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Lazio: ripercorrere le strade del romanzo “Vita”, in cerca della casa di Diamante a Tufo di Minturno

Per l’itinerario abbiamo preso spunto dal romanzo Vita, di Melania Mazzucco, che narra la storia di due ragazzini emigrati da Tufo, sui Monti Aurunci, verso gli Stati Uniti.

ROTTA PER MINTURNO

ROTTA PER MINTURNO Si dice che la riprova della bontà di un libro sia nel rammarico di doverlo lasciare. E quale migliore modo di dare seguito all’incanto della lettura se non avventurarsi alla scoperta dei luoghi che fanno da sfondo alla narrazione? Minturno è il paese dal quale, all’inizio del secolo, Vita e Diamante, poco più che bambini, partono alla volta dell’America, avendo come unica dotazione pochi dollari cuciti nelle mutande e vaghe aspettative di un’esistenza migliore. È anche il paese dove molti anni dopo il figlio di Vita, sbarcato con gli Alleati nel corso della Seconda guerra mondiale, cercherà di rintracciare, tra macerie e distruzione, le radici della sua famiglia. La storia di Minturno non si discosta da quella di molti altri paesi italiani, che all’inizio del secolo conobbero imponenti flussi migratori verso l’America, inseguendo il sogno collettivo di un riscatto che solo raramente si compì. E oggi appare quanto mai significativo ricercare nelle memorie delle generazioni passate l’amaro paradigma che la storia ripropone con differenti protagonisti, rendendo le antiche terre di emigrazione le “Terre Promesse” dei nuovi immigrati. Con in testa tutto questo inforchiamo le moto e ci lasciamo rapire dal flusso dei nostri pensieri mentre placidamente l’autostrada Roma-Napoli ci teletrasporta fino all’uscita per Pontecorvo.

MONTI AURUNCI

MONTI AURUNCI A Pontecorvo, imbocchiamo strade più consone a un utilizzo motociclistico e ci prepariamo alla marcia d’avvicinamento - non solo fisica ma, a questo punto, anche mentale - alla nostra meta. C’immergiamo nello scenario dei Monti Aurunci, una zona d’Italia poco conosciuta, eppure ricca di bellezze naturali e testimonianze storiche. Ma la principale sorpresa sarà costituita dalle persone con le quali avremo modo di venire in contatto. Fermarsi nella piazza di un paese per chiedere un’informazione ed essere coinvolti in una conversazione che spazierà da notizie storico-culturali - elargite con competenza che raramente capita di riscontrare altrove - fino a questioni strettamente personali, sarà il piacevole leit-motiv di questo breve viaggio.

DA ESPERIA A MONTE CECUBO

DA ESPERIA A MONTE CECUBO la prima sosta ad Esperia, arroccata sulle pendici del Monte Cecubo, per visitare il raccolto borgo medievale: un intersecarsi di vicoli e stradine su cui si affacciano palazzi, portali, scalinate. A tratti l’armonia architettonica è interrotta da brutali ristrutturazioni con materiali poco “consoni”. Pochi chilometri fuori del paese, una tortuosissima panoramica si arrampica sulla sommità del Cecubo, fino alle rovine del Castello (edificato nel 1103 dal principe normanno Guglielmo Blosseville, duca di Gaeta). Lo scenario naturale è di una bellezza selvaggia. Le torri superstiti e i lunghi tratti della cerchia muraria testimoniano un’epoca di lotte, assedi, predominio. Ancora pochi chilometri di provinciale e approdiamo ad Ausonia, altro centro dalla forte impronta medievale, da sempre terra di confine e polo d’attrazione per i paesi circostanti. Ci arrampichiamo sulla scalinata di S. Michele, fino all’acropoli della città, dove spiccano la Collegiata di S. Michele Arcangelo in pietra bianca e il Castello. I molti rimaneggiamenti subiti in epoche successive non hanno intaccato la maestosità dell’insieme.

CORENO AUSONIO

CORENO AUSONIO Quasi contiguo il paese di Coreno Ausonio, famoso per la pietra calcarea (il “perlato di Coreno”) che fu utilizzata già dai romani per la costruzione della Via Appia, di colonne e strade di Pompei, dell’anfiteatro della città romana di Minturnae. Coreno oggi è un paese dai forti contrasti: palazzi e portali in pietra convivono con edifici moderni e funzionali, come il nuovo Municipio, di aspetto quasi futurista, che si affaccia su Piazza Umberto I. Noi ci arriviamo di domenica pomeriggio, nel pieno fervore della vita sociale paesana. Chiediamo qualche informazione e, in pochi minuti, ci troviamo seduti su una panchina, in compagnia di due arzilli ultra-novantenni, reduci della Seconda Guerra Mondiale, in vena di rinvangare ricordi di stenti, cameratismo e prigionia. Salta fuori che uno dei due ha combattuto nella Folgore. A uno di noi, che ha fatto il militare nei parà, vengono le lacrime agli occhi. Seguono due ore di baci e abbracci e lunghi racconti su usi, costumi e tradizioni della brigata attraverso mezzo secolo di paracadutismo.

