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23 June 2008

Moto Club Bergamo

Viaggio nel Motoclub di Bergamo, l’associazione con il maggior numero d’iscritti di tutta la Federazione Motociclistica Italiana. D’importanza storica, con quasi 2.000 associati, 88 anni di vita e 18 sezioni ha organizzato la Sei Gioni in Cile ed altre competizioni fuoristrada di rilievo internazionale. SEGUE...

Tradizioni e conquiste






TRADIZIONI E CONQUISTE
Ogni martedì sera c’è un appuntamento di rito. Ci si ritrova in via Carnovali, a Bergamo, vicino al casello dell’autostrada. È qui che ha sede il Moto Club Bergamo, uno dei più antichi e quello con il maggior numero di iscritti d’Italia (1.971 nel 2007). Non manca mai Andrea Gatti, presidente del Club, che ci accoglie con un gran sorriso. Bergamasco vero, tenace, senza peli sulla lingua. Chiacchierare con lui è un piacere e non risparmia qualche frecciatina.

Moto Club Bergamo è sempre stato sinonimo di Regolarità e Enduro.  Questa equazione è ancora valida?
“Vero, ma stiamo allargando i nostri orizzonti anche alla velocità, al trial e al turismo. Anche perché organizzare gare e manifestazioni di alto livello in fuoristrada sta diventando sempre più impegnativo, a causa dei permessi. Nonostante ciò non è ancora stato accantonato il progetto di un percorso autorizzato per la pratica del fuoristrada”.

Affrontare gli ostacoli





AFFRONTARE GLI OSTACOLI
Quali sono le difficoltà maggiori?
“I paesi si allargano, sottraendo spazi all’enduro. I sindaci e le amministrazioni, benché storicamente benevoli nei confronti di manifestazioni che possono portare turismo, temono “il prima” e “il dopo”, oltre alle rimostranze dei cittadini che di moto proprio non ne vogliono sentir parlare”.

Enduristi come profanatori del verde?
“Chi fa enduro sa che non è così: molte strade, sentieri, mulattiere esistono perché chi faceva Regolarità li ha tracciati e mantenuti in ordine. Purtroppo qualcuno non rispetta luoghi e persone: così per colpa di pochi, tutta la categoria viene additata come deturpatrice dell’ambiente. Secondo me è una storia lunga, forse non condivisa da tutti, ma che ha radici in una ottusità e in un egoismo senza precedenti. Il nostro sport non è più sopportato. Basta un po’ di rumore di un tubo di scappamento di una moto per far gridare alto allo scandalo. E i ripristini che dobbiamo fare nel dopo-gara? Al termine di una manifestazione dobbiamo quasi asfaltare sentieri che fino al giorno prima erano pieni di buche e sassi. Sei costretto a dire basta”.

Ciò nonostante il Moto Club Bergamo ha organizzato grandi gare internazionali.
“Nel Trial abbiamo messo in piedi la prova del Campionato Italiano e quelle dei Mondiali nel 2001 e 2005. Abbiamo due sezioni che si dedicano a questa specialità e hanno prove intense. Ma non c’è un impianto attrezzato, finora. Dopo il Mondiale a Valbondione però pare ci siano segnali di apertura da parte del sindaco. Per quanto riguarda la Velocità abbiamo una squadra con una grande componente femminile, è il Team Red Rabbit. Inoltre, da quattro anni seguiamo la Polini Italian Cup”.

Giovani e vita associativa





GIOVANI E VITA ASSOCIATIVA
E i giovani?
“Gli iscritti del Bergamo sono generalmente “navigati”: ma i giovani non percepiscono la vita associativa come la intendevano le generazioni precedenti. Ci sono più svaghi, più alternative, più mezzi di un tempo. Però i ragazzi del Bergamo, benché pochi, sono molto appassionati. La più grossa sorpresa, alla Sei Giorni in Cile, sono stati proprio loro. Hanno trascinato tutto il gruppo (90 persone) con il loro entusiasmo. Non parlo solo dei piloti, ma anche e soprattutto dei ragazzi che hanno partecipato all’organizzazione del parco chiuso”.

