Tino è nato a Monza il 31 gennaio del 1934 da Carlo e Savina, primo di quattro figli: Vittorio (11 settembre 1937), Maria Rosa (1941), Luciana (1950). Oggi si dichiara pensionato. Vive sempre a Monza, in una bella casa poco distante dal vialone che porta alla Villa Reale e successivamente all’autodromo. I motori di auto e moto che ripara nell’officina del padre, uomo forte, burbero ma buono, sono la sua scuola. La disciplina in famiglia è piuttosto severa, così come lo sono certe spartane abitudini di vita. Ricordo personalmente che Tino dormiva anche in inverno con la finestra aperta. Se questo vuol dire qualcosa... Avendo energia in eccedenza, Tino si sfoga da ragazzo con i pattini a rotelle e con la bici da corsa nelle ore libere dal lavoro, macinando chilometri su chilometri. Ma lo sfogo migliore alla sua esuberanza fisica e di temperamento lo scopre nelle corse motociclistiche intese a modo suo: anima e corpo, dando sempre il massimo e, se possibile, anche di più. Debutta a Trecate Il 25 Aprile 1953, nella sua prima gara con la Rumi 125 preparata dallo specialista monzese Corno con sue speciali “ricette” che - si dice - rasentavano il margine dei regolamenti. In quel periodo, un po’ dappertutto in Italia, si allestivano domenicalmente tali e tanti circuiti che l’unico problema per chi voleva cimentarsi in competizioni del genere era l’imbarazzo della scelta. Presentatosi con una Rumi al Circuito di Soresina, un paese in provincia di Cremona, e partito con un giro di ritardo per noie alla carburazione, il giovane Brambilla non si perde d’animo e si getta in una spettacolare rimonta che lo porta sul terzo gradino del podio. La festa dura poco però, perché viene squalificato per essere stato spinto in partenza. Si ripresenta, deciso a riscattarsi, sul circuito di Borgolavezzaro, nel novarese: al via non si fa sorprendere e scatta velocissimo al comando, leadership che mantiene per 21 giri, quando, doppiati ormai tutti i rivali, è costretto al ritiro per noie meccaniche. Doppia tutti gli avversari anche sul circuito di Trecate, sempre in provincia di Novara, ma stavolta la sua Rumi non lo tradisce e taglia il traguardo da vincitore. A Varese vince la sua batteria, ma in finale è costretto al ritiro. Sul circuito di Castano Primo guida la corsa per 23 giri, poi è costretto al ritiro per noie alla candela. Alla Cernobbio-Bisbino conquista la seconda vittoria della sua fresca carriera segnando un tempo eccezionale tanto da classificarsi al secondo posto assoluto, staccato di una manciata di secondi dalla Mondial 200 di Giuseppe Torriani. Il risultato avrebbe potuto essere perfino migliore se, in vista del traguardo, un incauto spettatore non lo avesse fatto sbandare e rallentare con la conseguente perdita di tempo prezioso. Subito dopo ricominciano i guai meccanici: a Verona conduce la corsa per trenta giri, ma è tradito da una candela che lo costringe ad accontentarsi del quarto posto; a Bolzano, al comando nei primi giri, è poi costretto al ritiro. Per l’ultima parte della stagione gli viene affidata una MAS 175 ufficiale, la marca creata dall’ingegner Alberico Seiling, ma in quel momento gestita dall’ingegner Guido Rossi con sede a Villasanta alle porte di Monza. Con la MAS a quattro tempi vince le gare di Piazzola sul Brenta e di Santa Maria Capua Vetere dove, nonostante si allenti la molla del cavalletto, con tutte le possibili conseguenze del caso, si prende finalmente la rivincita dominando a mani basse. Nella trasferta al Sud è accompagnato dallo zio Luigi, invalido di guerra, appassionatissimo di moto e acceso sostenitore del nipote, timoroso che la vittoria ottenuta in Campania non venga valorizzata a sufficienza nel settentrione. Ernesto chiude la prima stagione di corse con cinque vittorie, cifra confortante per un esordiente, ma non per Tino che aspira a bruciare le tappe e insegue traguardi ambiziosi. Intanto però il suo temperamento e le sue capacità hanno destato l’interesse di molte grandi Case.