Se si vuole andare a caccia di curve nei dintorni di Napoli, la cosa più semplice è arrampicarsi fino ai 1.000 metri del Vesuvio, dove finisce la strada carrozzabile e inizia il sentiero del Gran Cono, di fronte alla biglietteria del Parco Nazionale del Vesuvio (interi/ridotti 10/8 euro). Gli 8 km che da Ercolano ci portano a 860 metri dal cratere sono godibilissimi, con curve e tornanti che si annodano nei boschi, intervallati dalle splendide statue della collezione Creator Vesevo, voluta da Jean Noel Schifano nel 2005 e realizzata coinvolgendo 10 diversi scultori internazionali.
Una volta in cima si può proseguire solo a piedi all’interno del parco, meglio prenotare in anticipo i biglietti. L’ingresso comprende anche la visita guidata gratuita lungo la metà del cratere, alla quale si può accedere da un cancello posto in cima. Da lì si apre un panorama mozzafiato che abbraccia la vasta distesa urbana, le isole che spuntano in mezzo al mare e i Monti Picentini, propaggine degli Appennini.
Considerate che dal parcheggio al cratere ci vuole una mezz'oretta di cammino. Se vi piace andare a cavallo potete invece contattare Naples Trips & Tours, che offre passeggiate di 3-4 ore nel parco al costo di 50 euro.
Nella terra di Ulisse
Il nostro tour prosegue alla volta del Lazio e di quel triangolo di bellezza formato da Formia, Gaeta e Sperlonga. Delle tre la meno gettonata, da un punto di vista turistico, è senza dubbio Formia, che paga ancora oggi il prezzo del terribile bombardamento alleato del '44. Gran parte del patrimonio storico-artistico andò distrutto e fu solo parzialmente recuperato nel dopoguerra. Oggi i punti di interesse sono soprattutto i resti dei tre borghi di Mola, Castellone e Maranola, nati dalla disgregazione dell’antica Formiae dopo la caduta dell’Impero romano e unificati di nuovo con l’Unità d’Italia. Zona di villeggiatura patrizia, Formia vanta anche varie ville romane, tra cui quella attribuita a Cicerone (a lui è riferita anche una tomba monumentale).
Proseguiamo lungo la costa verso Gaeta, ma la oltrepassiamo senza fermarci, per arrivare direttamente a Sperlonga. Quando ero piccolo mio nonno aveva una casa a Terracina, quindi per me la Riviera d’Ulisse e i nomi del Circeo e di Sperlonga hanno il sapore delle vacanze estive e delle gite di un bambino che si gode un mondo di coccole e attenzioni, che ascolta i racconti dei miti omerici e che sogna l’emozione di scoprire i resti dei Neanderthal in una grotta ancora sconosciuta.
Sperlonga ha il fascino discreto dei luoghi passati direttamente dalla povertà assoluta alla scoperta dell’eldorado del turismo, il suo sviluppo iniziò infatti solo dopo l’apertura della via Flacca tra Terracina e Gaeta del 1958, che sancì l’uscita da un isolamento secolare. In questo mi ha sempre ricordato un po’ Matera, pur essendo diversissima. A ogni modo una delle cose più belle da fare qui è perdersi a camminare, visitando le famose quattro torri medievali costruite per difendersi dalle incursioni saracene e lo splendido centro storico punteggiato di minuscole chiesette caratteristiche.
Le spiagge sono una più bella dell’altra e se evitate l’alta stagione (maggio e giugno, o settembre, i periodi migliori) potete goderne a pieno. Trovate anche un po' di tempo da dedicare al bel Museo archeologico, dove potrete ammirare l’enorme Polifemo rinvenuto nella Grotta della Villa di Tiberio. Da Sperlonga cominciamo a tornare indietro, ma deviando verso Itri, per goderci la strada che si infila nell’entroterra regalando continui ritagli di costa tra gli uliveti.
La strada costiera, va detto, non è un granché, arrivare a Gaeta dall’alto è quindi più bello che raggiungerla dalla litoranea. Una delle prime cose che si vedono è l’enorme pianta irregolare del castello Angioino-Aragonese, che sorveglia il promontorio da un millennio abbondante. Arriviamo al limitare della ZTL e molliamo le moto, Gaeta è conosciuta anche come “la città delle cento chiese” e, in effetti, gli edifici religiosi sono ovunque, soprattutto se si contano i tanti oggi sconsacrati. È il luogo perfetto per fermarsi almeno un paio di giorni a gustarsi i vicoli sonnacchiosi, le deliziose casette addossate una sull’altra, i balconcini pieni di piante, i panni stesi ovunque, i negozietti, le bancarelle.
Non è raro vedere signore attempate che vendono ancora i loro prodotti coltivati, sedute sulle ceste della frutta. E non si può lasciare la cittadina portuale senza aver assaggiato la tiella gaetana, la tipica torta salata nata dalla secolare tradizione, che permetteva a contadini e pescatori di avere un pasto completo facile da conservare.