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10 February 2004

Laverda LH3 125

Laverda lh3 125


Le viste classiche della Laverda LH3 ne mettono in evidenza il ridotto ingombro e la notevole altezza da terra. La forcella Marzocchi TZ1 della prima serie rimane invariata (escursione 220 mm), così come gli ammortizzatori Marzocchi a gas. I mozzi freno conici Grimeca sono da 140 mm sia anteriormente che posteriormente. La ruota posteriore può essere smontata senza togliere freno e corona.

In azione con la Laverda LH3 del 1979. La famiglia LH venne sviluppata inizialmente anche con la collaborazione del Campione italiano di Cross Italo Forni, che infatti diede un’impostazione decisamente crossistica. Il basamento motore ha i carter tagliati verticalmente. La leva del cambio e la pedivella dell’avviamento restano solidali ai coperchi dei carter. L’albero motore poggia su cuscinetti a doppia pista a sfere, mentre gli alberi del cambio ruotano su cuscinetti a sfere. Il monocilindrico Husqvarna veniva rivisto a Breganze, dove si incrementava di circa 3 CV la sua potenza.
Il telaio monoculla chiusa in tubi d’acciaio della LH3 è sostanzialmente simile a quello della LH1 presentata nel 1976. Compreso il  forcellone pesa 12,5 kg. Il blocco motore pesa invece 24 kg.

La produzione di moto da fuoristrada della Laverda nella prima metà degli anni Settanta ruota attorno alla Chott 250. Un modello (vedi Motociclismo d’Epoca 12/1-2004) pesante, poco potente e con problemi di affidabilità che non suscita gli entusiasmi dei fuoristradisti più esperti. Per scendere di categoria ed affrontare il combattuto segmento delle ottavo di litro, non c’è molto tempo a disposizione e in Laverda piuttosto che sviluppare in proprio un 2 tempi, firmano un accordo con l’Husqvarna per la fornitura dei motori. Nasce così nel 1976 la LH1, spinta dal monocilindrico a 2 tempi svedese (alesaggio per corsa 55x52 mm, cilindrata totale 123,4 cc), con distribuzione a lamelle, carburatore Dell’Orto PHBE da 32 mm, cambio a sei velocità ed accensione elettronica.
Il telaio è un monoculla in tubi d’acciaio al cromo molibdeno, le sospensioni sono Marzocchi con forcella TZ1 da 35 mm dotata di foderi in magnesio e, al posteriore, una coppia di ammortizzatori a gas con 375 mm di escursione. Il nome LH1 significa ovviamente Laverda-Husqvarna, con il numero 1 a simboleggiare il primo modello di una serie che arriverà con i dovuti aggiornamenti fino alla 4 del 1979. Per la colorazione viene scelto l’arancio Laverda che contraddistingue le maxi stradali, giusto per sottolineare l’indole sportiva del modello che infatti riesce a distinguersi nelle gare di Regolarità. Ancora meglio però riuscirà a fare la sorella maggiore di 250 cc che affiancherà la 125 nei listini della Casa veneta (cancellando il ricordo della Chott) fino al suo disimpegno nel settore del fuoristrada, avvenuto alla fine degli anni Settanta.

Caratteristiche tecniche
Riferite alla versione LH1 del 1977

Motore: monocilindrico due tempi raffreddato ad aria. Alesaggio per corsa 55x52 mm. Cilindrata totale 123,4 cc.
Rapporto di compressione  13,5:1.
Alimentazione: carburatore Dell’Orto PHBE da 32 mm. Miscela al 4%.
Accensione: elettronica Motoplat 6V-35W.
Frizione: multidisco in bagno d’olio.
Cambio: a 6 rapporti ad innesti frontali.
Telaio: monoculla chiusa in tubi d’acciaio.
Sospensioni: anteriore forcella Marzocchi ZTI da 35 mm; posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori Marzocchi a gas regolabili su tre posizioni.
Freni: anteriore e posteriore a tamburo Grimeca 140 mm.
Ruote: a raggi con cerchi in acciaio Akront. Anteriore 21”; posteriore 18”.
Pneumatici: anteriore 3.00- 21; posteriore 4.00-18.
Dimensioni (in mm) e peso:
interasse 1.440,
lunghezza 2.120,
larghezza 900,
altezza sella 990,
altezza pedane 390.
Prestazioni: n.d.
Prezzo: 1.308.000 lire.
Note: Provata da Motociclismo fascicolo 7/1977.
Dati rilevati: potenza max non rilevata.
Velocità max 117,640 km/h.
Accelerazione 0-400 metri 16,935 secondi.
Peso a vuoto 96 kg.
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