essere costretta a fare sempre le moto migliori: dovrebbero andare più forte, costare meno, non spaccarsi mai e stravincere nelle corse (ride, n.d.r.)”.

Aveva mai parlato con suo padre di riportare MV Agusta nelle corse?
“Il suo sogno era correre in Superbike. Prima di vendere nel 2008 l’azienda ad Harley-Davidson, avevamo iniziato a partecipare alla Superstock. Ricordo che avevamo anche trattato con Petronas e Fogarty per realizzare una moto, ma poi l'operazione non andò in porto. Alla MotoGP mio padre non aveva mai pensato”.

Il passato può essere un peso?
“Sì, dobbiamo fare bene. Però, guardando al Motomondiale, bisogna anche osservare che ci sono tante Case con budget enormi a cui sono serviti anni per essere competitive. Servono tempo e lavoro. Mi ricordo i primi anni della Cagiva in cui la moto non funzionava e arrivava ultima, praticamente mettevi la prima e la moto andava in retromarcia (ride, n.d.r.). Poi è arrivata la prima vittoria con Eddie Lawson, ma ci sono voluti più di 10 anni e tanti soldi”.
È ancora un dispiacere per lei avere interrotto quel progetto in 500?
“Sì, è stato un peccato perché eravamo al top. Però ricordo anche un'altra cosa, che non funzionava la legge ‘race on sunday, sell on Monday’”.

Cosa rappresenta per lei la Moto2 oggi?
“Una sfida e penso occorra accettarla. Andando alle gare ti accorgi delle dimensioni dei tuoi avversari, in Supersport siamo stati vicini a vincere il titolo ed è già stato quasi un miracolo. Io penso che la F4 possa essere ancora vincente in SBK, ma servirebbero i soldi per svilupparla. Il team Moto2 non avrà però di questi problemi perché Cuzari è stato bravo a coinvolgere gli sponsor per sostenere il progetto”.

Da un punto di vista personale, cosa prova a iniziare questa avventura?
“Mia madre ha una foto di me a 2 anni sulla Cagiva 500. Mi ricordo che con mio padre andavo praticamente a una gara ogni fine settimana: in Superbike per Ducati, nel Motomondiale per Cagiva e nel cross con Husqvarna. Per me è una sfida personale: so che non è facile, ma non è impossibile vincere. È solo una questione di potenzialità finanziaria e di un pizzico di fortuna, quella serve sempre”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA