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23 February 2012

Mondiale Superbike 2012: 25 anni di sfide, industria, vecchie e nuove glorie

Sono passati 25 anni da quando si corse la prima gara del Mondiale Superbike il 3 aprile del 1988, sul circuito di Donington, in Inghilterra. Da allora i cambiamenti sono stati tanti e l’interesse verso il campionato iridato delle derivate di serie è cresciuto e si è rinnovato. Soprattutto negli ultimi cinque anni, quando sono state introdotte formule innovative come la monogomma, sono arrivati nuovi circuiti e più Case costruttrici

Mondiale superbike 2012: 25 anni di sfide, industria, vecchie e nuove glorie

Milano - ESPERIENZA E INNOVAZIONE Il Mondiale Superbike compie venticinque anni. Mentre Maurizio Flammini, presidente della Infront Motor Sports (la società che organizza il campionato), pensa a come rinnovarlo, attraverso nuovi accordi che possano portare le derivate di serie a correre su altri circuiti di tutti i continenti. È recente la notizia della firma con il Ministro dello Sport indonesiano, che si è impegnato a prendere una serie di misure per organizzare un round sul tracciato di Sentul. Questa nuova gara farà parte del calendario dal 2013. Ma ci sono novità che riguardano già il Mondiale Superbike di quest’anno: il 26 agosto si correrà il primo round della storia in Russia.

RICORDI RECENTI Venticinque anni sono una vita. Quella di tanti piloti, diventati veri e propri personaggi. Fra di essi, il campione iridato australiano Troy Bayliss è forse uno dei più popolari. Ritiratosi nel novembre del 2008, con il campionato già vinto e con un’ultima doppietta spettacolare segnata a Portimao, dopo aver conquistato tre Mondiali, in sella alla Ducati (nel 2001, nel 2006 e nel 2008), Troy non era solo un “manico”, ma anche un grande trascinatore di folle. Tutti lo ricordano come una persona sempre disponibile. Non si è mai fatto negare nei paddock ed è sempre stato disponibile per un autografo. Bayliss entusiasmava per le sue corse in solitaria, quando azzeccava le partenze, con la rossa di Borgo Panigale che rifilava dai due ai quattro secondi di vantaggio alle concorrenti, non senza suscitare polemiche. Ma l’australiano entusiasmava ancor di più quando infiammava la gara con le prepotenti rimonte che era capace di fare.

NEL SEGNO DI DUCATI L’eredità di Bayliss è stata raccolta da un altro pilota della Ducati, Carlos Checa, che quest’anno è ancora sui circuiti da protagonista, all’età di 39 anni, dopo aver vinto il Mondiale Superbike 2011, sempre con la Ducati. L’anno scorso, Checa, con la scuderia Althea Racing di Genesio Bevilacqua, ebbe una giornata trionfale a Magny Cours, in Francia. Nello stesso giorno vinse tutto ciò che si poteva vincere: le due manche del round francese, il Mondiale Superbike 2011 e il titolo Costruttori, che è fu assegnato per la 17esima volta alla Ducati, in tutta storia del campionato iridato delle derivate di serie. Quella domenica, Checa regalò alla Casa di Panigale anche la vittoria numero 305. La stagione trionfale dello spagnolo seguì l’annuncio del ritiro di Ducati dalla Superbike in qualità di Reparto corse ufficiale dell’azienda bolognese. La scelta fu motivata con la necessità di concentrare gli investimenti industriali per lo sviluppo di altri settori, come per esempio la MotoGP. Il 15 agosto 2010, infatti, in occasione del Gran Premio della Repubblica Ceca, fu annunciato l’ingaggio di Valentino Rossi. Il risultato, però, non fu affatto quello attesto: come noto il pesarese, nel corso della stagione MotoGP 2011 ha avuto grandi difficoltà. Invece Carlos Checa a vinto il Mondiale e, per certi versi, i manager della Ducati si sono mangiati le mani.

BIAGGI E APRILIA È pronto per l’inizio della stagione anche Max Biaggi, altro veterano in pista nella Superbike: con un anno in più rispetto allo spagnolo, 40 anni che saranno 41 il prossimo giugno, il romano è uno dei principali sfidanti di Carlo Checa. Biaggi ha all’attivo un Mondiale Superbike vinto a Imola nel 2010, in sella all’allora nuovissima Aprilia RSV4 Factory, una moto che fece scalpore prima di tutto per le dimensioni tanto compatte da farla sembrare una 250 da GP, ma anche per il contenuto tecnologico di prim’ordine messo in campo dalla Casa di Noale.

STRATEGIE SPORTIVE E INDUSTRIALI Sulle tecnologie si giocano due fattori molto importanti che caratterizzano la Superbike: le gare e il mercato. Il campionato iridato delle derivate di serie è noto per essere sempre stato il terreno di prova, nelle competizioni, di tecnologie che sono state poi trasferite alle moto che i diversi Marchi partecipanti hanno portato nei concessionari. Certamente una parte della ricerca viene fatta anche sui prototipi della MotoGP, ma nella SBK le moto sono molto più vicine a quelle che posso acquistare tutti. Soprattutto per il fatto che vige la regola delle 1.000 moto identiche a quella con coi la Casa costruttrice si iscrive al campionato che devono essere prodotte e destinate alla vendita a privati, nel primo anno di partecipazione. Alcuni manager rivelarono a Motociclismo che vincere la domenica significava vendere più moto al lunedì.