Già, la Sei Giorni. Il M.C. Bergamo è stato protagonista, in tutti i sensi.
“Eccome! Per me, quella del Cile, è stata un’esperienza davvero indimenticabile. E, senza modestia, siamo stati bravi. Abbiamo portato l’Enduro alla bergamasca anche in questa parte del mondo. E poi, la nostra nazionale annoverava ben quattro piloti del Bergamo: Belotti, Belometti, Manzi e Oldrati. Grande anche la partecipazione della squadra di Club del Ponte Nossa, con i piloti Acerbis, Leoni e Armanni: si è brillantemente classificata all’11° posto. Abbiamo accumulato esperienza nel 2003 a Fortaleza, in Brasile. In Cile, c’è stata qualche lacuna nel cronometraggio, ma per il resto nulla da eccepire. La federazione motociclistica cilena ha chiamato il nostro Club perché è il più esperto nelle gare di Enduro.  Al punto che abbiamo già avuto contatti per la ISDE del 2010, in Messico. Ma è ancora presto per parlarne”.

Il periodo più bello





IL PERIODO PIÙ BELLO
Quindi il Cile è stata l’esperienza più bella, da presidente del Moto Club Bergamo?
“Difficile dirlo. È stato entusiasmante e coinvolgente, ma penso che il periodo più felice per me e per il nostro Club sia stato quello quando siamo riusciti ad organizzare ben tre mondiali in dodici mesi: abbiamo cominciato nel luglio 2005 con il Trial e abbiamo proseguito con due edizioni consecutive della Valli Bergamasche, nell’ottobre del 2005 e nel giugno dell’anno dopo. È stato un periodo di grandi sacrifici e sforzi enormi, ma di gigantesche soddisfazioni”.

Sogni e progetti





SOGNI E PROGETTI
Il sogno per il futuro?
“Riportare la Sei Giorni di Enduro in terra bergamasca. Le ultime sono state nel 1968 e nel 1986”.
E le prossime iniziative?
“Da parte mia, poche: questo è il mio ultimo mandato in veste di presidente. Con dodici anni alle spalle, sono il presidente più longevo del Bergamo. Sarò spettatore delle meraviglie che questo Club riescirà a portare in tutto il mondo, ma naturalmente non abbandonerò questa grande famiglia, che mi ha dato tante soddisfazioni e a cui devo tanto”.

Perché ha la moto nel sangue...
“Ovviamente. Ma è più una questione di uomini e donne: lavoro con un team affiatato e competente. Con una grande passione. In realtà, io sono un calciatore, prima che motociclista. Ma sono nel consiglio di questo sodalizio da vent’anni. Quando sono arrivato, il Moto Club Bergamo stava attraversando il suo periodo più nero. Non sarei riuscito a traghettarlo verso la sua rinascita senza il supporto di colleghi e amici, primi fra tutti la famiglia D’Adda, legata a doppio filo con il Bergamo. Le cose ora vanno a gonfie vele perché la squadra va bene. Da un punto di vista manageriale, siamo come una piccola azienda in gran crescita”.

Sempre meglio organizzati





SEMPRE MEGLIO ORAGNIZZATI
Un’azienda con una sede nuova, dopo continui traslochi.
“Il nostro Club ha cambiato parecchie sedi. Dal 1966 ne conta sette diverse. Da quella nella centralissima via Vittorio Emanuele a quella storica in via Locatelli, sempre in centro. Tra gli anni 50 e i 60 erano prese d’assalto dagli iscritti. Era il periodo in cui le Valli Bergamasche costituivano un grande evento per la città. Questa nuova sede (occupata da un anno, ndr) è la migliore che abbiamo mai avuto. A un passo dal casello dell’autostrada, con ampi spazi e uffici, rappresenta per tutti gli sportivi bergamaschi amanti delle due ruote un punto d’incontro e di informazioni unico nel settore delle Associazioni, grazie anche alla segreteria, che tutti ci invidiano. Questa sede ci è stata data dalla famiglia Acerbis, da sempre legata al Moto Club Bergamo, che ce l’ha concessa in uso per sette anni”.

Anniversario di fondazione





ANNIVERSARIO
DI FONDAZIONE A proposito di anni: avete festeggiato l’88°compleanno della vostra Associazione.
“88 anni di storia non si inventano e non si creano dal nulla: nascono e crescono piano piano, con la tenacia e la consapevolezza di tutti gli associati, noi che siamo qui ora e tutti coloro che ci hanno preceduto. In tutta sincerità penso che non abbiamo nulla da invidiare ad altri. Sotto l’aspetto sportivo lo abbiamo dimostrato con risultati eccellenti, tanto che diventa difficile quantificare le vittorie dei nostri piloti. Sotto l’aspetto turistico-economico abbiamo vallate e paesi fantastici per i motociclisti. E sotto l’aspetto sociale siamo un valido punto di aggregazione per i nostri giovani”.
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