Per lo spettatore appassionato-divanato, Guido Meda è il frontman, musica e testi, di una rock band: Mauro Sanchini in cabina di commento, Vera Spadini da studio, Sandro Donato Grosso e Antonio Boselli dalla pit lane. Dalla prospettiva privilegiata del dietro le quinte, oggi di Guido direi che è il direttore di una grande orchestra. Pignolo, perfezionista, intransigente. Suggerisce ritmo, spartito, tempo di ingresso delle voci nel componimento. Mantenendo le giuste dosi di cazzeggio quando serve e un’incrollabile propensione a perdere tutto. Fuorché il filo del discorso anche in diretta alle 4 della mattina. La TV arriva a tutti, meglio ancora con un linguaggio pop. La magia o, come vogliamo chiamarlo, il successo di una trasmissione, avviene quando la vocazione all’intrattenimento è intelligente.
Per fare in diretta TV, ossia senza possibilità di correggere gli errori, il maestro di questa orchestra, non bastano quindi carisma e popolarità. Serve sensibilità giornalistica, resistenza alla fatica, velocità di ragionamento, conoscenza del media, capacità di concertazione e anche di mediazione. Altrimenti qualcuno stecca e sono guai.
Io speriamo che me la cavo, mi ripeto aggiustandomi le cuffie come quando si allaccia il casco in attesa del via. Non dimenticherò mai quel conto alla rovescia dalla regìa. Non vedere la platea di telespettatori aiuta, il nodo di secchezza alla gola si scioglie non appena parte la gara e con essa ritrovo il punto di contatto con quella cosa che macino da anni sulla carta stampata e, nel mio piccolo, anche in pista. Devo trovare velocemente il mio registro di velocità che passa tra occhi, sensazioni e parola. Ma almeno il panico è passato.
Fuori dalla frenesia della diretta, le 19 trasferte del Motomondiale hanno sulla troupe l’effetto di un collante. Si migra in ogni angolo del pianeta ma poi ci si ritrova sempre lì, accalcati dentro un motorhome, gomito a gomito in cabina di commento, felicemente ingabbiati insieme a piloti e meccanici dentro il perimetro di un paddock, come giostrai sotto il tendone dello spettacolo itinerante più bello del mondo. In questo microcosmo abitato da cuochi, addetti stampa, telemetristi, fotografi, motoristi, gommisti, team manager, ombrelline, campionissimi e wild car, non si cementano solo amicizie autentiche. Gli inviati di SKY stringono ogni tipo di relazione necessaria a procacciarsi la notizia. Perché è la notizia alle fondamenta di una telecronaca che viene veicolata a milioni di italiani attraverso una narrazione dei fatti volutamente spettacolo.