In quest’ottica Aprilia è rientrata nel Mondiale Superbike a partire dalla stagione 2009, anno in cui debuttò in pista la RSV4 Factory, la quattro cilindri con il motore a V di 65°, che fu affidata a Max Biaggi e al suo compagno di squadra Shinya Nakano. La Casa di Noale aveva già partecipato alla Superbike: esordì nel 1999 con la RSV 1000 affidata al pilota Peter Goddard, che finì la stagione al dodicesimo posto. L’anno successivo Aprilia ingaggiò l’australiano Troy Corser, che ottenne cinque vittorie e tre podi, durante la stagione, terminata in terza piazza. Nel 2001 a Corser fu affiancato da Regis Laconi, ma entrambi ebbero problemi con le gomme Dunlop (allora non era ancora in vigore il regolamento della monogomma). Corser concluse quarto (con 10 podi, di cui 2 vittorie), mentre il francese dovette accontentarsi dell’undicesima posizione, ma anche lui vinse una gara, tra l’altro importante per Aprilia, perché si correva a Imola, quindi di fronte al pubblico italiano.

Nel 2009, contemporaneamente al rientro di Noale nella Superbike, ha annunciato il suo debutto nella stessa serie al casa tedesca BMW, che presentò la prima supersportiva a quattro cilindri nella storia della sua produzione: la S 1000 RR. L’inizio non fu dei migliori: ingaggiati Corser e Ruben Xaus, i due piloti conclusero il 2009 rispettivamente tredicesimo e diciassettesimo, senza nessun piazzamento sul podio. Sino a oggi, la Casa di Monco non ha avuto un successo in Superbike come quello di Aprilia. L’anno successivo BMW rinnovò l’ingaggio di entrambi i piloti, che, però, temrinarono il campionato in posizioni basse per essere portacolori ufficiali di una Casa costruttrice: Corser finì undicesimo, avendo solo due terzi posti di manche all’attivo nella stagione, mentre Xaus arrivò quindicesimo. Diversa fu, nel 2010, la sorte di BMW, che si aggiudicò il Mondiale nella categoria Superstock, sia per i Costruttori, sia per i piloti, con Ayrton Badovini. L’anno scorso BMW confermò per un altro anno Troy Corser, che affiancò Leon Haslam: l’inglese ha terminato quinto, con tre terzi posti come migliori piazzamenti, mentre l’australiano fece quindicesimo. Per il 2012, saranno in griglia, come ufficiali, sulle moto di Monaco, Marco Melandri e ancora Leon Haslam, che però si è rotto un piede nei test dello scorso lunedì a Phillip Island e potrebbe saltare la prima gara della stagione, che si svolgerà proprio sul tracciato australiano.

ALTERNZANZA Come ufficiali, non ufficiali (team privati) o ufficialmente supportati (team che godono di un grande sostegno da parte delle case costruttrici) i Marchi del mondo motociclistico sono tutti presenti nella Superbike. Così, quest’anno, dopo numerose stagioni di fatiche e KO tecnici, Kawasaki è in pista come Reparto corse, con una moto ufficiale affidata alla guida di Tom Sykes. L’inglese ha già dato prova, durante i test di Phillip Island, di essere particolarmente competitivo. Fra le novità del campionato 2012, Suzuki resta presente in pista, ma la palla di Hamamatsu passa dalla scuderia Alstare di Francis Batta (che era ufficialmente supportata ma quest’anno non corre, sembra per mancanza di sponsor) al team Crescent, gestito da Paul Denning, un manager che per anni ha seguiti la Casa giapponese in MotoGP. I piloti scelti sono Leon Camier, in arrivo da un anno di Aprilia, e John Hopkins. Quest’ultimo, però, non ha avuto un inizio di stagione brillante: è caduto durante i test della settimana scorsa a Phillip Island. È stato operato, negli Stati Uniti, e salterà la prima gara. Honda invece, fra alti e (non troppo) bassi, prosegue serenamente la sua proficua collaborazione con la scuderia olandese di Ten Kate, che sostiene fornendole le CBR 1000 RR Fireblade ufficiali.

MANCA YAMAHA Mentre tutti cercano di essere presenti con una moto competitiva nella Superbike, quest’anno sarà il primo campionato senza neanche una Yamaha in pista. La Casa dei tre diapason ha fatto dietro front ad agosto 2011, annunciando il suo ritiro a fine stagione. È un vero peccato, perché la YZF-R1, equipaggiata con il motore big bang a scopi irregolari, non andava affatto male: era nelle mani di Marco Melandri, che ha concluso il Mondiale dell’anno scorso al secondo posto, e di Eugene Laverty, che è arrivato quarto.

MONOGOMMA Fra le tante innovazioni introdotte nel campionato Superbike, va sottolineato che, in questa serie, la soluzione del fornitore unico degli pneumatici (Pirelli) è stata scelta prima che nella MotoGP (Bridgestone dal 2009). Maurizio Flammini, allora amministratore delegato della FG Sport di Roma, che era proprietaria del Mondiale Superbike prima che fosse acquisito dalla Infront Motor Sports, firmò a Roma, nel luglio del 2008, un accordo con Pirelli, per l’esclusiva delle coperture destinate a tutte le classi del Mondiale Superbike (quindi anche Superstock e Supersport). A luglio 2011, l’accordo con Pirelli, ancora in vigore sino al termine del campionato 2012, è stato rinnovato per altre tre stagioni: dal 2013 al 2015.

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