L’asaps avvisa: velocità e strade malandate fanno dei decessi in moto il 30% dei morti su strada
Milano 28 aprile 2009 -
Secondo i dati diffusi dall’Associazione Sostenitori Amici Polizia
Stradale
(ASAPS) le motociclette percorrono mediamente il 3-4% dei chilometri rispetto
al chilometraggio totale di tutto il parco veicoli circolante strada, ma
da sole rappresenterebbero il 30% della mortalità e sembra si possa arrivare
anche al 40%, valori che significano una proporzione di dieci volte tanto
tra utilizzo e rischio.
ASAPS sottolinea che, solo nello
scorso fine settimana del 25 e 26 aprile, si sono contati 11 incidenti
mortali che hanno coinvolto veicoli a due ruote a motore e per quest’anno
i sinistri in cui sono deceduti dei motociclisti sono arrivati già a quota
97. Tuttavia si risconta una diminuzione del 20,5% rispetto ai 122 dello
scorso anno, non si sa se per effetto dei controlli di polizia implementati
e per le relative sanzioni inasprite, o più semplicemente per il maltempo
che quest’anno è persistente.
Nei fine settimana del 2008 impatti
mortali dei dueruotisti furono 514, mentre in alcuni week end della primavera
si superò il numero di 20 vittime fra i motociclisti. Nel 2007 i dati Istat
evidenziarono complessivamente 1.540 morti fra i conducenti e i trasportati
delle moto (1.182) e dei ciclomotori (358), ai quali si devono aggiungere
90.551 feriti. Più di 4 morti e 248 ricoveri al giorno.
Il presidente dell’Asaps, Giordano
Biserni, sostiene che: “nei fine settimana il numero dei conducenti e
passeggeri di motoveicoli rappresenta circa il 37% delle vittime totali,
con punte di oltre il 60% in alcuni week end di maggio e giugno. I motivi
di una simile mattanza vanno ricercati certamente nell'ampliamento del
parco moto circolante. Una componente importante di rischio è dovuta ad
una rete stradale con incredibili carenze: guard-rail micidiali, buche,
pali nelle vie di fuga. Questo è un vero record vantato dalle strade italiane.
Anche l'elemento distrazione alla guida degli automobilisti (telefonini,
alcol, età) contribuisce a raggiungere queste cifre da vera tragedia. Non
è rilevante chi ha ragione o torto nel sinistro. È rilevante la cifra assurda
dei decessi e delle invalidità che costano cifre enormi allo stato
sociale”.
L’invito è quindi quello di tenere gli occhi aperti e cercare di indossare
sempre un abbigliamento adeguato, con protezioni omologate, nonché il
paraschiena,
il cui utilizzo sosteniamo ormai da tempo.
Ci sentiamo di contestare una sola
affermazione di Biserni, la “componente velocistica”, perché
ricordiamo
che gli incidenti più gravi avvengono in città a velocità inferiori ai
60 km e non sono certo le moto supersportive, che secondo il presidente
dell’ASAPS “possono eguagliare performance da pista”, il
problema, ma
sempre la coscienza di chi va in moto, la consapevolezza delle manovre
che si fanno, la prudenza e l’attenzione. Portare al limite il mezzo è
possibile, ma sono necessarie le capacità e le condizioni stradali appropriate.