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17 September 2010

Istanbul: in viaggio verso il Medio Oriente con la Moto

Partendo dall’Italia, Istanbul si raggiunge con una traversata su strada di 2.500 km, oppure con il traghetto che parte da Ancona o Brindisi e arriva in Grecia, da dove si riparte con l’autostrada.

ISTANBUL: SULLA SCIA DEI RICORDI

ISTANBUL: SULLA SCIA DEI RICORDI La cosa normale, quando si va per la prima volta in un posto che è stato mitizzato per anni, è restare delusi. Nel caso di Istanbul, però, non è successo. Eppure è dalle scuole elementari che sentiamo parlare di questa città in toni esaltanti e la delusione poteva starci, tutto sommato. Ma quello che abbiamo vissuto sulla nostra pelle non ci era mai stato raccontato da nessuno, da quelle strane costruzioni di legno dalle parti di Santa Sofia (sembrano case scandinave) a quel senso di amicizia e cameratismo trasmesso dagli uomini che vanno a pescare in gruppo sul Bosforo. A cavallo del braccio di mare che separa Europa ed Asia, Istanbul gode di una delle posizioni più strategiche del pianeta, ma la prima cosa che ci ha colpito è stato il traffico stradale. La supplente di quarta elementare raccontò che la circolazione di Milano non era nulla, a confronto. “Non puoi circolare con la tua auto - raccontava – perché tutti vanno come pazzi, usano sterzo e clacson al posto dei freni, passano col rosso, si toccano continuamente e non c’è un’auto con la carrozzeria intonsa!”. L’insegnante, ovviamente, ci parlò anche delle moschee, dei misteri del Topkapi e dei tramonti sul Bosforo ma, nella nostra mente di ragazzini, quello che rimase più impresso fu quel traffico delirante. E, da allora, abbiamo sempre legato la città alla mobilità, anche in relazione alla strada per arrivarci. Alle scuole medie, leggemmo di tre ciclisti che erano andati da Torino a Istanbul, passando per quella che, allora, era la via più logica, ossia la Yugoslavia. Per quei ciclisti, ma anche per noi, il fascino di quella traversata di 2.500 km era rappresentato dallo spingersi ai confini estremi dell’Europa, quasi che al di là ci fosse un mondo ancora più vago e inquietante del mare oltre le Colonne d’Ercole. E quel fascino rimane sempre: è di pochi anni fa un’impresa analoga, firmata dal giornalista Paolo Rumiz, dall’insegnante Emilio Rigatti e dal fumettista Altan.

ARRIVARE A ISTANBUL

ARRIVARE A ISTANBUL Abbiamo assimilato l’idea che Istanbul non sia solo la meta estrema d’Europa, ma anche la base di partenza per le favolose traversate asiatiche, siano esse una bella vacanza in Turchia o un raid verso Iran, Pakistan, India... Eppure, tutti gli amici che andavano a Istanbul raccontavano del suo traffico pazzesco: “Non esiste che ve la giriate in moto! Piazzate la moto in campeggio, o in albergo, poi vi giri la città in taxi”. Nel frattempo, però, il fascino del viaggio per arrivarci è venuto meno: non è più il capolinea di una lunga traversata attraverso la Yugoslavia, un po’ a causa della guerra che l’ha smembrata, inibendo il turismo e un po’ perché, ormai, è diventato normale imbarcarsi ad Ancona o Brindisi, sbarcare in Grecia, a Igoumenitsa, e affrontare due giorni di trasferimento attraverso il Katara Pass, in attesa che l’autostrada per Salonicco venga completata. Non è più una meta così esotica, la si raggiunge facilmente e ha ormai l’aspetto di una città moderna, con i suoi pro e i suoi contro.

ISTANBUL: CAMBIAMENTI STORICI

ISTANBUL: CAMBIAMENTI STORICI Un amico è stato ad Istanbul nel 1985 con una Honda CX500 e vi è tornato nel 2005. “Non la riconosco più, è impressionante vedere che la gente veste come noi mentre, all’epoca, gli uomini indossavano i pantaloni alla turca, con lo sbuffo...”, raccontava (pensate che il primo ponte attraverso il Bosforo risale solamente al 1973). Certo, la globalizzazione tende ad appiattire usi e costumi, ma la città continua ad avere una personalità straordinaria. Intanto, il traffico non si è rivelato così devastante come ci aspettavamo, e il motivo, temiamo, sia che quello italiano si è allineato a quello turco. Chi è abituato a guidare la moto nelle metropoli italiane non troverà grosse differenze!