GIUNTI A MINTURNO

GIUNTI A MINTURNO Strappato il nostro collega ai racconti del nonnetto, facciamo una deviazione verso il mare. Prima di salire a Minturno andiamo a vedere il famoso ponte pensile sul Garigliano, bel pezzo di archeologia proto-industriale, quello che Diamante paragona, nostalgicamente, al ponte di Brooklyn (e in effetti, fatte le debite proporzioni, la somiglianza c’è tutta), l’area archeologica dell’antica Minturnae e il contiguo cimitero di guerra inglese (curatissimo e monumentale, vera oasi di quiete e riflessione). Guadagniamo il centro storico di Minturno e ne percorriamo la raggiera di vicoli e stradine che confluiscono nel bel camminamento coperto laterale. Poi c’imbattiamo in un circolo anziani: quale migliore occasione per farci indicare la strada per la frazione di Tufo e fare quattro chiacchiere sulla vita del paese?

TUFO

TUFO A un osservatore distratto Tufo non ha molto da offrire: poche case raccolte intorno a una piazza con la sua piccola chiesa. Il paese fu quasi completamente distrutto durante la Seconda guerra mondiale: la linea Gustav passava proprio di qui. Il fascino di questa piccola frazione è tutto nella sua posizione, con i monti alle spalle e il mare all’orizzonte. Ho trovato una vecchia intervista alla Mazzucco che descrive perfettamente l’atmosfera che vi si respira: “Tufo mi è entrata nel cuore attraverso il racconto dell’odore di salsedine che investiva la campagna nelle giornate di vento forte. È l’odore dei limoni selvatici, un odore acre che ha ossessionato tutti quelli che se ne sono andati (…). Allora, all’inizio del secolo, c’era una spiaggia di dune, disseminata di cespugli di tamerici. E poi le voci, i rumori. Mi raccontavano di quando i venditori di telline e di vongole gridavano nei vicoli, per vendere la loro mercanzia. E le immagini: dietro al paese le montagne, nude come in Grecia, seghettate, aspre…”. Anche qui c’e la solita combriccola di anziani. Anche qui troviamo cordialità e voglia di raccontare. C’è una splendida vecchietta, 85 anni incredibilmente ben portati, il fazzoletto in testa e tutto il resto. Stamattina ci sono le comunioni, c’è aria di festa. “Avreste dovuto vedere la settimana scorsa, con le cresime…”, ci rivela con gli occhi che sorridono.

LA CASA DI DIAMANTE

LA CASA DI DIAMANTE Chiediamo della casa di Diamante. Abbiamo letto che le sue rovine sono ancora in piedi. Immediatamente si scatena una vera e propria caccia al tesoro. Gli anziani hanno tutti qualche ricordo dei Mazzucco. Tra i giovani, molti hanno letto il romanzo della celebre compaesana. Veniamo indirizzati da qualcuno che ha conosciuto personalmente Diamante. Alla fine individuiamo i ruderi della casa: poco più di un mucchio di sassi alle porte del paese. Immediatamente dietro è stata costruita una villetta moderna, il giardino curato e un bel pergolato. Ma questa reliquia del passato è stata rispettata, col suo carico di ricordi. Da qui partì Diamante, giusto un secolo fa. Contempliamo il rudere e siamo felici. È la nostra meta. D’ora in poi sarà ritorno, ma è un bel ritorno. La provinciale che costeggia il Garigliano è una strada entusiasmante, motociclisticamente parlando: belle curve, asfalto buono e scorci gustosi.

S. GIORGIO LIRI

S. GIORGIO LIRI Facciamo ancora una sosta a S. Giorgio Liri per vedere il piccolo lago formato da una sorgente di falda, legato alla tradizione popolare secondo cui San Giorgio Martire sconfisse il drago. Alla sua bellezza concorrono la trasparenza, il colore intenso delle acque, che varia dal verde smeraldo all’azzurro, la fitta vegetazione acquatica. È il posto ideale dove raccogliere le forze prima di riprendere l’autostrada per Roma.

IL ROMANZO “VITA”

IL ROMANZO “VITA” DI MELANIA MAZZUCCO New York, inizio secolo: trasportati dall’ondata migratoria che - tra il 1840 e il 1940 - coinvolse 16 milioni di italiani, approdano da Tufo di Minturno Vita e Diamante, due ragazzini di 9 e 12 anni. Nel ghetto italiano di Downtown li aspettano il padre di lei, la sua nuova compagna e la miriade di personaggi che popola la sudicia pensione per immigrati da questi gestita. Tra disavventure, tentativi d’integrazione, angherie, lavori sfiancanti e malpagati, il romanzo racconta l’epopea di un popolo miserando in cerca di un improbabile riscatto. Ma il cuore della narrazione è nell’inevitabile e precoce amore che sboccerà tra i due ragazzi: un sentimento destinato ad attraversare il tempo, perdendosi per poi ritrovarsi. Il tono picaresco e fantastico della narrazione non inganni: il romanzo col quale Melania Mazzucco ha vinto il Premio Strega nel 2003 si basa su una documentata ricostruzione degli eventi. I due ragazzini sono realmente esistiti (Diamante era il nonno della scrittrice), come pure sono esistiti la pensione e molti dei personaggi che animano la storia. Per scriverla l’autrice, partendo dalle memorie familiari, ha ricercato documenti e indizi sui giornali dell’epoca in corrispondenze private, negli archivi della polizia di Brooklyn, nelle liste passeggeri dei piroscafi.

