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La prima Monster? Costruita con avanzi di magazzino

Abbiamo intervistato Gianluigi Mengoli (Direttore tecnico acquisti Ducati). Memoria storica della Casa di Borgo Panigale, romagnolo doc capace di emozionarsi ripensando ai salti mortali fatti all’epoca della nascita della Monster
1/14 La M900 al Museo Ducati di Borgo Panigale
Quanto è durato il progetto Monster?

“È stato il progetto più veloce di tutti, perché è nato da un mix di due moto: la parte posteriore della 851 e l’anteriore della SS 900".

Che ruolo aveva Mossali (Responsabile progettisti motore MotoGP) all'epoca?

"Nel ‘92 chiamai Leonardo Mossali per il progetto della Monster. Stava per partire militare: aveva 21 anni e aveva fatto l’Istituto Tecnico Aldini. Era un ITIS comunale di Bologna molto conosciuto, con una storia di 400 o 500 anni, tutti siamo usciti da lì, anche io e Domenicali. Lo misi al Veicolo, ma lui mi disse che preferiva fare il Motore e a me stava bene. Vai pure a fare il motore, dissi! Visto quello che ha fatto fino ad oggi, direi che è andata bene! Se Dovizioso ha una moto così è anche per quel motore… Io ho sempre cercato di lasciar fare quello che ognuno voleva, così sapevo che rendeva al suo massimo”.

La Monster è stata la prima Ducati progettata al computer?

“Il grosso era tutto fatto sul tavolo da disegno, ma si iniziava a usare il CAD, non senza qualche difficoltà. Ma possiamo dire che la Monster è stata la prima Ducati dove si è vista interazione tra tavolo da disegno e CAD”.

Erano anni in cui c’erano pochi soldi per costruire le moto, già dalla 851. Come andò la progettazione?

“Quando non hai tante possibilità economiche per fare prodotti tiri fuori le idee. E da lì viene fuori il discorso di fare un po’ di standardizzazione per spendere meno. La 851 ad esempio è nata sapendo che c’erano solo i soldi per fare una testa e un cilindro: ci ingegnammo per fare una testa sola e simmetrica in modo da usarla uguale anche sull’altro cilindro. All’epoca c’erano la Paso, la SS e la 851: già si iniziava a pensare alla standardizzazione. Facevamo i carter piccoli e i carter grandi, ma in modo che tutti gli attacchi motore fossero gli stessi. Quando facemmo la 851, allungammo un telaio SS dietro il cannotto per farci stare il radiatore. Si faceva il prototipo con tubi da elettricisti e lo si portava da Verlicchi dicendo: fai un telaio così!”.

Come nacque la Monster?

“Fu fatta a Varese, dove c’era il Centro Stile di Galluzzi. Dopo fu sviluppata e industrializzata qui a Borgo Panigale, insieme anche al gruppo di Negroni, un ex Morini. Questo perché i Castiglioni avevano preso anche la Moto Morini”.

Dove si vede la standardizzazione nella prima Monster?

“Sospensione 851 copiata pari-pari e stesso forcellone. Della parte anteriore fu presa la scatola filtro, il giro tubi e molti componenti della Supersport. Il telaio era della 851, ma modificato perché dal perno forcellone al cannotto quello della sportiva era più lungo. Della moto furono fatte tre cose fondamentali: sellino, serbatoio e fanale".
La nuova Monster 821, insieme alla prima M900
Raccontaci del fanale...

"Oggi scappa da ridere! Avevamo in magazzino delle parabole della Mike Hailwood 1000 a coppie coniche. <>. Ma nella calotta c’era il problema del passaggio dei cavi e facemmo fare un pezzo di lamiera per permettere il loro passaggio. Oggi viene da ridere perché serbatoio e fanale sono i due elementi più importanti, ma all’epoca non c’erano soldi! Insomma, il fanale era un avanzo di magazzino…”.

Quanto ci volle per industrializzarla?

“Da quando arrivò dal Centro Stile alla messa in produzione ci vollero nove mesi. Pochissimo. E con i costi di investimento tra i più bassi della storia Ducati”.

Un aneddoto particolare di quel periodo?

“Era la prima volta che si faceva un supporto pedane di una dimensione così grande in pressofusione, perché in conchiglia costava troppo. Non c’erano i calcoli agli elementi finiti… Ricordo che la Kermit (nomignolo dato al primo prototipo fatto da Negroni, ndr), era giù nel reparto prove di Forni e lì era arrivato anche Galluzzi. Avevamo fatto le pedane mettendo le nervature secondo buon senso e appena arrivarono i primi esemplari, andammo da Forni per montarle e il test consisteva nel mettere come passeggero Angelini, un tecnico di Forni che chiamavamo Vitellino: aveva il compito di salire in sella spingendo bene con i piedi. La pedana doveva flettersi, ma non rompersi. Ma le prime si spaccavano: allora andavo dallo stampista con il pezzo rotto, cercando di capire dove dovevo aggiungere materiale. Il Vitellino era il nostro Calcolo agli Elementi Finiti…”

E il gancio di fissaggio del serbatoio è davvero di uno scarpone da sci?

“Esatto! Patuelli stava lavorando al serbatoio e uno dei nostri fornitori di materie plastiche lavorava con la Nordica. Aveva sotto la scrivania un paio di scarponi e ci cadde l’occhio. Avevamo trovato la soluzione per fissare il serbatoio: usammo il gancio dello scarpone da sci al posto di un classico elastico, ma il ferrettino dello scarpone aveva una curvatura leggermente diversa; allora al posto di fare un nuovo tranciato per un ferrettino dedicato, che era costoso, facemmo il serbatoio, che era ancora da costruire, con la curvatura in zona cannotto di sterzo uguale a quella dello scarpone, in modo da usare lo stesso identico gancio. Ci si ingegnava e anche quel componente venne fuori a un costo irrisorio. La Monster è stata la moto di maggior successo della Ducati ed è nata con l’investimento più basso mai visto”.
La prima Monster, esposta al Museo Ducati
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