STRADE DIFFICILI E ABITUDINI INSOLITE

STRADE DIFFICILI E ABITUDINI INSOLITE Crea, invece, preoccupazione la superstrada tra Alexandroupolis, in Grecia, e Istanbul, soprattutto se percorsa di notte, piena com’è di ghiaia, buche, cambi di corsia non segnalati, tratti sterrati e nessuna illuminazione. Anche l’autostrada per Edirne riserva qualche sorpresa: al casello il biglietto esce una volta sì e una no e la Polizia non dice niente se rientrate contromano per provare un altro casello, mentre vi ferma per controllare che i bagagli, sulla moto, siano fissati bene.

ISATANBUL: QUARTIERI DELLA CITTÀ VECCHIA

ISATANBUL: QUARTIERI DELLA CITTÀ VECCHIA Comunque, è vero che, una volta arrivati, si posteggia la moto, perché le principali attrattive della città (il palazzo del Topkapi, le moschee di Santa Sofia, piccola Santa Sofia, della Luce di Osman, di Solimano il Magnifico, di Sokollu Mehmet Pascià, dei Piccioni e quella Blu, l’Ippodromo, il museo delle arti turche e islamiche dentro il palazzo di Ibrahim Pascià, la cisterna di Yerebatan Saray, il museo archeologico, il Gran Bazar e il ponte di Galata) sono concentrate nei due quartieri della città vecchia: Eski Istanbul e Eminonu, entrambi a sud del Corno d’Oro e girabili comodamente a piedi. In realtà, moschee e palazzi interessanti si trovano anche a nord del Corno d’Oro e sulla sponda asiatica.

LA GENTE DEL BOSFORO

LA GENTE DEL BOSFORO Sarebbe un errore limitarsi solo alla visita dei monumenti. La città è immensa, va vissuta e offre ovunque scorci interessanti, soprattutto lungo il Bosforo, con palazzi aristocratici, ville rivestite di legno, ristoranti e club esclusivi. Il modo migliore per avere un’idea delle sue dimensioni è partecipare a una delle gite in battello che vengono organizzate ogni giorno, perché quando ci si trova al centro del Bosforo si rimane impressionati dagli agglomerati di case, alcuni malfamati, altri di gran lusso. La scena culturale è vivace e la gente è piacevole; ce ne si rende conto, ad esempio, girando per i negozi di souvenir, che possono somigliare a quelli dei bazar marocchini e tunisini, ma qui non ci si scontra mai con l’insistenza che si trova laggiù: in generale c’è più rispetto per il turista.

MERCATI E MUSICA DI ISTAMBUL

MERCATI E MUSICA DI ISTAMBUL Bisogna dire che anche nei quartieri più turistici si trovano cose interessanti, come le lampade di vetro colorato e i cappelli di feltro. A livello musicale, stridente è il contrasto tra le sonorità che imperversano nei locali pubblici in Grecia (spesso si tratta di sdolcinate canzoni d’amore) e in quelli di Istanbul, molto più ricercate e mai pacchiane, neanche quando certi spettacoli tipici della cultura e religione turche, come la danza dei Dervisci, vengono turisticizzati. Del resto, qui c’è una ricerca e una sperimentazione, soprattutto nel mischiare stili tradizionali ed elettronici, che ne fa una delle città più avanzate in Europa: il gruppo inglese dei Massive Attack passò qui molto tempo a studiare le band locali in occasione della preparazione dell’album Mezzanine.

BLOC NOTES

BLOC NOTES

 

DORMIRE

 

Gli attentati degli ultimi anni hanno reso possibile trovare ospitalità in pieno centro anche senza prenotare. Ma, come è intuibile, la situazione è in continuo movimento. Appena arrivati nella metropoli vi consigliamo di non lanciarvi subito in uno dei tanti hotel che trovate in prossimità delle moschee ma vi consigliamo di spingervi nel quartiere di Sultanahmet, dove è possibile trovare piccoli alberghi dal caratteristico rivestimento in legno, molto accoglienti.

 

MANGIARE

 

La città è piena di bistrot dove è possibile gustare il Kebab (accompagnato da riso oppure avvolto nel loro pane che assomiglia alla nostra piadina o alla pita greca). Noi vi consigliamo di sostare al caffé-ristorante che si trova nella piazza che divide la Moschea Blu da Aya Sofia, dove ogni sera, in estate, c’è uno spettacolo di “dervisci rotanti”.

 

DA VEDERE

Le moschee senza dubbio catalizzano l’attenzione dei visitatori, soprattutto se non hanno molto tempo per esplorare la città. Questo a danno di alcuni monumenti che meriterebbero più considerazione, come lo Yerebatan Saray, detta la “cisterna-basilica”, un enorme palazzo sommerso voluto da Giustiniano.

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