Scendendo verso l’albero motore troviamo perni di biella disassati di 30°, che sommati ai 60° tra i cilindri creano una fase di accensione di 90°: l’esperienza nei bicilindrici ad alte prestazioni maturata da Harley nelle gare di flat track americane ha portato a questa configurazione, scelta per ottimizzare l’erogazione ai regimi più elevati e per dare più trazione in fuoristrada. Come vedremo, però, ci sono molte accortezze, ma anche delle vere chicche, per plasmare le prestazioni di questo motore attorno al concetto di maxienduro. Ne è un esempio il rapporto di compressione particolarmente elevato di 13:1. Occorre benzina con almeno 91 ottani (quelle nel nostro Paese sono sempre oltre i 95), ma si è pensato anche a chi co questa moto voglia viaggiare per il mondo, in luoghi dove la benzina è quella che è: bene, è stato integrato un sistema di sensori per il rilevamento degli impulsi, in modo da far funzionare il motore anche con benzine a basso numero di ottani, in grado di gestire le detonazioni. I pistoni sono in alluminio forgiato, hanno la base smussata per inserirli senza attrezzi, un mantello con rivestimento a basso attrito e getti di lubrificazione puntati sul fondo dei pistoni per migliorare la dispersione del calore. Passando alla distribuzione, abbiamo un doppio albero a camme in testa con 4 valvole per cilindro: le valvole di scarico integrano del sodio per una miglior dispersione del calore, ma la chicca di questo motore è doppia e riguarda proprio la distribuzione. Abbiamo sia la regolazione del gioco valvole idraulica sia la fasatura variabile. Il contato costante tra stelo valvola e attuatore a dita è mantenuto costante da appositi regolatori idraulici del gioco. Questo garantisce un funzionamento sempre regolare, minori rumori di distribuzione a freddo (anche grazie ai tendicatena e guida catena interni) e una manutenzione semplificata.