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30 October 2015

Motore Yamaha RD350, telaio KTM Duke: ecco l’indiana Flying Sikh

Una special piccola e scattante che nasce da un incrocio improbabile, quanto riuscito, tra una moderna naked e un iconico motore 2T risalente addirittura agli Anni ’70 (ma abbondantemente rivisto). Il tutto con un personalissimo vestito in alluminio fatto a mano. La storia, le foto, il video

Arte dell’ibridazione

Mi piacciono i piani ben riusciti” (diceva il colonnello Hannibal Smith dell’A-Team) e mi piacciono pure gli innesti ben congegnati (dico io). Mi affascinano soprattutto. Stiamo parlando di moto, ovviamente, non di floricultura. E per chi non lo sapesse, mescolare pezzi di moto diverse, magari non solo di Aziende differenti, ma anche di epoche distanti tra loro, non è mica un gioco da ragazzi. Oggigiorno le Case hanno kit belli pronti da montare sulle moto. Si chiamano bolt on: basta avvitare i componenti nuovi e il gioco è fatto. In box, la sera, sto cercando di far combinare un bel forcellone in alluminio in un telaio che non è il suo. Allineamenti, boccole, fresature, saldature: il lavoro è lungo e, se non eseguito con accuratezza, rischi di buttare alle ortiche tempo, denaro e sicurezza, una volta che la special marcerà su asfalto. Per questo nutro massima stima nei confronti di telaisti e customizer che sanno davvero “fare moto” con flessibile e saldatore. L’ammirazione poi sale alle stelle quando non si parla di stelle del mondo custom come Roland Sands, JVB, Kimura, Lazareth o Waltz, che possono contare su mezzi ed attrezzi all’avanguardia. 
1/29 Flying Sikh: special indiana ibrida (motore Yamaha RD350 + telaio KTM 390 Duke). Parti speciali per il motore: pistoni con rivestimento al silicone, bielle e frizione racing, attuatore della frizione idraulico, carburatori Mikuni VM32, filtri K&N, valvole allo scarico VForce, testate DG, accensione MZB, marmitte ad espansione Jim Lomas.

Icone e best seller

Il mio viaggio alla ricerca di special sempre più strane, oggi mi porta in India, da un ragazzo uscito fresco dal MIT, l’Istituto di design di Puna. Aseem Singh Pawar, così si chiama il giovane, ha ideato un mix degno della mente di Mary Shelley. Ha preso una delle icone motoristiche del passato, la Yamaha RD350, una piccola saetta a 2 tempi raffreddata ad aria, e un bestseller del presente, la KTM 390 Duke, e ne ha tirato fuori una Frankenstein-bike, battezzata Flying Sikh (il Sikh Volante), come l’atleta Milkha Singh, corridore indiano amante della velocità. Ecco la gallery e il video, poi ci addentriamo nei particolari.

L’idea prende forma

Le 250 e 350 da noi hanno un tiepido seguito, benché le proposte non manchino (su Motociclismo di novembre la comparativa tra Benelli BN302, Kawasaki Z300 e KTM 390 Duke). Ma in India vanno davvero forte: sono vendutissime perché agili nel traffico, divertenti e poco costose. È in questo contesto che prende forma la storia che vi vado a raccontare. Aseem, una volta diplomato e dopo aver perfezionato le sue conoscenze professionali durante uno stage, capisce che la sua vera aspirazione è costruire moto. I compagni di corso e amici di un tempo, trovato un lavoro “serio”, lo abbandonano ai suoi progetti. Ma Aseem non si scoraggia, dichiara le proprie intenzioni alla famiglia e ne riceve supporto. Da qui inizia il suo lungo lavoro: prende un telaio KTM Duke, un motore Yamaha RD350 ad aria e comincia a lavorare. Impiega tre mesi solo per trovare un giusto collocamento del gruppo termico giapponese nel traliccio austriaco. Anche perché, all’istituto di design gli hanno insegnato a maneggiare e dare forma a materiali plastici per i modelli, mica a saldare l’acciaio… Ad ogni modo i lavori proseguono, con l’aiuto di alcuni specialisti: la Ram Rolling Factory per la parte telaio e lo specialista dei 2T Avtar Singh per il motore, mentre per le sovrastrutture si affida ad un altro artigiano: Munna Bhai. 

Motore vitaminizzato

Sotto il tetto in lamiera del box di Aseem, la moto prende lentamente forma. Dagli Stati Uniti si fa spedire i tubi in acciaio per i supporti motore da saldare al telaio, ma anche parti speciali per il motore: pistoni con rivestimento al silicone, bielle e frizione racing, attuatore della frizione idraulico, carburatori Mikuni VM32, filtri K&N, valvole allo scarico VForce, testate DG, accensione MZB, marmitte ad espansione Jim Lomas. La parte più complicata, dopo il trapianto di motore, rimane la realizzazione di carena, serbatoio e sella: senza schizzi, né modelli, Aseem lavora a quattro mani con Munna Bhai lavorando direttamente grossi fogli di alluminio, che vengono tagliati, piegati, arrotondati. Il risultato finale non è affatto male. La moto viene accesa per la prima volta il 24 luglio 2015. Ricordiamoci il nome di Aseem: potremmo risentirlo presto…
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