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di Matteo Aglio
17 December 2022

Suppo: “La gara Sprint della MotoGP? Raddoppia anche il pericolo”

Livio Suppo, Team Manager Suzuki, ci parla della gara Sprint della MotoGP, che dalla stagione 2023 si disputerà il sabato in tutti gli appuntamenti del mondiale. Dal suo punto di vista raddoppia lo spettacolo, ma raddoppia anche il pericolo

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Livio Suppo 

 

Dorna ha deciso di inserire la gara “Sprint” già a partire dalla stagione 2023 della MotoGP, subito in tutti gli appuntamenti del mondiale, creando non poche perplessità. Si tratta di una gara breve che si correrà al sabato, per “spingere” sullo spettacolo. Nel 2023 ci saranno quindi 42 gare, con un programma del fine settimana intensissimo.

A tal proposito abbiamo intervistato Livio Suppo, uno dei team manager più esperti e vittoriosi di tutta la MotoGP. Ha portato al successo la Ducati con Casey Stoner, è stato il primo team principal europeo di Honda e quest'anno era rientrato nel motomondiale con Suzuki, che però si è ritirata a fine stagione. Ecco le parole di Livio.

Qual è stata la sua reazione quando ha saputo di questo nuovo format?

“Premetto che Suzuki, non essendo in MotoGP il prossimo anno, non è stata coinvolta nel processo decisionale. Da un punto di vista personale, ho molti dubbi per una serie di motivi. Il primo è, checché ne dica il presidente della Federazione Internazionale, che la partenza non è il momento più spettacolare di una gara ma il più pericoloso. Il nostro è uno sport rischioso di suo, quindi bisognerebbe ridurre certi momenti, invece si raddoppiano. Per il secondo serve rispondere alla domanda sul perché sia stata voluta la Sprint Race. Se il vero motivo è fare sì che ci siano più persone che guardino la tv il sabato, probabilmente può funzionare, una gara attira sicuramente di più di una sessione di qualifiche. Se invece questo cambiamento è stato fatto con la speranza che faccia crescere l’interesse per il campionato toutcourt, non avrà nessun effetto. Prova ne sia la Superbike, che ha da sempre 2 gare, ora addirittura 3, e grazie a ciò non è diventata un campionato molto seguito. Per aumentare l’interesse non basta aumentare il numero di gare”.

Cosa si potrebbe fare per riuscirci?

“Bisognerebbe ragionare sul perché la MotoGP in questo momento stia perdendo audience. Sappiamo che il ritiro di Valentino ha avuto un suo effetto, ma è anche vero che la Formula 1 riempie gli spalti ovunque vada, a prezzi sicuramente più alti dei nostri, quindi la domanda è come riuscire a fare diventare la MotoGP un qualcosa che la gente vuole vedere a tutti i costi. In F1 sono stati bravi a riuscirci e posso immaginare come abbiano fatto. La serie “Drive to Survive” di Netflix ha avvicinato i giovani: ho una figlia di vent’anni che mi dice che molti suoi amici hanno iniziato a seguire e ad appassionarsi alla F1 dopo averla vista. Hanno fatto un lavoro eccellente in termini di comunicazione, facendo tornare a essere la F1 qualcosa che fa sognare. La MotoGP ha una serie di vantaggi, ha gare mediamente più divertenti e che durano meno di un'ora, quindi un format televisivo migliore, ma nonostante questo rimane uno sport da appassionati e non da grande pubblico. È sempre stato così, grazie al fenomeno Valentino questo era diminuito, ma oggi siamo tornati a essere uno sport per motociclisti, che non sono milioni e milioni. La Formula 1, invece, bisogna vederla perché è figo farlo. La Sprint Race non otterrà nessun risultato da questo punto di vista”.

In più, aumenta esponenzialmente lo stress su piloti e squadre. È stato detto che il tempo in pista nel fine settimana di un Gran Premio sarà uguale, ma non si può paragonare l'intensità di una gara a quello di un turno di prove.

