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Dakar 2016: ultimo allenamento in quota

Si è svolta venerdì 18 dicembre, a La Villa, la conferenza “Dakar, neve chiama sabbia”, serata di apertura del weekend di Coppa del Mondo di sci in Alta Badia. Tra piloti, aneddoti, super campioni oltre ad abbuffate ed allenamenti in quota, c’è stato un bell’antipasto Dakar!

Un po’ di neve prima di tanta sabbia

A soli dieci giorni dalla partenza per la Dakar 2016 ci si aspettava la presenza di illustri ex piloti, meccanici e navigatori, ma non ci saremmo aspettati di vedere piloti ufficiali pronti al via, come Paolo Ceci e Mr Dakar, il grande Stephane Peterhansel. Ma per loro è stata l’occasione di fare un ultimo allenamento in alta quota, in vista dell’aria rarefatta sudamericana. A presentare gli ospiti è stata Elisabetta Caracciolo, organizzatrice di questa conferenza e giornalista alla Dakar da ormai molti anni, che ha portato sul palco rappresentanti delle diverse ere che questa gara ha attraversato. Dai privatoni anni ‘70 agli ufficiali degli ultimi anni. 
1/33 Dakar 2016: la conferenza “Dakar, neve chiama sabbia” in Alta Badia. Sul palco sta parlando Elisabetta Caracciolo

Dakar e montagna: cos’hanno in comune?

La prima domanda che ci siamo posti è quale fosse il nesso tra la Dakar e l’Alba Badia, tra la neve e la sabbia, tra gli sciatori e i piloti di rally. Lo spunto viene dal fatto che molti piloti dal 2009 ad oggi, ovvero da quando la Dakar è migrata in Sudamerica, si allenano in alta montagna per preparare il fisico alla scarsità di ossigeno che troveranno in gara. Nella prossima Dakar, per esempio, ci saranno 4 tappe di fila tutte oltre i 4.000 metri di quota e quindi i piloti dovranno restare a quelle altitudini per 4 giorni e 4 notti. Paolo Ceci, per esempio, era presente qui a La Villa per la conferenza del venerdì, poi il sabato mattina è partito per una 4 giorni di training in quota, dormendo sopra a Maso Corto al rifugio che si trova a quota 3.200 metri. 

Amarcord: aneddoti a non finire

Chi è appassionato di Dakar e la segue da quando era piccolo non può non emozionarsi, sentendo le storie di chi l’ha corsa molti anni fa. Alessandro Baricco scrisse (nel suo “Novecento”, che ha ispirato il film “La leggenda del pianista sull’Oceano”) “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”, e le persone che abbiamo visto e sentito oggi ne avevano eccome. È stato bello sentire i racconti di Moritz Craffonara, ex campione di motoslitte e proprietario del rifugio Club Moritzino a Piz la Ila, e di Marcello Varallo, ex discesista azzurro e oggi presidente del C.O. Coppa del Mondo di sci a La Villa, che corsero la Dakar negli anni 80. Come quelli del pilota e copilota Norbert Lotteri che ha raccontato le sue disavventure alla Dakar ’84 con una Fiat Campagnola. Insieme a loro sul palco è salito anche Paul Von Guggenberg, altro pilota e navigatore di auto alle Dakar di quegli anni. Non è mancata la testimonianza di uno dei più apprezzati meccanici di quei tempi, Graziano Pelanconi, storico meccanico di Clay Regazzoni quando passò alle auto, oltre che di tanti piloti ufficiali dal 1987 in poi. Oggi Graziano è ancora attivo con Edo Mossi al Merzouga Rally in Marocco. Immancabile uno dei più grandi “camionisti” di sempre alla Dakar, Francesco Perlini, che con i suoi camion autocostruiti ha fatto ammirare a tutto il mondo l’italian style di allora, fatto di pazzia e genialità, anche meccanica. Con il suo Perlini 4x4 a quattro ruote sterzanti, alimentato da un mostruoso due tempi diesel vinse 3 Dakar (e altre due le perse per un soffio all’ultima tappa). Quindi è stata la volta di Martino Bianchi, responsabile HRC per il progetto Dakar, che ha portato la sua testimonianza di cosa significhi oggi la logistica di una squadra ufficiale. Insieme a lui, il nuovo acquisto del Team HRC, Paolo Ceci che, come abbiamo detto, ha preso la palla al balzo per fermarsi qualche giorno in quota in vista dell’imminente partenza per la Dakar. Il grande Roberto Boano ha voluto sintetizzare alla sua maniera, ovvero in modo molto schietto, che bisogna soffrire, star zitti e dare gas e chi ha corso la Dakar non poteva che dargli ragione. Oscar Polli ci ha ricordato di non perderci gli aggiornamenti sulle varie tappe che andranno in onda con il suo commento su Sport Italia.

