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La storia di Zero Motorcycles, raccontata da Marco Riccardi

Nata nel 2006, Zero Motorcycles è una delle aziende più “longeve” nel mondo delle moto elettriche. E anche quella che ha esplorato, con la sola eccezione degli scooter, ogni categoria delle due ruote. Ha costruito pure delle “cattive” offroad: come la MX del 2011, evoluzione della primissima Electricross nata in un garage californiano

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La gamma di Zero Motorcycles è sicuramente la più completa tra quelle proposte dalle aziende che costruiscono modelli elettrici: si va dalle naked, alle sportive carenate, alle motard da città sino alle fuoristrada. Però, manca la moto da cross… Anzi no, perché sin dall’inizio della sua storia Neal Saiki, ingegnere aeronautico con trascorsi anche alla NASA, costruisce in un garage di Scotts Valley, contea di Santa Cruz in California, la Electricross. Molto grezza, molto semplice,con un telaio formato da quattro tubi, un motore elettrico dalle minime dimensioni, ma il risultato è una vera offroad. Per inciso, il box di casa sembra essere un vero e proprio “pensatoio” se guardiamo alle tante idee vincenti scaturite tra quattro mura: rimanendo negli States basta ricordare Apple e per quanto riguarda le motociclette, il più famoso dei box è il minuscolo capanno in legno dove a Milwaukee, in Wisconsin, viene costruita nel 1903 la prima Harley-Davidson.

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Torniamo alla Zero e alla sua MX elettrica. L’abbiamo provata nel 2010, quando la nostra “sorella” Motociclismo FUORIstrada è stata invitata a Santa Cruz a visitare la sede dell’azienda americana. Non siamo più davanti a una moto un poco raffazzonata, ma a una vera racer, pensata per andar forte in fuoristrada e con dimensioni vicine a quelle di una 125 da cross (il primo modello era molto da… “minicross”): sella a 871 mm da terra, sospensioni dalla lunga, ma non lunghissima escursione (240 mm per la forcella e 220 per il forcellone) e ruote da 19” all’anteriore e 16” dietro.

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Il motore eroga 18 CV, ha doppia mappatura per adeguare le prestazioni per chi è alle prime esperienze in fuoristrada, la trasmissione finale con una normale catena invece che la cinghia dentata usata per le altre Zero, autonomia dichiarata è di 30 minuti e peso vicino ai 90 kg. Il telaio è una articolata struttura in lega leggera che si sviluppa intorno alla batteria e al motore che è piazzato il più possibile in basso.

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Come andava la Zero MX? Cominciamo col dire che è una vera moto da cross. Non ha una spinta “esplosiva” come siamo abituati a trovare in altre elettriche, anche della stessa Zero, ma viene premiato un maggiore allungo perché è inutile, anzi controproducente, mettersi a scavare un buco in uscita di curva con una erogazione esplosiva. Meglio avere tanta trazione che ti spinge rapido verso il prossimo salto. E proprio in queste condizioni, la MX, come riportava il nostro inviato Marco Gualdani “tira fuori tutte le sue qualità. Una moto precisa ed estremamente gestibile nei rettilinei e nei salti, Per trarne il meglio bisogna guidare aggressivi, ha bisogno di un trattamento da specialisti dell’offroad. Quando si forza strizzando ogni kW si finisce, inevitabilmente a gravare sull’autonomia che non dura più di 15 minuti, sotto forte stress.

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Il retaggio della prima MX del 2011 è presente sulla FX dei nostri giorni, la Zero dichiaratamente destinata ai sentieri “selvaggi”. Il telaio è molto simile nel disegno abbracciando il complesso della batteria, il peso in ordine di marcia è di 131 kg, la potenza del motore brushless è di 44 CV, la coppia di 106 Nm, e le ruota sono ancora più “professionali” perché da 21 e 18 pollici.

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