“Ne parlavo con alcuni dei miei meccanici, preparare una moto per una gara è molto più stressante che farlo per un turno di prove. In gara la minima disattenzione, per esempio una carena chiusa male, rovina tutto. C'è maggiore pressione per i meccanici e anche per i piloti, fare 42 partenze a livello psicofisico è uno stress mostruoso. Pensando a un campionato così lungo, avrei perlomeno provato a inserire la Sprint Race in 4 Gran Premi per capire i suoi effetti, farlo di colpo su tutti gli appuntamenti mi sembra un azzardo”.

Una delle motivazioni per l'introduzione della Sprint Race è quella di avere i piloti a disposizione la domenica mattina per attività con il pubblico.

“Si possono coinvolgere maggiormente i piloti anche con il format attuale. Mi viene in mente l'esempio di Phillip Island, dove c'è una parata dei piloti sulle macchine cabriolet dopo il warm-up, una cosa che si potrebbe realizzare ovunque. Ci sono Gran Premi, come Le Mans, dove l'organizzatore è molto bravo a mettere in piedi tutta una serie di eventi e infatti è sempre stato molto seguito, anche prima di avere Quartararo campione del mondo. Il GP di Francia è una vera festa per tutti, non c'è solo la gara, al contrario del Mugello dove si faceva il pienone solo perché c'era Valentino e abbiamo visto cosa è successo dopo il suo ritiro”.

La Formula 1 è però un ambiente molto esclusivo, per la MotoGP non sarebbe un errore scimmiottarla?

“Il problema non è scimmiottarla, ma capire cosa funzioni e adattarlo alle proprie caratteristiche. Per esempio, ho avuto un’idea ispirata alla F1: usare in MotoGP gli abbassatori posteriori solo in determinati punti quando si segue un pilota, come succede con il DRS. C’è chi vuole eliminare questo sistema e chi no, la mia proposta è che la tecnologia possa dare una mano uno spettacolo. Pensiamo alla gara in Thailandia, Miller e Oliveira sono rimasti vicini per molto tempo, se solo quello dietro avesse potuto usare l’abbassatore, si sarebbero superati almeno 6 o 7 volte. La cosa più spettacolare della MotoGP sono i sorpassi, possibilmente all’ultimo giro, non c’è niente di meglio di finali come quelli di Dovizioso contro Marquez, ti fanno saltare davanti alla televisione e venire voglia di vedere la prossima gara. Questa potrebbe essere un’idea copiata dalla F1. Dove è nata per risolvere un problema che abbiamo anche noi. I piloti si lamentano che soluzioni aerodinamiche così sviluppate limitano i sorpassi, ma nessuno fa niente. Dobbiamo cercare di fare diventare la MotoGP un evento che la gente vuole vedere e per riuscirci dobbiamo renderla più spettacolare. La Sprint Race poteva essere un tentativo in questo senso, ma bisognava introdurla come esperimento e non come panacea di tutti i mali”.

Sei ottimista o pessimista per il futuro della MotoGP?

“Cercherei di guardare un po' dall'alto le cose, altrimenti dall’interno si rischia di perdere il contatto con la realtà. Io credo che il futuro della MotoGP, come di qualsiasi altro sport, sia legato a quello che succederà al di fuori di quello che si può controllare. Nel Motorsport c'è questo grosso problema della mania di elettrificare ogni cosa: secondo me è una bolla, ma a oggi è in piena fase di crescita e questo fa anche sì che ci siano meno sponsor interessati perché deve essere tutto “green”. È un momento molto difficile e avere più della metà dello schieramento composto da piloti italiani e spagnoli è un altro problema, è difficilissimo da risolvere. Bisognerebbe partire dalla base, Dorna ha creato delle serie propedeutiche in tutto il mondo e sono servite, ma si dovrebbero anche diminuire i costi nei campionati nazionali. Correre nel CIV costa moltissimo e questo limita la possibilità di parteciparvi, se poi parliamo di Paesi in cui manca la cultura motociclistica allora diventa impossibile. Queste coppe riservate ai giovanissimi rischiano di non bastare per internazionalizzare lo schieramento”.

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