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25 March 2008

Moto Club Le Aquile di Palermo

Il Generale dietro la collina ci ha nascosto il vino. Sotterra bottiglie in giro per la Sicilia ad ogni viaggio. Vino invecchiato tra le borse della sua Guzzi California III e la fertile terra dell’isola. Mauro Capuana, il Generale, si è disegnato una mappa per ritrovarle al prossimo passaggio, a distanza di anni. Perché le strade del motociclista siciliano vogliono sempre la replica, si attaccano addosso all’anima e non ti lasciano passare lo Stretto.

Le Aquile




Il Generale dietro la collina ci ha nascosto il vino. Sotterra bottiglie in giro per la Sicilia ad ogni viaggio. Vino invecchiato tra le borse della sua Guzzi California III e la fertile terra dell’isola. Mauro Capuana, il Generale, si è disegnato una mappa per ritrovarle al prossimo passaggio, a distanza di anni. Perché le strade del motociclista siciliano vogliono sempre la replica, si attaccano addosso all’anima e non ti lasciano passare lo Stretto. Ti fanno girare la testa tra il mare, scorci di colline verdi che sembran la Scozia, la primavera che spunta a febbraio, e la montagna con la neve che ti guarda da un altro pianeta. Paiono infinite. E invece si avvitano fino a Messina per rimbalzare indietro. Le Aquile sono i mille che su due cilindri Guzzi allargano i confini motoristici della Sicilia. Il motoclub più grosso del sud conta 980 iscritti, nasce a Palermo nel mito di Moto Guzzi e allarga la famiglia a chi si vuol far adottare. Il Generale è un ex poliziotto con 46 anni di moto addosso, i chilometri ha smesso di contarli. Pensa al suo vino, quello che imbottiglia di persona e nasconde negli anfratti rurali della sua isola. Poi un giorno ripassa dalle parti di Trapani, ricorda quell’albero a destra, quel masso sempre sdraiato a ridosso di un cespuglio di ginestre e scava. Un bianco lasciato a riflettere per tre anni. Freddo, perfetto. La moto per le Aquile è così. Turistica, paciosa, sonnacchiosa e golosa. Antica, sofferta, curata, ingrassata e singhiozzante. Un po’ poesia, pure. E col rombo brevettato Guzzi.

Il presidente e la storia




Il presidente Giuseppe Porretta, che nella vita fa l’operatore turistico per la Provincia di Palermo, ci apre le porte della piccola sede incastrata nel quartiere Acquasanta, di fronte al famigerato carcere Ucciardone. Tra il porto e il cuore della città, via della Libertà. Vecchio e nuovo qui si tengono stretti. Il club è una creatura di appena 8 anni, 6 ufficiali. Ma i mille sono quasi tutti over 40, e reggono il palcoscenico della storia del bicilindrico italiano con la passione di chi vuol restare indietro perché ha un altro sapore.

Pochi metri più su c’è anche la loro officina “ufficiale”, quella dove l’ultrasettantenne Ciccio Candela prepara e ripara, da 50 anni, i motori senza elettronica. Valgono la mano e il mestiere, l’odore è fragranza di grasso e benzina. I microchip restano fuori. Gente normale, questa qui. “Non mi posso nemmeno definire un vero motociclista- si smarca Porretta - sono un amante e basta”. Comincia tutto per caso, come sempre. “Il club nasce nel 2000 come un incontro casuale: un gruppo di guzzisti che si corteggiano, che si ritrovano al Bar Sicilia, un paio di volte alla settimana. Ognuno portava amici, ed eravamo diventati un po’ scomodi per le dimensioni del bar. Non avevamo un nostro spazio. Così nel 2002 abbiamo costituito il club e nel 2003 ci siamo affiliati alla FMI e abbiamo preso la sede”.

Il marchio Guzzi




Perché le Guzzi?
“La mia passione per le Guzzi nasce molto tardi, per la verità. A 30 anni. Io ho amato fin da subito una moto particolare, la prima California. Andavo alle superiori, un giorno venne un ragazzo più grande con questo splendore. Me ne innamorai subito. La guardavo, la studiavo e, per quanto non potessi permettermela, pensavo: “Un giorno l’avrò…”. C’era un giornalaio che la metteva fuori al negozio al mattino e la rimetteva dentro la sera.