BLOC NOTES

BLOC NOTES

 

DA NON PERDERE

 

A pochi km da Minturno, lungo la via Appia, nello spazio di poche centinaia di metri sono concentrati:

 

Zona archelogica dell’antica Minturnae, Via Appia, km 146, tel. 0771/680093. Orario: dalle 9 a un’ora prima del tramonto. Chiuso il lunedì. Costo del biglietto 2 euro. Sono visibili i resti di un acquedotto del I sec. d.C. e di un grandioso Teatro (quest’ultimo non ha perso la sua funzione: ogni estate ci sono decine di eventi in cartellone).

 

Ponte borbonico Real Ferdinando sul Fiume Garigliano. Costruito tra il 1828 e il 1830, fu il primo ponte sospeso realizzato in Italia, a catenaria di ferro, esempio d’architettura industriale italiana che dal punto di vista tecnicocostruttivo era per quei tempi all’avanguardia in Europa. Cimitero di guerra inglese. Accoglie i 2.049 caduti per l’attraversamento del Garigliano (gennaio 1944) e quelli caduti sulla linea Gustav (inverno 1943-’44).

 

STRADARIO

Provenendo da Roma, si percorre l’A1 fino all’uscita per Pontecorvo. Si prosegue sulla SP8, attraversando Pontecorvo e raggiungendo Esperia. A Esperia si può parcheggiare nella parte bassa e salire a piedi al borgo medievale. Recuperata la moto, con una ripida e tortuosissima stradina si raggiungono le rovine del castello (seguire le indicazioni all’uscita del paese). Si riprende la SP8 fino a raggiungere la SS630 (Formia-Cassino), che si percorre per un breve tratto fino ad Ausonia. Si attraversa Coreno Ausonio e si prosegue sempre su strada provinciale (SP132) fino a Santi Cosma e Damiano. Poco oltre, a un bivio con semaforo, si devia a destra per Minturno (SP123). Dopo la visita a Minturno e Tufo, si ripercorre la SP123, proseguendo in direzione di Suio e Terme di Suio. La provinciale (SP76) costeggia il Garigliano, offrendo splendidi scorci sul fiume e un profluvio di curve e tornantini (è la strada più entusiasmante dal punto di vista motociclistico). Raggiunto S. Andrea sul Garigliano, si prosegue sempre su provinciale (SP80 poi SP149) fino a S. Giorgio Liri. Da qui si prende la SS630 fino al casello di Cassino dell’A1.

 

DOVE DORMIRE

Agriturismo La Fattoria Pony Ranch, Via Vetrinella, Santi Cosma e Damiano (FR), tel. 0771/675295, cell. 338/2130538 - 339-1784030, info@agriturismofasulo.it, www.agriturismofasulo.it. Aperto tutto l’anno compresi i festivi (nel periodo invernale l’agriturismo è aperto solamente il sabato e la domenica), offre camere doppie e miniappartamenti. Gestione familiare e grande attenzione alla qualità degli ingredienti utilizzati nella cucina (piatti tipici della zona). Possibilità di partecipare a escursioni a cavallo.

 

Agriturismo Tenuta Sciacca, strada Provinciale Mondragone-Falciano (a 500 metri dalla stazione ferroviaria), Falciano Del Massico (CE), tel. 0823/ 728229 - 0823/728346 - 0823/931661, info@tenutasciacca.itwww.tenutasciacca.it.

 

Ospitato in un antico casale ristrutturato, ai margini dell’oasi del lago di Falciano. Agriturismo il Casale, via Mola di Vetere, località Monte Calvo, Fondi (LT), tel. 0771/500213, cell. 338/1333312, info@agriturismoilcasale.com, www.agriturismoilcasale.com. Aperto tutto l’anno, dispone di 15 camere e di tre villette autonome. Ristorante con cucina tipica.

 

DOVE MANGIARE

Ristorante Da Tony, via Provinciale 7, Ausonia (FR), tel. 0776/953000. Chiuso il lunedì sera e la domenica. Cucina mediterranea, con specialità di pesce.

Agriturismo La Ripa di Ascenza Moretti, Località Ripa Campogrande, S. Oliva Monticelli, Esperia (FR), tel. 0776/909501. Specialità della casa: fettuccine rustiche, pasta e fagioli, gnocchi, polli e peperoni all’antica, zuppa di ortaggi, tutto cucinato secondo la tradizione ciociara.

Trattoria Vigna della Corte, via Luigi Cadorna, Minturno (LT), tel. 0771/658918. Chiusura settimanale invernale mercoledì. Piatto tipico dello chef: fettuccine alla Vigna della Corte.

 

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