Questo comporta che nel bicilindrico a L si registreranno alti picchi di coppia (dovuti ai cilindri dalla capacità doppia rispetto a quelli di un “4”) quasi contemporanei, seguiti da una lunga “inattività”, mentre nel 4 in linea l’erogazione della coppia avrà picchi ogni 180° (configurazione “screaming”) e sarà più regolare, così come la spinta applicata alla ruota. Ciò farebbe supporre che, ad esempio sul bagnato (dove la guida “dolce” premia), il controllo e l’aderenza del pneumatico siano superiori. Invece, al contrario, il grip in accelerazione è superiore con il motore a L. Se si considerano le fasi attive, infatti, la gomma della moto con motore Twin tenderà a “spinnare” (e scivolare lateralmente in curva) più che quella della moto 4 cilindri. Il lungo tempo senza fasi attive dà però modo al battistrada di recuperare l’aderenza mentre con il motore 4 cilindri, una volta superato il limite di aderenza, il pneumatico difficilmente “avrà il tempo” di riprendere il grip, se non “pelando” il gas. Molti Costruttori di 4 cilindri hanno realizzato motori a scoppi ravvicinati (configurazione “big bang”), disponendo diversamente le manovelle dell’albero motore. Un esempio è l’ultima versione della Yamaha R1, che monta l’albero “Crossplane” con manovelle a 90° tra loro, come sul bicilindrico che stiamo analizzando. Si è riscontrato che far perdere aderenza al pneumatico in modo netto, ma per poco tempo, rende meglio che farlo scivolare più dolcemente.