Che spreco. E così, gli feci la proposta. Ci sono voluti mesi di corteggiamento, ma alla fine l’ho avuta. L’ho comprata in coincidenza con la nascita di mia figlia Maria, nel 1987. Non sapevo guidare la moto. Non ne avevo mai guidate prima. Ho cominciato da zero. L’ho comprata perché mi piaceva. Poi è venuta una Ducati Scrambler che ancora ho. Resto un appassionato di moto e auto d’epoca. Ma tutti abbiamo la passione per le moto italiane. Guzzi su tutte, ovviamente”.

Come è nato il club




Perché il club?
“La nascita del club è venuta spontanea. Il primissimo è stato Fabio Montalto, che ha creato il nucleo iniziale, e ha diffuso l’idea dell’incontro tra guzzisti lasciando i bigliettini sulle moto che incrociava per strada. Lui mi ha abbordato con questo stratagemma. Il primo gruppo era di una ventina di persone. La sede è stata davvero il punto di incontro. Agli amici non si poteva negare l’accesso. Uno tira l’altro, e alla fine, si può dire che questo si è trasformato in un club plurimarca.

Si chiama ancora Le Aquile, anche se si tratta di aquile di diverso genere. Organizziamo le passeggiate domenicali ma anche eventi speciali. Abbiamo fatto una manifestazione all’interno del carcere Ucciardone, per far sentire la nostra passione anche ai detenuti. Abbiamo un socio all’interno”. In che senso? “No, è una guardia carceraria...”.

Il profilo dei soci




Chi è il socio tipo del club e come è organizzato?
“Ci mancano solo 20 iscritti per fare cifra tonda: 1000. Che è l’apice massimo, siamo andati sempre in crescendo. Siamo stati anche premiati come club con il maggior numero di soci in Sicilia dalla FMI. E, tra quelli associati alla Federazione, lo siamo al sud. Ognuno fa la propria parte. Chi è semplicemente socio si gode le iniziative in maniera più tranquilla. Ogni domenica facciamo delle uscite organizzate in base ai raduni e alle condizioni atmosferiche. Poi ci sono gli eventi speciali. Ci pensa il direttivo a organizzarli. Questo è composto da 11 appassionati, tra cui io, il vice presidente Francesco Trupiano, il segretario Salvatore Patellato e il tesoriere Giovanni Brilla. Ci autofi nanziamo totalmente, nel 2007 abbiamo speso circa 30.000 euro. Siamo impiegati, c’è qualche libero professionista.

Il Generale è pensionato, anagraficamente è il più anziano del gruppo, ma è il più giovane di spirito. Il socio medio ha tra i 40 e i 50 anni. Il più giovane ne ha 26. Ci sono una decina di donne. Una ha anche un V7, quella col cambio a destra. Non è un club di corsaioli. Le nostre uscite sono turistiche. C’è persino un microgruppo di vespisti, che è una nostra piccola appendice. Ma lo zoccolo duro del club è formata da amanti di moto storiche. L’anno scorso abbiamo organizzato la rievocazione della Targa Florio motociclistica. E la faremo ogni anno la prima domenica di ottobre. La prima fu fatta nel 1920. E nel ‘21 la Guzzi con la Normale vinse la sua prima gara proprio in Sicilia. Vogliamo arrivare al centenario, il 4 ottobre 2020. Le vogliamo restituire il respiro nazionale".

Vecchio stampo




La storia fa i conti con la tecnologia che avanza, come “vi difendete”?
“Accanto alla sede abbiamo uno dei meccanici storici di Palermo, si chiama Ciccio Candela, ha più di 70 anni e l’officina da 50. Ha sempre avuto lui in manutenzione le nostre moto, oltre che quelle della Polizia e dei Carabinieri.

È un profondo conoscitore della Guzzi e ha un magazzino ricambi difficile da trovare altrove, ormai. I meccanici di vecchio stampo stanno scomparendo. Quelli nuovi sono montatori. E ci manca un po’ anche il contatto ufficiale con la casa madre. Il Moto Guzzi World Club è ben organizzato, ma per esempio in Sicilia non esiste un concessionario ufficiale. Pensate che noi siamo costretti a fare riferimento a quello di Rggio Calabria…”. Isolati nell’isola. Ma le Aquile volano, no?
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