SFOGLIA IL NUMERO DI APRILE
EDITORIALE
MAI SMETTERE DISOGNARE
Il bambino è endurista. Perché si meraviglia di quello che vede intorno a sé, di ciò che scopre ogni giorno, ogni nuovo metro fatto. Perché non è nato “imparato”, ma lotta quotidianamente per imparare a stare dritto sulle gambe e vedere il mondo, sempre più lontano. L’endurista è bambino. Anche noi scopriamo il mondo, che sia a 10 km da casa (in foto, il nostro Mario Ciaccia durante un giro trash metropolitano con la sua Africa Twin) o in cima alla duna di Iquique in Cile poco cambia: la scoperta continua di ciò che ci sta intorno, la sfida per raggiungere la cima di una salita e vedere cosa ci aspetta. L’enduro è vita. E la vita, per noi, è l’enduro. C’è chi vive la moto tassellata sempre a manetta, gas e cronometro, e chi in moto non si porta nemmeno l’orologio perché, quando inizia a fare buio, significa solo che può iniziare la notturna. Ma noi tutti indistintamente, piloti e amatori non conta, sappiamo gioire di una giornata di enduro, insieme agli amici, senza fretta. C’è chi inizia ad apprezzare queste cose dopo una vita di gare e chi sogna di vedere il mondo da una sella già da ragazzo. Ma lì ci arriviamo tutti, prima o poi. Con il 2T o il 4T, con l’ultima factory replica o con una vecchia XT, con il trial alpinismo o l’enduro, senza bagaglio o con la tenda e il sacco a pelo legato dietro. Ognuno a modo suo, ma tutti insieme.
La realtà è che siamo dei sognatori, nonostante da ogni parte ci dipingano come gli eretici della montagna, la causa di tutti i mali della mulattiera. Il CAI (Club Alpino Italiano) sezione Bergamo ha scritto una lettera aperta a tutti gli enti e le istituzioni competenti in difesa dei sentieri di montagna. In questa lettera chiede di porre fine al passaggio di moto e mezzi motorizzati sulle mulattiere e i sentieri di montagna della provincia di Bergamo. Ora, Bergamo è famosa nel mondo non solo per i suoi grandi scalatori e alpinisti, ma anche per i casoncelli e la polenta taragna. Io mi permetto di aggiungere anche l’enduro, che ha in questa città la sua patria mondiale. Il presidente della FMI Paolo Sesti ha risposto a tono a quella che, a tutti noi, è sembrata una provocazione. Staremo a vedere.
Con la nostra campagna “FUORIstrada NON Fuorilegge” abbiamo cercato di sensibilizzare il mondo del fuoristrada verso un enduro civile ed educato, ma c’è ancora molto da fare. Perché la battaglia per essere accettati e rispettati è ancora aperta e si combatte, giorno per giorno, a suon di scarichi silenziosi e comportamento rispettoso. Non possiamo permetterci di perdere questa guerra, perché nessuno può chiudere fra quattro mura il bambino che c’è in noi. C’è troppo mondo ancora da vedere, c’è ancora molto da sognare.
Voglio chiudere con un abbraccio a un amico endurista, che ci legge sempre, Mattia Bonaudi, e a Richard, suo papà che non c’è più. “Ora è lassù – ci scrive Mattia – a tifare Toro, con lo sguardo alto, come un avantreno alzato verso il cielo. Grazie di essere stato mio padre. Oggi piove in paradiso”.
“I muri non sapranno cintarmi”, diceva sempre Richard.