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Dall'Igna: "Siamo convinti, in appello ci verrà data ragione"

In attesa che la FIM si pronunci in merito al reclamo pervenuto da Honda, Aprilia, KTM e Suzuki nei confronti delle soluzioni adottate da Ducati nel GP di Losail, Luigi Dall’Igna ha dato il proprio parere su quanto accaduto e su come cambia il rapporto con i competitors
1/14 Andrea Dovizioso. Nella foto è evidenziata la soluzione utilizzata sulla ruota anteriore
Andrea Dovizioso ha trionfato nel GP inaugurale della stagione MotoGP 2019. Fin qui tutto bene, ma dopo la festa del podio il risultato è andato di traverso poiché non confermato a causa della protesta di Honda, Aprilia, Suzuki e KTM, che accusano Ducati di aver utilizzato una parte non regolare (nelle foto qui sopra) per ottenere benefici aerodinamici (qui trovate tutto quello che c’è da sapere sul reclamo, con le parole dei protagonisti). Ora, Gigi Dall’Igna si è nuovamente espresso sulla situazione (qui trovate l’intervista in cui spiega come le ali Honda siano pericolose). Ecco le sue parole ai microfoni di Motogp.com.

Adesso bisognerà aspettare il verdetto della corte d’appello della FIM. Come vi sentite?
“Siamo perplessi, più che altro per le modalità con cui tutto questo è successo. Questa è la prima volta che alcuni team decidono di fare un reclamo contro un’altra squadra sulla base di un dubbio tecnico. È un comportamento che segna una evidente differenza rispetto al passato, una differenza negativa. E’ stato messo in discussione il Direttore Tecnico - Danny Aldridge aveva approvato la parte prima della gara - del Campionato, che è l’unica entità che per regolamento FIM può decidere se un particolare montato sulla moto è legale oppure no. Così si rischia di far diventare la MotoGP un far west nel quale si è anche ammazzato lo sceriffo. Si rischia di avere un ricorso ad ogni gara”.

In questo modo chi si è lamentato toglie potere a questo organo giudicante?
“Ovviamente sì. Per prima cosa hanno messo in discussione il ruolo del Direttore Tecnico, poi hanno messo in discussione chi doveva giudicare post-gara, essendo subito ricorsi in appello quando il loro reclamo è stato respinto. Questo dà l’idea di una sfiducia completa verso l’operato della Federazione”.

Che cosa vi aspettate dalla Corte d’Appello della FIM?
“Siamo tranquilli, il nostro operato rispetta perfettamente il regolamento tecnico. Siamo convinti e fiduciosi che anche in appello ci verrà data ragione”.

Con Honda un 2018 di collaborazione e buoni rapporti, perché questo cambio di atteggiamento?
“Fino al Qatar i nostri rapporti con Honda sono sempre stati corretti. Tutte le volte che c’era un problema tecnico, questo veniva discusso e analizzato nelle sedi predisposte per farlo: nelle riunioni della MSMA piuttosto che durante incontri tra la MSMA e il direttore tecnico del campionato. Per noi è questo il modo corretto di affrontare i problemi tra i costruttori. Evidentemente in Qatar quattro costruttori hanno deciso di cambiare approccio e quello che ci sorprende di più è il comportamento della Honda, che insieme a noi e Yamaha è uno dei “padri fondatori” del campionato, perché ha sempre partecipato sin dall’inizio dell’era quattro tempi nel 2003. Ora ha deciso di cambiare atteggiamento, di fatto sfiduciando la Federazione”.

Riguardo alle altre case: Suzuki, KTM e Aprilia. Perché pensa lo abbiano fatto, hanno seguito Honda facendo cartello?
“Non so se il loro è stato un seguire o un precedere. Su KTM e Aprilia faccio abbastanza fatica a capirlo. È più comprensibile la decisione dei nostri più diretti avversari in gara e in campionato”.

Yamaha ha scelto di stare fuori. Avete parlato con loro?
“Non abbiamo parlato con Yamaha e non sappiamo per quale motivo non abbiano voluto partecipare a questo reclamo. Forse perché Yamaha pensa come noi che sia più corretto affrontare queste questioni in un altro modo, ma è una domanda da fare a loro”.

Nel caso che la Corte dia ragione a chi si è lamentato c’è la possibilità di ricorrere al CAS (Corte Arbitrale dello Sport). Avete pensato di poter arrivare a quel punto?
“All’interno della FIM i gradi di giudizio finiscono alla Corte d’Appello. Dopo si deve andate al CAS, che è il tribunale sportivo arbitrale, ma in questo caso si esce dal perimetro della Federazione, e non è mai un bel segnale per il nostro ambiente. Noi siamo sereni perché convinti di essere stati corretti ed avere rispettato il regolamento e non vediamo i motivi per cui la corte d’appello dovrebbe decidere in modo diverso”.

Il pensiero di moltissimi tifosi è “non complichiamo la MotoGP con tecnologie tipo il VAR” e torniamo alla grandezza dei piloti nonché all’ingegno delle Case. Lei che cosa dice a questi appassionati un po’ spiazzati da quanto sta succedendo?
“Io la penso come loro. Non ci vedo nulla di strano nell’evoluzione naturale di una motocicletta. Da quando lavoro nel motorsport e anche da prima, quando lo vivevo come appassionato, l’ho sempre visto come un evolversi continuo di soluzioni tecniche spesso innovative. È la bellezza di questo sport insieme al talento e allo stile di guida di tanti piloti che hanno fatto la storia del motociclismo, compresi Dovizioso e Marquez che domenica a Losail hanno dato vita ad una battaglia incredibile e ad uno spettacolo stupendo. Anche a noi, come a tutti i tifosi, piacerebbe poter parlare solo di questo”.

Entro il 31 marzo la Corte d'Appello della Federazione si esprimerà sulla vicenda.
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