"Per fare la Dakar ho venduto la casa"

Bellissima la storia anche di Andrea Mayer, moglie di Stéphane Peterhansel, che non avrà vinto 11 titoli come il marito, ma in casa detiene ancora un primato se si parla di Dakar: lei l’ha fatta guidando moto, auto e anche i camion! Bello scoprire come ha partecipato alla sua prima Dakar, in Africa: non aveva un soldo, ma voleva a tutti i costi correre. Allora si è venduta casa, tornando a vivere con la madre, poi ha fatto una colletta tra gli amici e aperto un finanziamento in banca… Alla faccia della passione!
Sul palco sono poi saliti Massimo Longhi, istruttore federale di sci e ricognitore FMI Motorally, che ha parlato, tra le altre cose del suo progetto/sogno: portare una gara di rally in Alta Badia. Non è facile in quelle zone, ma sarebbe più che fantastico correre sulle Dolomiti… Tieni duro Massimo! Per finire, abbiamo conosciuto Lucio Pezzotta di Albano Sant’Alessandro (BG), pilota dei mezzi di assistenza e Giulio Minelli detto “Topo”, meccanico e navigatore di Giacomo Vismara. Il suo soprannome gli è stato dato quando ha iniziato a farsi a piedi km e km di dune per vedere come fosse fatta la discesa oltre la cresta, in modo da dare le indicazioni al pilota. Il tutto magari con il buio e con temperature vicine allo zero!

E per finire, Mr Dakar

Gran finale, Stéphane Peterhansel, presente con la moglie Andrea per la conferenza e per trascorrere qualche giorno di training in quota. La giornata è finita con una splendida cena al rifugio Club Moritzino. Siamo saliti lungo le piste grazie ai gatti delle nevi del Moritzino e lì siamo stati accolti da Moritz e dal suo staff per una cena da ristorante stellato, mica te lo aspetti da un rifugio! In realtà il Moritzino è unico nel panorama dei rifugi dell’Alta Badia, si mangia pesce fresco fatto arrivare appositamente con l’elicottero (mica pizza e fichi, come si dice), si fa festa e si balla a tutte le ore del giorno. Non a caso si vedono alle pareti molte foto di Moritz con ospiti famosi, attori italiani e americani, piloti e gente di spettacolo. Tra l’altro è appena nato lo Sport Club Moritzino, al quale molti personaggi, compresi piloti di moto appassionati di montagna si stanno già iscrivendo facendo la tessera FISI (se siete curiosi, www.sportclubmoritzino.it oppure anche su www.worldrallyraid.com).

In quota con Stéphane

Il giorno dopo, sabato, abbiamo incontrato Stéphane Peterhansel al Las Vegas Lodge (Piz Sorega, San Cassiano) per una breve intervista sulla sua preparazione alla Dakar (guardate il video). Molto disponibile e alla mano, non diresti mai che l’uomo 50enne davanti a te, in gran forma, ha un palmares di due titoli Mondiali di Enduro (1997 e 2001), 6 vittorie alla Dakar con la moto (1991, 1992, 1993, 1994, 1995, 1997, 1998, il più vittorioso di sempre) e 5 Dakar vinte con le auto (2004, 2005, 2007, 2012 e 2013). Ti parla con molta modestia, ride e scherza e si scusa per essere arrivato 5 minuti in ritardo. Molti campioni, anche infinitamente meno titolati, dovrebbero imparare dai più grandi… Rimaniamo a chiacchierare al Las Vegas Lodge fino alle 17, con gli impianti ormai chiusi da un po’. Quando ormai non c’è più luce, Stéphane mi chiede come penso di tornare a valle a San Cassiano: “Nessun problema –gli rispondo- sono qui in snowboard, scendo senza problemi finché si vede qualcosa. Tu invece dormi qui tranquillo, giusto?”. Macché, il programma della serata prevede di partire con la torcia frontale e gli sci verso le 18, quando non si vede più nulla, per scendere fino a San Cassiano, poi mettere le pelli di foca e rifarsi in salita quei 500 metri di dislivello per tornare a Piz Sorega. Altro che vacanza!

Gran finale: Coppa del Mondo di Gigante e Frecce Tricolori

Non potevamo salutare la compagnia della Dakar il sabato sera e perderci l’occasione di vedere dal vivo la più bella gara del circus mondiale di sci, il Gigante della Val Badia sulla mitica Gran Risa di La Villa, una pista che a tratti raggiunge il 60% di pendenza. Moltissimo pubblico e lo spettacolo delle Frecce Tricolori poco prima della partenza della seconda manche, uno spettacolo incredibile che già di suo toglie il fiato, ma in più con la cornice delle Dolomiti diventa davvero unico al mondo (sfogliate la gallery). Spettatore alla Red Bull Lounge davanti all’arrivo anche Stéphane Peterhansel che ama tantissimo sciare e vedere i migliori atleti in gara, tanto che il sabato mattina è andato con gli sci anche in Val Gardena per vedere qualche discesa della Libera sulla Saslong, altra gara incredibile dove c’è stato un brutto incidente di Matthias Mayer, ma per fortuna senza gravi conseguenze. È stato il primo incidente sugli sci in una competizione mondiale dove il pilota era protetto da airbag. Questo dispositivo della Dainese è stato sviluppato apposta per questa disciplina e si è correttamente aperto prima dell’impatto a terra, salvando Mayer da conseguenze ben più gravi.
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